Opere di Andy Warhol, Man Ray, Giorgio De Chirico, Alberto Savinio, e poi oggetti, dediche illustri e tante testimonianze raccolte nel libro-catalogo: questo e molto altro è il mondo di Maurizio Fagiolo dell’Arco, esposto in una mostra alla Galleria Russo di Roma, fino al 15 luglio.
“Omaggio a Maurizio Fagiolo dell’Arco”, a cura di Laura Cherubini in collaborazione con la moglie di Fagiolo dell’Arco, Beatrice Mirri, raccoglie, in tre sale e un volume, una panoramica intensa della vita e della professionalità dello storico dell’arte romano. Esponendo al pubblico le opere (la maggior parte delle quali provenienti dalla sua collezione personale) degli autori più significativi ai quali il percorso di MFdA (così viene chiamato anche nel catalogo di Manfredi Edizioni) è legato per diverse ragioni.
L’arte per Maurizio Fagiolo dell’Arco
Gli interessi di Maurizio Fagiolo dell’Arco (Roma, 1939 – 2002) spaziavano dal Barocco, passando per le avanguardie, fino a giungere alla contemporaneità. Ecco, quindi, in mostra alla Galleria Russo tante tele della sua collezione personale: da un autoritratto del Baciccio (donato al museo di Palazzo Chigi di Ariccia) al ritratto di Man Ray ad opera di Andy Warhol; dai tanti quadri della Scuola romana (Capogrossi, Pirandello) alla tavola per Valentina, con la dedica di Guido Crepax. E poi ancora Balla, Schifano, Dorazio, il metronomo con l’occhio di Man Ray e una sorprendente opera dal titolo “Maurizio Fagiolo” realizzata nel 1977 da Alighiero Boetti su due grandi fogli di carta con una penna biro blu.
Fondamentali per la conoscenza della figura di uomo e di professionista sono le testimonianze all’interno del libro-catalogo. Ne emerge un lavoratore instancabile e appassionato, con il pallino della ricerca, da professore universitario quale era; ma anche una persona ironica e dotata di una naturale bonomia. Scrive la storica dell’arte Ennery Taramelli a proposito del suo primo incontro con MFdA: “Sei ricca? Mi domandò. Fare lo storico dell’arte non paga molto. Risposi che non ero ricca, ma che nella vita non avrei saputo fare altro che la storica dell’arte. Si mise a ridere e mi propose di collaborare con lui”.
Valerio Rivosecchi, storico dell’arte che per anni ha collaborato quotidianamente con Maurizio Fagiolo dell’Arco, lo ricorda così: ”Se oggi tutti quelli che hanno avuto la fortuna di lavorare con lui lo ricordano con affetto, anche quelli che ci hanno litigato, è perché in ognuno di noi rimane come un indelebile imprinting quel mix di semplice genialità, vulcanica malinconia, allegra inquietudine che sapeva trasmettere”.