Il 12 marzo scorso ha inaugurato presso il Museo Marino Marini di Firenze, la mostra “Pas de deux. Marino Marini Igor Stravinskij” a cura di Luca Scarlini, narrazione di un’amicizia e intesa intellettuale fra due personalità di spicco del Novecento e lodevole presentazione di una profonda compenetrazione tra le arti. L’esposizione sarà visitabile fino al 27 giugno 2022.
Allestita al primo piano del museo, il progetto, comprensivo di 50 opere, molte delle quali inedite al pubblico, ha come simbolico centro di irradiazione il ritratto scultoreo in bronzo realizzato da Marino Marini (1901, Pistoia – 1980, Viareggio) per raffigurare il compositore Igor Stravinskij (1882, Lomonosov – 1971, New York) nel 1950, che il protagonista stesso giudicò “straordinariamente bello”. L’inizio del percorso di incontri, collaborazioni, comuni ispirazioni fra i due artisti è sancito dalla conoscenza in occasione di un evento presso la galleria Curt Valentine a New York nel 1948. Da tale momento si tesse il filo di un legame, molto produttivo e declinato in svariate forme, che attraversa gli anni e va anche oltre la scomparsa del maestro russo, avvenuta nel 1971.
Punto di forza ed elemento di aggregazione della mostra, il particolare allestimento ideato e messo in campo dal curatore Luca Scarlini. Esso risulta invero, positivamente, quasi invisibile, perfettamente accolto negli spazi museali come se fosse un suo stesso abituale assetto espositivo. Nelle parole di Scarlini infatti “La volontà era quella di creare un allestimento che fosse leggero e di lasciare che l’architettura del Museo Marino Marini potesse esprimersi. Considero l’allestimento un mezzo molto poetico, mi interessava che il museo risultasse come un teatro e il colore azzurro è stato uno strumento effettivamente teatrale.” Una particolare nuance di blu si impone come trait d’union per tutto lo spazio dedicato a “Pas de deux”: sono azzurri i fondi delle vetrine che raccolgono sia le litografie e le incisioni ad opera di Marino Marini, così come la diversa documentazione a testimonianza degli scambi fra i due artisti; lo sono anche le didascalie delle opere, la cui tematica si lega strettamente all’ambito teatrale; azzurro è poi la sorta di “tappeto” che corre al centro della stanza e unifica le sculture presenti ed è anche una gamma cromatica molto cara a Marini nella propria produzione.
I tratti ricorrenti sono una caratteristica fondamentale in questa esposizione, che vede il reiterarsi di alcuni motivi a segnare la strada di scoperta da parte dei visitatori in merito alle carriere individuali di Marini e Stravinskij, tanto quanto gli intrecci fra i due oppure tra loro e altre discipline. Il teatro e le arti performative, in una prospettiva più ampia, come già si è potuto notare, uniscono le vite dei due maestri, culminando nell’accoglienza di Marino Marini del forte desiderio dell’amico di vederlo coinvolto nella realizzazione della scenografia e costumi di Le Sacre du printemps. L’8 dicembre 1972 l’opera, con il magnifico ed anche unico esempio nella sua vita professionale, apporto dell’artista pistoiese, viene rappresentata alla Scala di Milano, sotto la direzione di Bruno Maderna, le coreografie di John Taras e con la splendida presenza come protagonista dell’étoile Natalia Makarova. Nella mostra attualmente in corso al museo fiorentino, non sono stati potuti esporre i fondali dipinti da Marini, andati purtroppo dispersi, sorte destinata a molti altri straordinari pezzi di ulteriori rappresentazioni di quegli anni, tantomeno i costumi, in questo caso per ragioni conservative; gli accorgimenti ideati per consentire una narrazione completa ed esaustiva sono però veramente riusciti e intelligenti. Nella sala spicca difatti sulla parete di fondo una riproduzione su tela, tratta da un video della Sagra di Primavera, che comprende un momento della rappresentazione e dimostra l’operato di Marino Marini.
Inoltre, un video documentale, disposto ai piedi della scalinata che conduce al primo piano, ripercorre nel dettaglio, quasi a voler dare un saggio riassuntivo dell’intero progetto di mostra, le tappe dell’amicizia fra l’artista e il compositore, rendendo visibile in maniera approfondita ciò che, per svariate ragioni, non è potuto essere esposto concretamente.
Veri e propri capolavori, sono le acqueforti della serie Marino to Stravinskij e le litografie Personnages du sacre du printemps, in prestito dalla Fondazione Marino Marini di Pistoia e eseguite fra il 1972 e 74. Queste opere sembrano un compendio delle influenze e della tecnica peculiare di Marini: la sua era una plasticità che affondava le radici nel mondo antico, che guardava indietro fino agli Etruschi, e che si sposa armoniosamente con la ritualità pagana e popolare portata in scena da Stravinskij. La stagione primaverile ridiscioglie le fonti della vita dopo il lungo irrigidimento dell’Inverno, Marini sceglie di attingere perciò a una scala di colori decisi e contrastanti, compresi da segni spessi e dalla notevole tensione dinamica, in una rappresentazione “violenta” che rasenta l’astrazione, per poter evocare la genesi frutto del risveglio naturale e rispecchiare i ritmi musicali.
A quanto pare le ispirazioni e le compenetrazioni fra differenti modalità espressive, risultano inesauribili in questa esposizione, dove tutto ciò che troviamo nel percorso intrapreso finora è circondato da una strabiliante quadreria (alla quale in verità si aggiungono anche alcune sculture) con l’incalzante susseguirsi di giocolieri, danzatrici, attori e così via. Nella loro naturalezza plastica le opere di Marini, con un’abilità di attrazione dello sguardo su di esse e dalle linee sintetiche e squadrate, ci rimanda inaspettatamente a un personaggio di comune frequentazione artistica e condivisione intellettuale dei due protagonisti di “Pas de deux”: Pablo Picasso. La sua eredità pare echeggiare in questa mostra, che si pone di fatto l’obiettivo di evidenziare come nel Novecento le trame tra le arti fossero infinitamente fitte, quasi indistinguibili, ed anche come Marini e Stravinskij stessero inneggiando ad un ritorno al primitivismo.
Luca Scarlini riassume egregiamente in queste parole l’importanza della mostra “Pas de deux. Marino Marini Igor Stravinskij” nel panorama curatoriale: “Ci troviamo di fronte ad un modello di mostra poco italiano, in cui si indaga una relazione fra un artista e un’altra arte. L’incrocio e l’interazione fra le arti nel Novecento furono molto numerose, ma sicuramente poco valorizzate e riconosciute. Nella relazione tra Marini e Stravinskij è identificabile una risposta condivisa, operata con strumenti diversi, alla questione del ritorno all’uomo primitivo. Si tratta nel loro caso di un vero e proprio appuntamento di mezzanotte, guidato dall’idea comune di tornare all’umanità prima della civiltà.”
INFO MOSTRA
Pas de deux: Marino Marini Igor Stravinskij
11.03.2022 |27.06.2022
Museo Marino Marini
Piazza San Pancrazio, Firenze
- 055 219432
Aperta sabato, domenica e lunedì 10.00 – 19.00