Fino alla fine di maggio, in scena alla Galleria Valeria Bella di Milano Commedia umana, la mostra personale di Fausto Giaccone (San Vincenzo, 1943)
Come lo definisce il gallerista Michele Bella: “Fausto Giaccone è un fotografo umanista. L’uomo, in tutte le sue sfaccettature, sta al centro del suo mondo. L’universo di Fausto è trasversale, ed è popolato da uomini, donne e bambini di tutte le tipologie umane, che catturano il suo interesse senza alcuna distinzione. Da anni seguiamo Fausto, e insieme a lui collaboriamo per riscoprire il suo archivio, dal quale emerge materiale di grandissimo interesse. Il suo lavoro merita di essere studiato, apprezzato e collocato tra quello dei grandi fotografi italiani della seconda metà del Novecento”.
Giaccone comincia a fotografare nel fatidico 1968, l’anno delle grandi proteste sociali. Suoi primi riferimenti ispirativi sono Eugene Smith e i fotografi dell’agenzia Magnum, ma anche i “fotografi del Mondo”, e specialmente Enzo Sellerio, Franco Pinna e Caio Garrubba. La fotografia diventa una scelta di vita e una professione. È con questa nuova consapevolezza che segue prima il terremoto nel Belice, poi gli episodi chiave delle lotte del movimento studentesco romano. In Egitto e Giordania trascorre due mesi ed è lì dove porta a termine, insieme al giornalista dell’“Astrolabio” Italo Toni, il primo servizio mai realizzato sui fedayn palestinesi (pubblicato da “Paris Match” e da altre testate estere).
La sua storia di fotografo umanista è lunga e ricca di reportage e commissionati per le riviste italiane ed europee. La vasta selezione esposta nella galleria milanese sottolinea i punti salienti della sua narrazione fotografica. Da Piazza Maggiore a Palermo alla Festa di Sant’Alfio a Linguaglossa, da Budapest del 1970 al festival di Wight. Scorrono lavoratori, contadini, operai, studenti, giovani, anziani, professionisti. Che in testa abbiano la bombetta degli operatori dello Stock Exchange di Londra, oppure coppole siciliane, a Fausto non importa. L’importante è fotografare questa umanità, non per farne uno studio sociologico o documentarista, ma per farne emergere le caratteristiche più basiche, e fare un grande ritratto corale di questa commedia umana.
“Sono 35 fotografie in tre formati diversi, 18×24 cm., 24×30 cm. e 30×40 cm. Alcune sono vintage e altre sono moderne. Il bianco e nero moderno è tutto analogico. Conosco da anni Michele Bella, quando anche lui era fotografo e rimase colpito dal mio lavoro del libro sul mondo di Gabriele García Márquez. E la prima collaborazione con lui inizia da questo lavoro nel 2014 e da lì in poi abbiamo continuato a frequentarci” spiega l’autore. Attraverso i viaggi, tre luoghi sono ormai per Giaccone luoghi dell’anima. Il Portogallo, esplorato nel corso degli anni in tutte le sue declinazioni. Berlino, scoperta mentre cade il muro e da allora seguita nel suo continuo cambiamento e la Colombia, visitata la prima volta alla fine degli anni Ottanta, e infine messa a fuoco e ri-conosciuta filtrandola attraverso l’opera letteraria di Gabriel García Márquez. Fino ad arrivare al libro sul mondo dello scrittore, Macondo, pubblicato dalla casa editrice Postcart di Roma nel 2013.
“Ho sempre lavorato sulle persone e il paesaggio era su uno sfondo più o meno sfuocato. Con il passare degli anni il mio interesse si è soffermato anche sul paesaggio ma ora in galleria è la situazione umana che vuole emergere”. E infatti il libro Volti di Cavallino Treporti è frutto di una committenza del comune della laguna veneta, che gli ha offerto l’occasione di sperimentare anche nel campo della fotografia di paesaggio, suo nuovo campo d’interesse.
Ha realizzato anche diversi reportage di ispirazione letteraria (la Liegi di George Simenon, la Polinesia di Paul Gauguin, la Lowell di Jack Kerouac) o a carattere antropologico-culturale (le colonie dei Mennoniti in Paraguay, le Missioni gesuitiche in America Latina, le culture del Rio delle Amazzoni da Belém a Iquitos).
In questi ultimi anni Fausto Giaccone ha iniziato a dedicarsi al voluminoso archivio di cinquant’anni di lavoro e a riconsiderare il proprio percorso, esaminandolo anche alla luce di un rinnovato interesse per lo studio della storia della fotografia. E, di recente, una parte delle stampe del suo archivio è stata acquisita dalla Beinecke Library dell’Università di Yale.
E ancora, a proposito della mostra in corso è importante sottolineare un altro aspetto della fotografia di Giaccone. A volte sono i gesti più semplici a ispirare uno scatto, e l’occhio di Giaccone è pronto a catturare questi momenti, visti spesso con quel pizzico di ironia che sdrammatizza tutto, e che caratterizza molte delle sue fotografie.
Il punto di vista di Giaccone è generalmente ottimista e positivo, il suo sguardo sul genere umano mostra sempre i lati migliori, anche se in profondità si possono intuire difficoltà e aspetti cupi.
FAUSTO GIACCONE Commedia umana
Fino al 29 maggio
Galleria Valeria Bella
Via Santa Cecilia 2, ingresso da via San Damiano
20122 Milano