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Cannes arte contemporanea: due mostre celebrano Agnès Varda fra cinema, arte e gioco

Agnès Varda, Spiagge, capanne e conchiglie Agnès Varda, Spiagge, capanne e conchiglie
Agnès Varda, Spiagge, capanne e conchiglie
Agnès Varda, Spiagge, capanne e conchiglie
La Malmaison e Villa Domergue, polo di Arte contemporanea della città di Cannes, presentano due mostre sulla regista Agnès Varda. Un focus sulla sua insaziabile curiosità e i progetti portati avanti nel campo del cinema, della fotografia, delle installazioni e della scrittura. In esposizione fino al 20 novembre 2022.

Sono curiosa. Punto. Trovo tutto interessante. Vita reale. Vita finta. Oggetti. Fiori. Gatti. Ma soprattutto le persone. Se tieni gli occhi aperti e la mente aperta, tutto può essere interessante. Il segreto è che non ci sono segreti.

 

Agnès Varda

A tre anni dalla scomparsa, la città del Cinema dedica una doppia esposizione ad Agnès Varda. Alla Malmaison, davanti alla spiaggia della Croisette; e a Villa Domergue, appartenuta al pittore Jean Gabriel Domergue, sulle alture di Cannes da dove si domina tutta la baia. Attraverso un percorso giocoso, variopinto, scanzonato, la mostra – dal titolo Agnès Varda Plages, cabanes et coquillages (Agnès Varda, Spiagge, capanne e conchiglie) – riflette le molteplici sfaccettature della regista.

Alla Malmaison si scoprono una serie di composizioni a mezza via tra arte e gioco sul tema del mare. Istallazioni, maquette, fotografie, video. L’esposizione di Villa Domergue si concentra soprattutto sulle Cabanes e le immagini dei suoi film. Nel salone è stata ricostruita la capanna di uno dei suoi film più noti, Senza tetto né legge.

Sul lato della costa, film di Agnès Varda, 1958 (ancora) ©ciné-tamaris
Sul lato della costa, film di Agnès Varda, 1958 (ancora) ©ciné-tamaris

Artista a tutto tondo, nel 2003 partecipò alla Biennale d’Arte di Venezia, espose le sue installazioni alla Fondazione Cartier per l’Arte Contemporanea e alla 41esima edizione di Basel Art Fair. La si ricorda ancora a Cannes: una svelta figuretta, stesso caschetto già adottato a 18 anni. Era la presentazione dei suoi ultimi documentari, Visages Villages (2018) e Varda par Agnès (2019). La regista ha attraversato i passaggi dell’età con stupore e meraviglia, vivendo sé stessa con ironia e orgoglio, senza nostalgie. Col trascorrere degli anni rassomigliava sempre più agli arguti disegni caricati di Christophe Valleux che la ritraggono oberata di palette, secchielli, ombrelloni e l’immancabile macchina fotografica. Al Festival di Cannes fece parte tredici volte della selezione ufficiale, fu membro della giuria nel 2005 e Presidente di giuria della Camera d’Or nel 2013. Nel 2015 Cannes la premiò con una Palma alla Carriera, onore fino ad allora riservato solo a Woody Allen, Clint Eastwood e Bernardo Bertolucci.

Agnès Varda nasce nel 1928 a Ixelles, in Belgio, dove trascorre i primi anni dell’infanzia, la seconda guerra mondiale spinge presto la famiglia a emigrare nel sud della Francia. Agnès passa l’adolescenza a Sete, cittadina affacciata sul mare che avrebbe immortalato pochi anni più tardi nel suo debutto alla regia, per poi spostarsi a Parigi a studiare fotografia. Mentre muove i primi passi come regista e documentarista si innamora dell’attore Antoine Bourseiller, che la lascia incinta della figlia Rosalie. Nello stesso anno, 1958, incontra il grande amore della sua vita, il cineasta Jacques Demy, da cui ha un altro figlio, Mathieu.

Agnès Varda, Spiagge, capanne e conchiglie
Agnès Varda, Spiagge, capanne e conchiglie

Dopo una mostra personale fotografica allestita nel 1954 nel cortile di casa sua, sposta l’attenzione sul cinema. Fonda la sua casa di produzione Ciné Tamaris per produrre e dirigere il suo primo lungometraggio, La Pointe Courte, che anticipa di diversi anni i temi e il linguaggio del nuovo cinema francese. Siamo nell’agosto del 1954 a Sète: nella luce accecante del Midi Silvia Monfort e Philippe Noiret portano avanti il loro amore fra donne indaffarate e pescatori, giochi di bimbi e rincorse di gatti. Ambienti naturali, mezzi irrisori: Agnès fa la fotografa per Jean Vilar, fondatore del Festival di Avignone; sta gettando con La Pointe courte (presentato a Cannes a sue spese durante il Festival del 1955 nella piccola sala Vox di Rue d’Antibes) quelle che saranno le basi di un nuovo giovane cinema di cui lei sarà l’unica regista, la Nouvelle Vague.

Ero la prima donna-autore. Dopo il mio mediometraggio La Pointe courte, ero tutta sola in quella grande ondata della Nouvelle Vague che seguì, ero l’alibi, l’errore. Ma me ne fregavo, facevo i miei film e basta. Dopo ci sono state le registe della rivolta femminista. Ma è stato un fuoco di paglia, non mi sono lasciata intruppare. Però mi sono battuta perché le donne avessero ruoli tecnici e creativi come operatrici, scenografe. Per cui mi sono fatta la fama di femminista emmerdeuse (rompiscatole)”.

Da quel momento e fino a 90 anni continua a scrivere e dirigere 36 film, tra lungometraggi, corti e documentari. Fra i tanti premi il César nel 2001 e l’Oscar nel 2017, nel corso di una memorabile serata da lei ricordata in un’intervista poco prima della sua scomparsa. “È stata la sorpresa della mia vita. Questi Oscar alla carriera vengono assegnati a registi e artisti che rispettano e ammirano, ma che non sono mai stati mainstream. Naturalmente ero felicissima. La stanza era piena di tutte queste star e io ero lì, con la mia famiglia. Nella mia testa stavo già ballando e poi è successo davvero. Angelina Jolie mi ha dato la statuetta, mi ha preso per un braccio e abbiamo improvvisato un piccolo balletto“.

Sul lato della costa, film di Agnès Varda, 1958 (ancora) ©ciné-tamaris
Sul lato della costa, film di Agnès Varda, 1958 (ancora) ©ciné-tamaris

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