Tutti grandi artisti del surrealismo in mostra da Farsettiarte a Cortina, che dall’1 agosto al 4 settembre 2022 presenta Surrealismo. La lunga linea dell’immaginazione.
La tentazione di fuggire in un mondo altro dal nostro – magari privo di contrasti, conflitti e sofferenze – è un desiderio che forse muove l’uomo da sempre. Un’ambizione spesso indefinita, dal momento che, sempre ammesso che lo si riesca a immaginare, è un’illusione destinata a rimanere tale. Per fortuna c’è un ambito dove la possibilità ha terreno fertile per esprimersi: l’arte.
In particolare, oggi come cent’anni fa, c’è un movimento artistico che per definizione abita il sogno, l’impossibile, il rovescio del mondo. Ed è il Surrealismo. Ancora oggi, quasi un secolo dopo la sua definizione, esso appare attuale, stimolante, necessario.
Per questo Farsettiarte dedica al movimento guidato da André Breton una mostra nella sua galleria di Cortina. In mostra capolavori dei fondatori del movimento come Salvador Dalí, Joan Miró, René Magritte, Pablo Picasso, Man Ray, André Masson, Sebastian Matta, affiancati ad autori contemporanei quali Lucio del Pezzo e Piero Gemelli.
Presenti anche alcuni dipinti di due artisti che non fecero parte del movimento a tutti gli effetti, ma che ne rappresentarono un’evidente ispirazione: Giorgio de Chirico (Chevaux au bord de la mer del 1926), e Alberto Savinio, con un magico olio su tela del 1929, Le fantôme de l’Opéra.
Tra i soggetti protagonisti in mostra la donna, identificata dai Surrealisti come l’essere “più meraviglioso e inquietante del mondo’’. Essa assume di volta in volta i diversi ruoli che l’immaginario di allora le fa incarnare: da vergine bambina, creatura celestiale, a strega, oggetto erotico, femme fatale. Tra le opere di questo soggetto spiccano un piccolo capolavoro su tavola del 1932 di Joan Miró e una gouache dell’amico Picasso, Femme nue assise.
E poi l’illusionismo di ordine onirico che trova Magritte massima espressione (L’île au trésor, 1942-43), nonché l’immaginazione introspettiva ritrovabile in particolar modo nelle opere di Ernst. In Quasimodo genetis la rappresentazione della foresta, uno dei luoghi preferiti e familiari dell’artista, evoca il riverbero interiore dell’uomo attraverso la natura che lo ospita.
Spicca infine una monumentale opera del 1937 di Gino Severini, Il paradiso terrestre, che ricostruisce un Eden ideale in cui si fondono idillio classico e sogno.