Il 2 aprile 1980 Andy Warhol incontrò Papa Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro. Giovanni Paolo era all’inizio del suo pontificato. L’opinione pubblica lo vedeva come un cittadino del mondo: giovane, forte e dalla mentalità indipendente. Con il viaggio a Roma Warhol sperava di coronare la sua serie di ritratti di celebrità con un’immagine del pontefice polacco.
Così Warhol e il suo socio Fred Hughes arrivarono a Roma pensando di avere un’udienza privata col Papa, per scoprire poi che i loro biglietti erano (ovviamente) validi solo per assistere al settimanale incontro del pontefice con i fedeli. Come Warhol abbia potuto pensare di ottenere una visita privata col Papa pagando un biglietto rimane un mistero. Almeno i posti prenotati erano per la prima fila. Nel suo diario, l’artista racconta l’incontro: “Il papa è uscito, era su una macchina d’oro, ha fatto il giro, e poi alla fine si è alzato e ha tenuto un discorso contro il divorzio in sette lingue diverse…Ci sono volute tre ore“.
Terminato il discorso, Giovanni Paolo II scese sulla folla radunata fuori dalla basilica, seguito dai fotografi, e si mosse lungo la prima fila. Lì dove lo aspettava Warhol. Nelle fotografie, i due uomini sono uno di fronte all’altro. Giovanni Paolo II è vestito tutto di bianco, come da protocollo. Anche Warhol indossa una camicia bianca, una cravatta a righe e un piumino verde oliva. Tiene in mano una macchina fotografica. La sua pelle ha più colore del solito; sotto la sua parrucca, ci sono i capelli grigi che scendono sulle montature trasparenti dei suoi occhiali. Warhol allunga la mano destra e il Papa la prende con la sinistra. Un pellegrino che è arrivato alla meta.
Purtroppo, con le foto realizzate quel giorno, Warhol non riuscì mai a realizzare un ritratto in serigrafia di Giovanni Paolo II. Una buona fotografia del Papa però riuscì. È classicamente composta: verticale, in bianco e nero, con il colonnato di San Pietro come sfondo e il Papa che sporge il braccio destro e la mano tesa verso lo spettatore, un gesto simile a quello di alcuni dei santi in cima ai colonnati.
Questo episodio genera una domanda spontanea: come mai Warhol – omosessuale, nonché fiero rappresentante della società consumista, dallo stile di vita non esattamente in linea con la morigeratezza cristiana – era così interessato a incontrare il Papa? O, più in generale, quali sono le ragioni del rapporto, lungo e complesso, dell’artista con il cristianesimo? Difatti nelle sue opere la presenza di immagini religiose non è affatto rara. Le opzioni sono tre:
- Il suo approccio all’icona religiosa era distaccato. L’intenzione era prendere immagini già famose e riprodurre ulteriormente, moltiplicandole meccanicamente come nel suo stile.
- I suoi riferimenti alla tradizione religiosa sono una provocazione, soprattutto se inserite in un contesto artistico irriverente quale è stato il suo.
- Il suo lavoro religioso riflette una sincera devozione interiore. La creazione di icone era quindi indirizzata a una reale volontà di sottolinearne il carattere divino.
Molti eventi della sua vita lasciano intendere che proprio questa terza soluzione sia quella corretta.
Nato a Pittsburgh nel 1928 e battezzato Andrew Warhola, l’artista è cresciuto in una comunità particolarmente credente. Da ragazzo, trascorreva la domenica mattina guardando Cristo, la Vergine Maria e i santi nella chiesa cattolica di San Giovanni Crisostomo. La congregazione seguiva il rito bizantino: il sacerdote celebrava nascosto dietro un muro di icone. Da qui forse l’interesse marcato dell’artista per le immagini religiose e il loro potere. Un immaginario importante anche in casa. Sua madre, Julia, disegnava angeli a penna e inchiostro; una riproduzione de L’Ultima Cena di Leonardo da Vinci era appesa nella sala. Un acquerello dipinto da Warhol quando era studente al Carnegie Institute of Technology mostra un crocifisso sulla mensola del camino del soggiorno di casa. Lo stesso crocifisso che era stato posto sopra la bara di suo padre, Andrej.
Anche a New York Warhol continuò ad andare in chiesa, anche se a intermittenza, da solo o con sua madre, che si trasferì da lui nel 1952. Qui disegnò anche delle cartoline di Natale per Tiffany. Quando Papa Paolo VI visitò New York nel 1965, Warhol lo descrisse come un esempio dello stile audace della Pop art a causa delle sue dichiarazioni coincise ed ecumeniche. Quando nel 1968 ricevette un colpo di pistola nella sua Factory, la sua fede si rinforzò e riprese a frequentare la chiesa ogni domenica.
Alla luce di tale interesse religioso, assume tutt’altra connotazione uno dei soprannomi che la critica e il pubblico affibbiarono a Warhol, ovvero quello di Papa del Pop. Così come va posta l’attenzione su alcune sue opere. Tra cui il ritratto di Jackie Kennedy con il velo e con le caratteristiche di una pietà. Come anche le tele con i teschi come soggetto e grandi croci semi-astratte. In altri casi invece il riferimento biblico è stato ancora più esplicito, come quando ha ingaggiato alcune neomamme e le ha ritratte mentre allattavano i loro bambini; lavoro da cui ha ricavato una serie di disegni chiamati Modern Madonna. L’immaginario cristiano è restituito in maniera diretta e senza intenti ironici o parodistici. Al contrario di quando, nel 1984, in occasione di una mostra a Milano, Warhol realizzò un serie di 100 opere ispirate all’Ultima cena di Leonardo, di cui diede interpretazioni fantasiose e a volte al limite del cattivo gusto. Un po’ come nell’occasione in cui vestì delle bambole da preti e da suore per poi fotografarle.
Tornando ancora più indietro, nel 1967, Warhol accettò inoltee una commissione della famiglia de Menil, a nome della Chiesa cattolica, e creò una serie di film dal titolo Sunrise/Sunset per il padiglione vaticano all’Esposizione Universale di Sant ‘Antonio. Il padiglione non fu mai stato costruito, ma alcuni frammenti dell’opera sono rimaste. Ad ogni modo la commissione lascia intendere un riconoscimento da parte del mondo cattolico dell’apporto che l’arte di Warhol poteva dare ad esso. Segno che tra i riflessi patinati e i colori sgargianti delle immagini pop c’era spazio anche per uno slancio di trascendenza.