Frittelli arte contemporanea dedica a Dadamaino (Eduarda Emilia Maino, Milano 1930-2004) una mostra monografica a cura di Flaminio Gualdoni con la collaborazione con Paolo Campiglio, realizzata grazie al contributo dell’Archivio Dadamaino, che ripercorre la ricerca sul segno intrapresa dall’artista alla metà degli anni ’70. A Firenze dal 9 aprile al 4 maggio 2022.
Il movimento delle cose consiste nella rappresentazione, metaforica naturalmente, di un destino o di un insieme di destini, biologici ed esistenziali. Sono i ritmi delle persone che si incontrano, si amano, pulsano e si muovono, cambiano.
Dadamaino, 1990
La mostra documenta la complessa congiuntura che, iniziatasi con le serie Inconscio Razionale e Costellazioni, si sviluppa pienamente con Passo dopo Passo e soprattutto Il movimento delle cose, come titolano le due vaste opere presentate alla Biennale di Venezia del 1990.
Qui Dadamaino riempie letteralmente le ampie superfici di segni, che paiono galleggiare sulla superficie translucida del materiale impiegato, e che seguono andamenti irregolari, non progettati secondo un metodo preventivo, ma come trascrivendo in diretta il flusso di coscienza che anima l’artista.
Ma l’artista avverte: “…è un cosmo, non un caos”. Dadamaino costringe lo spettatore alla rimessa in questione delle proprie precognizioni, aprendo cicli che seguono solo i tempi e i modi del proprio rimuginare inflessibile, del proprio insoddisfacibile ricercare.
Come ha scritto Flaminio Gualdoni: “Il segno vi è monema indefinito in sé, che da un punto qualsiasi dello spazio equivalente prende a moltiplicarsi come per proliferazione cellulare, a inseminare la superficie seguendo corsi divergenti, addensati rarefatti, intensivi levitanti, attratti dispersi…non costrutto, equilibrio, bensì tensione circolante e ricca, energia che, dall’avvertimento fisiologico ed affettivo del corpo che traccia, prende a effondersi e pulsare in questo spazio di oggettività intuita più che definita”.