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A Milano in scena Venice Time Case: dalla Laguna con amore (e tanta bella pittura)

Carolina Pozzi, Dollhouse, olio e collage su tavola
Sophie Westerlind, Angela, olio su lino
Sophie Westerlind, Angela, olio su lino
“Venice Time Case” è il titolo della mostra collettiva recentemente inaugurata (dal 28 ottobre al 26 novembre) alla Galleria Tommaso Calabro situata in Piazza San Sepolcro a Milano. A essere esposte, nelle sale ampie e accoglienti di Palazzo Marietti sono cinquanta opere pittoriche, tutte della stessa dimensione, di artisti emergenti (tra i 22 e i 36 anni) formatisi nel fervore artistico della Laguna veneziana.

Il curatore Luca Massimo Barbero ha ideato un progetto che non si esaurisce nell’esposizione in sé. Infatti, non appena si fa ingresso nella galleria, il primo oggetto che si incontra non è un’opera d’arte, ma il simbolo di tutto il progetto: cinque valigie Fly Case prodotte da Apice per l’occasione. All’interno di questi “contenitori” devono poter essere custodite in maniera perfetta tute le cinquanta opere che, come una collezione privata e preziosa, saranno concretamente “spedite” in giro per l’Europa per essere “scoperte” ed esposte.

Bruno Fantelli, In festa comincia guerra, olio su tavola
Bruno Fantelli, In festa comincia guerra, olio su tavola

È proprio per rispondere alla necessità di essere trasportati, tutti insieme, in uno stesso contenitore che gli artisti, invitati a partecipare al progetto hanno dovuto confrontarsi con un formato e un materiale che per molti di loro era insolito, sfidando le loro abitudini in virtù dell’idea che sottostà all’esposizione. L’omologazione del supporto è legato a una certa “democratizzazione” del formato portata avanti dalla piattaforma social più utilizzata da artisti e da affamati di immagini qual è Instagram. Qui si riafferma l’allusione al contenitore, anzi, è proprio da lì che parte. Il minimo comune denominatore dell’operato dei cinquanta artisti sia “semplicemente” il territorio in cui si sono formati e lavorano.

Oscar Contreras Rojas, Abdullah de Mar y tierra, olio su tavola
Oscar Contreras Rojas, Abdullah de Mar y tierra, olio su tavola

Ancor prima di qualsiasi esposizione fisica gli artisti si sono “esposti”, presentando sé stessi e le proprie opere in questa efficace vetrina virtuale. A causa del loro carattere di oggetti “migranti” che testimoniano dell’energia nuova di questi giovani artisti, le opere non sono in vendita. Scevro da scopi commerciali, Tommaso Calabro, così come i successivi galleristi che esporranno il progetto, ha accettato a scatola chiusa (o meglio a “valigia chiusa”) l’intera esposizione, fidandosi dell’intuizione del curatore.

Andrea Grotto, Vestizione, olio su tavola
Andrea Grotto, Vestizione, olio su tavola

Gli artisti non sono stati scelti. Né loro, né le loro opere, né il tema. Il motivo è semplice: discostandosi dai contenuti solitamente trattati, Luca Massimo Barbero decide, a partire da una domanda postagli alla Quadriennale di Roma, di dare attenzione a una parte dell’arte contemporanea italiana spesso ignorata, ma visibilmente connessa a un ritorno della pittura degli anni Quaranta. L’esposizione fa quindi le veci di un “luogo” itinerante ed errante, il cui fine è portare ad una visibilità internazionale esperienze partorite in luoghi lontani dai riflettori, ma già cosmopoliti per natura. Fondamentale del progetto, oltre allo spostamento “migratorio” della mostra, è la provenienza estera di molti artisti.

Riccardo Vicentini, Chi ascolta l'ombra d'estate, olio su tavola
Riccardo Vicentini, Chi ascolta l’ombra d’estate, olio su tavola

Venezia, insieme a Mestre e Marghera, situate nel limbo tra terraferma e laguna, sono i punti di partenza di un viaggio che ha come tappa finale l’acquisizione delle opere da parte di musei d’arte contemporanea. Il curatore ha, in tutto questo, un ruolo da regista all’interno di una partecipata messa in opera del progetto. Apice ha ideato un sistema di trasporto agile e sicuro e, in occasione della mostra, ha allestito le opere insieme agli artisti stessi. Mentre il graphic designer Leonardo Sonnoli, esperto di identità visiva per le istituzioni culturali, ha ideato il logo e il catalogo pubblicato da Marsilio Editori.

Edison Pashkaj, Frame, olio su tavola
Edison Pashkaj, Frame, olio su tavola

Gli artisti esposti sono:

Beatrice Alici, Runo B., Luisa Badino, Giulia Maria Belli, Mattia Bertolo, Nicola Bertolo, Giovanna Bonenti, Federico Borroni, Francesco Casati, Nina Ceranic, Giorgia Agnese Cereda, Francesco Cima, Damiano Colombi, Jonathan Colombo, Oscar Contreras Rojas, Celeste Dalla Libera, Veronica de Giovanelli, Fabio De Meo, Elena Della Corna, Chiara Enzo, Nicola Facchini, Bruno Fantelli, Silvia Faresin, Lorenzo Fasi, Massimiliano Gottardi, Andrea Grotto, Manuela Kokanovic, Giulio Malinverni, Luca Marignoni, Margherita Mezzetti, Marta Naturale, Edison Pashkaj, Federico Polloni, Cristina Porro, Carolina Pozzi, Barbara Prenka, Paolo Pretolani, Filippo Rizzonelli, Pierluigi Scandiuzzi, Mattia Sinigaglia, Massimo Stenta, Danilo Stojanovic, Maddalena Tesser, SulltaneTusha, Riccardo Vicentini, Leonardo Wei, Sophie Westerlind, Francesco Zanatta, Maria Giovanna Zanella e Federica Zanlucchi.

Mattia Bertolo, Mano Salutares, monotipo, collage su tavola
Mattia Bertolo, Mano Salutares, monotipo, collage su tavola
Massimiliano Gottardi, Senza titolo, acrilico e carta su tavola
Massimiliano Gottardi, Senza titolo, acrilico e carta su tavola
Carolina Pozzi, Dollhouse, olio e collage su tavola
Marta Naturale, Fence, Tempera all'uovo e olio su tavola (16,5 x 16, 3)
Marta Naturale, Fence, Tempera all’uovo e olio su tavola (16,5 x 16, 3)

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