Al Teatro Duse di Genova, fino al 14 maggio, è di scena Pour un oui ou pour un non, titolo ambiguo che non si può semplicemente tradurre con Per un sì o per un no – è solo apparente la specularità tra italiano e francese – poiché in realtà significa molto di più. “Per un sì o per un no” è quel nulla che può cambiare tutto, quel piccolo dettaglio che provoca lacerazioni profonde, ferite insanabili
Pour un oui ou pour un non di Nathalie Serraute è la storia di un’amicizia profonda, durata una vita. Un’amicizia tanto prolungata da far nascere fraintendimenti feroci. Tra due uomini oramai divenuti vecchi si incrociano rivalse, narcisismi, incomprensioni. Questi due uomini impegnati sul palco sono due mostri del teatro italiano, Umberto Orsini e Franco Branciaroli.
La scena, per la regia di Pierluigi Pizzi -che torna alla prosa dopo tante regie d’opera lirica-, presenta un salone-studio con un divano rosso al centro. Dietro un tavolo con una grande lampada bianca di design. Di design anche le poltrone. Mentre sul fondo, attaccate alle pareti, tre alte librerie bianche piene di libri altrettanto bianchi. Solo su un lato c’è una finestra che inizialmente rimane chiusa e che viene aperta solo nella parte finale della pièce.
Gli attori vestono ambedue di nero e sembrano due scacchi che si combattono per non lasciare la vittoria a nessuno. Il personaggio interpretato da Branciaroli chiede a quello interpretato da Orsini il perché non lo abbia più cercato da tempo. L’amico si giustifica tirando in ballo un pretesto forse poco verosimile. Fatto sta che nel corso degli anni una querelle di poco conto si è ingigantita tanto da arrivare a creare una spaccatura tra i due. Ma ora sono lì, uno davanti all’altro, forse per chiarire e magari riconciliarsi.
“Per un si o per un no” che può cambiare tutto. Una breve pièce di poco più di un’ora che indubbiamente diverte grazie alla recitazione di due formidabili attori, Orisini più di maniera mentre Branciaroli gioca nel variare toni e suoni della voce. Duellano con le parole, si muovono con eleganza, vivono il palco con la naturalezza che deriva solo dalla padronanza di un mestiere praticata da più di cinquant’anni. Bravi, bravissimi.
E se certo non si può parlare di un capolavoro del testo della Sarraute, in mano a loro riesce anche a diventarlo. Quel gioco al massacro che verrà portato fino alle estreme conseguenze diventa così divertissement per attori navigati. Va bene anche così perchè non è affatto scontato vedere ottime prove attoriali come questa di due “giovanotti” che, malgrado i loro 88 anni uno e 75 anni l’altro, incantano il pubblico come solo loro sanno fare.
Lo spettacolo, produzione Compagnia Orsini e Teatro degli Incamminati in collaborazione con Centro Teatrale Bresciano è fino al 14 maggio a Genova al Teatro Duse.