La mostra Georgia O’Keeffe è curata da Theodora Vischer, Chief Curator, ed è in mostra alla Fondation Beyeler dal 23 gennaio al 22 maggio 2022.
La mostra su Georgia O’Keeffe – semplicemente intitolata con nome e cognome dell’artista americana – organizzata dalla Fondation Beyeler, Riehen, Basilea, Svizzera, arriva proprio al momento giusto. Innanzitutto perché inaugura il programma nell’anno del 25° anniversario della Fondazione. Dunque un evento espositivo di grande rilievo, se non altro guardando alle mostre di livello internazionale che da un quarto di secolo il museo organizza, una dopo l’altra. In secondo luogo perché è ormai innegabile l’impronta che O’Keeffe ha avuto sulla storia dell’arte a noi contemporanea. Di conseguenza i tempi sono maturi affinché anche la storiografia artistica europea infittisca le riflessioni a suo carico. Per restituire il polso dell’importanza della pittrice nel sistema artistico, basti ricordare che detiene il più altro risultato in asta tra le artiste donne. Con Jimson Weed / White Flower No. 1, battuto a $44 milioni, presente in mostra. Anche Diego y yo di Frida Khalo, battuto l’anno scorso da Sotheby’s, rimane ben distante da impensierire il record. Un dato non certo esaustivo, ma quantomeno utile a contestualizzare il calibro dell’artista in questione.
Inevitabile dunque, dopo quanto detto, che la Beyeler abbia scelto di impostare la mostra come una retrospettiva. 85 opere che consentono di affondare nella sfaccettata produzione di O’Keeffe. Un nucleo così raro – per qualità e numero di opere – raramente si è visto nel Vecchio Continente. Dall’attività di insegnante (1916-1918) a Charlottesville, in Virginia, al trasferimento a New York (1918), dai continui e ripetuti viaggi alla passione per il New Mexico, tappa che divenne fissa dal 1929 in poi.
La mostra prova così a evidenziare la maniera distintiva di O’Keeffe di contemplare l’ambiente che la circondava, traducendo le sue percezioni in immagini della realtà del tutto inedite. A volte quasi astratte, a volte vicine al loro modello naturale. Proprio questo linguaggio espressivo unico, in bilico tra astrazione e figurazione, rendono le opere di O’Keeffe del tutto moderne. O’Keeffe che di conseguenza si posiziona tra le più significative pittrici paesaggiste e naturalistiche del XX secolo.
Raramente ci si prende il tempo per vedere davvero un fiore. Così l’ho dipinto abbastanza grande in modo che gli altri potessero vedere quello che avrei visto io.
L’esposizione inizia con uno sguardo ai primi lavori di O’Keeffe, prodotti durante il suo periodo come insegnante d’arte in Virginia e in Texas. Disegni a carboncino come Early Abstraction (1915) e No. 14 Special (1916) sono esposti insieme a una selezione di acquerelli di piccolo formato, saturi e vivaci. Paesaggio rosso (1916/17), con il suo cielo notturno illuminato da una spettacolare esplosione che tinge di rosso cremisi l’arido paesaggio collinare, è uno dei rari dipinti ad olio prodotti in questi anni.
Opere successive come Blue and Green Music (1919/1921) e Series I – From the Plains (1919) testimoniano il percorso dell’artista verso l’astrazione. Maturazione all’interno della quale piante, in particolare i fiori, continuano a rimanere i motivi chiave di O’Keeffe’s. Tra i suoi dipinti floreali più celebri ci sono, come già anticipato, Jimson Weed / White Flower No. 1 (1932) e Oriental Poppies (1927).
Le opere del suo primo soggiorno in New Mexico, tra cui Ranchos Church n. 1 (1929) e Grey Cross with Blue (1929) sono ispirate agli elementi tipici della regione, come la sua architettura in adobe o le croci dei penitenti erette da una confraternita religiosa laica. Questo è anche il periodo in cui dipinge Mule’s Skull with Pink Poinsettias, 1936, uno dei suoi famosi dipinti con i teschi di animali ritrovati nel deserto.
Quasi un presagio scuro, che introduce agli anni difficili della guerra, in cui O’Keeffe visse stabilmente nel New Mexico. Qui il suo punto di vista cambia, la tavolozza si fa insolitamente scura e i paesaggi grigi. Ne sono un esempio le due serie Black Place I–IV (1944) e Black Place I–III (1945). Come anche la natura morta It Was a Man and a Pot (1942).
Nell’ultima sala della mostra, le opere di O’Keeffe si confronta con Black Mobile with Hole, 1954, di Alexander Calder (1898–1976), il cui lavoro è particolarmente legato all’identità della Fondation Beyeler.