L’appuntamento autunnale con l’antiquariato di Meeting Art è in calendario dal 12 al 20 novembre a Vercelli: sono sei le sessioni di vendita per un totale di 520 lotti con opere provenienti da importanti collezioni private italiane. In catalogo argenti, porcellane, mobili, avori e una cospicua presenza di dipinti
La prima sessione inizia con una collezione lombarda di incisioni e disegni. Dal lotto 1 al 42, emergono lavori di Dürer, Mantegna, Annibale Carracci fino ai moderni De Pisis e De Chirico, per proseguire con dipinti di una raccolta torinese, porcellane di Meissen e uno splendido trumeau veneziano. Chiuderà la sessione una serie di pastelli con allegorie femminili tra cui due opere autografe di Rosalba Carriera. Al lotto 97 la bellissima allegoria dell’estate, scelta come copertina del catalogo. Il dipinto si colloca all’interno di una serie di allegorie delle quattro stagioni citate dalle Memorie della stessa Carriera e replicate in modo autografo o con aiuti di bottega dalla stessa pittrice più volte (in asta altre tre allegorie dell’ambito dell’artista). L’etichetta sul retro del dipinto specifica che il dipinto fu della contessa Maria Nievo (1834-1919), appartenente ad una illustre famiglia di Vicenza andata in sposa nel 1854 a Lodovico Bonin Longare. “Cerere (o Allegoria dell’Estate)” parte in asta da da 18 mila euro.
Nella seconda sessione di domenica 13 novembre, introdotta da una presentazione in diretta televisiva dalle ore 12:00 con gli esperti d’arte Arabella Cifani e Fabrizio Guerrini, sarà in gara un capolavoro di Giovanni Lanfranco, che sarà oggetto di futuri studi specifici, una tela con San Girolamo di Lorenzo Lotto del 1540 ca., già protagonista della mostra “Lorenzo Lotto e le Marche” e una rara croce astile in argento toscana del XVI secolo.
Il dipinto di Lanfranco (lotto 157) rappresenta “Cristo nell’orto degli ulivi con gli apostoli addormentati in primo piano. Il quadro è uno straordinario capolavoro giovanile dell’artista, che realizzò questo soggetto altre volte nella sua carriera. Di questa composizione esiste una testimonianza fotografica nell’Archivio della Fondazione Federico Zeri, scheda n.51031 (fig 1) già Collezione Barberini. Si tratta di una foto del 1935, in bianco e nero, realizzata con gelatina ai sali d’argento su carta baritata. La foto fu realizzata per l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, Fototeca Nazionale. Il dipinto, segnalato a Palazzo Barberini da guide settecentesche e ottocentesche di Roma, venne pubblicato dallo stesso Zeri nel 1954 (Catalogo del Gabinetto Fotografico Nazionale I, La Galleria e la Collezione Barberini, a cura del Dott. Federico Zeri, Roma 1954, n.44, p.6, con foto 44). Nel 1934 la collezione Barberini fu alienata dai proprietari con un Regio decreto che consentì ai principi di vendere, anche all’estero, gran parte delle loro opere, decurtando pesantemente la collezione originaria della famiglia. Zeri nel contro frontespizio del suo libro ricorda che le fotografie che sono segnalate con le lettere B,C,D, sono foto di opere cui non si aveva più notizia precisa dell’ubicazione. La foto del dipinto del Lanfranco è segnalata come D554 e faceva parte pertanto del lotto di quelle vendute. La storia di questo affascinante dipinto appare ancora da ricostruire al fine di comprendere se ha incrociato le collezioni Barberini o se è una replica di mano del Lanfranco destinata ad altro committente. In qualsiasi caso si tratta di un dipinto artisticamente e storicamente molto rilevante sul quale è in preparazione uno studio specifico. La base d’asta è di 5 mila euro (ma già al momento dell’editing di questa segnalazione è presente un’offerta di 13 mila).
Al lotto 172 si segnala il San Girolamo penitente di Lorenzo Lotto. Si legge nella scheda in catalogo: “Dal prototipo del Prado e da quello giorgionesco del Louvre, con san Girolamo sperduto a meditare entro al fantastico paesaggio, la splendida versione bolognese qui in esame vede il santo con la sua solitudine sostenuta da un paesaggio spopolato e da una luce vespertina che scolora l’orizzonte lacustre. Il semicerchio disegnato dalle braccia allargate non disegna più il gesto della croce, come nelle versioni del Prado e Doria Pamphili, in cui il santo mostra il palmo di tutte e due le mani. Qui la sinistra è infatti esposta dalla parte del dorso a chiudere un circuito che coinvolge anche noi che guardiamo e che guida lo sguardo verso terra. Il mantello stesso, dalla funzione così essenziale nelle altre due versioni, utile ad isolare il santo dal terreno e a coprirne le nudità, diventa nell’opera qui presentata un ampio sudario che ricopre già in parte la spalla”. L’olio, che misura 68,5×55,5 cm, proviene da una collezione privata di Bologna ed è presentato con base d’asta di 25 mila euro.
Al lotto 140 una “Vergine Immacolata con il Salvator Mundi” dipinta da Pellegro Piola, fratello maggiore del più noto Domenico. Il grande olio su tela, 166×124 cm, ha una base d’asta di 15 mila euro. La Madonna statuaria risulta monumentale per come si pone, eppure i volti sorridenti addolciscono l’immagine che assume un tono colloquiale, a dispetto del primo impatto di grande austerità. In un insieme di teatralità e naturalezza, di classicità e verismo, l’opera esce dalla mente e dal pennello di un raro pittore morto giovanissimo, molto lodato dai suoi contemporanei. L’inedito in asta è un ritrovamento di qualità e quanto mai coerente con le peculiarità stilistiche dell’artista. L’opera è corredata da copia di scheda critica della prof.ssa Anna Orlando.
Chiuderanno la sessione due raffinatissime tavole di Pieter Coecke Van Aelst, che erano apparse sul mercato a Parigi nel 1958, ora in collezione privata milanese (Lotti 197 e 198) e il fondo oro (Lotto 200) attribuito a uno dei più importanti maestri del tardogotico bolognese: Jacopo di Paolo.
Le due tavole fiamminghe, portelle sciolte di un trittico disperso, rappresentano le sante Caterina d’Alessandria e Maria Maddalena vestite con straordinaria eleganza rinascimentale. Grazie al Friedländer project del Rijksmuseum di Amsterdam, è stato possibile meglio collocarle storicamente e metterle a confronto con opere simili. Innanzitutto si deve notare che esistono due frammenti di portelle pressoché identici nella Walker Art Gallery di Liverpool attribuiti alla bottega di P.C. van Aelst (1502-1550), illustre artista fiammingo che lavorò prima ad Anversa e, dal 1546, a Bruxelles. Purtroppo una parte del suo lavoro fu distrutta nelle rivolte anticattoliche degli anni Sessanta del Cinquecento in Olanda. Un trittico con figure laterali identiche presentato come opera della cerchia di Pieter Coeck van Aelst e databile fra 1530 e 1540 è stato venduto presso la casa d’aste Fischer di Lucerna il 13 giugno 2007, lotto n.1014. Nel 1958, infine, la casa d’aste Charpentier di Parigi mandò in vendita le due tavole ora in asta da Meeting Art (Lotto 197 e 198, base d’asta 12 mila euro l’una) con attribuzione a Jan Provoost (Asta 19-03-1958, n° 39-40). Probabilmente van Aelst eseguì altre repliche del trittico che aveva come portelle queste due figure. Se ne ricordano, ad esempio, due nella collezione Cowper a Panshanger, vendute da Christie’s, Londra, 7 luglio 1978, lotto 188 (come cerchia del Master of the Female Half-Lengths) e di nuovo da Christie’s, Amsterdam, 8 marzo 1984, lotto 31 (come di Bartholomaeus Bruyn).
Le due tavole si distinguono per la particolare qualità e finezza con cui sono state dipinte; ad esse forse collaborò anche il ‘Maestro del Pappagallo’, nome coniato da Max Friedländer (‘Der Meister mit dem Papagei’, Phoebus, 1949, II, pp.49-54) per individuare un gruppo di opere stilisticamente affini, molte delle quali caratterizzate dalla presenza di un pappagallo. L’anonimo Maestro lavorò ad Anversa, a stretto contatto con Pieter Coecke van Aelst e con il cosiddetto Maestro delle mezze figure femminili, con la cui produzione manifesta indubbi legami e dipendenze. Da notare la qualità del manto di santa Caterina, un drappo rosso e oro di velluto operato fiorentino lavorato “a griccia”, databile alla prima metà del XVI secolo.
La “Madonna col Bambino” di Jacopo di Paolo è una tempera su tavola a fondo oro, 58,5×40,5 cm, presentata in catalogo con base d’asta 25.000 euro. La cornice è in legno dorato con elementi antichi di epoca successiva. L’opera, di importanza storica e artistica non comune, è attribuibile a uno dei più importanti maestri del tardogotico bolognese, pittore, scultore, miniatore e architetto, autore di molti lavori anche di grande responsabilità per la Basilica di san Petronio, fra cui il celebre polittico presente nella cappella Bolognini la cui parte pittorica è sicuramente a lui riferibile e databile tra il 1410 e il 1415. A quel tempo il pittore era già sicuramente attivo, anche se i documenti ricordano la sua figura già negli anni ’89 e negli anni ’90 del Trecento. Nella sua prima fase pittorica evoca un giottismo rivisto sui modelli della pittura fiorentina della seconda metà del Trecento; dopo un viaggio a Padova recepisce invece, oltre l’influsso diretto dei modi di Giotto agli Scrovegni, anche elementi della contemporanea pittura veneta che lo aiuteranno a transitare verso il gotico internazionale già ai primi del Quattrocento. Ispirata ai moduli iconografici dei tardi trecentisti toscani, questa tavola rivela anche l’autonoma forza espressiva di pretto stampo bolognese. L’opera si caratterizza per tinte pastose e vibranti, vivacizzate dall’accostamento con la foglia d’oro, e può essere messa a confronto, in modo molto convincente sul piano stilistico, con opere note del pittore, in particolare con L’Incoronazione di Maria Vergine del Museo di S. Giuseppe di Bologna e col trittico e il san Giovanni Evangelista del Museo di Santo Stefano a Bologna.
Il grande fondo oro sarà preceduto dalla straordinaria Madonna in trono con Bambino di Gerolamo da Santacroce, corredata da uno studio specifico del prof. Vittorio Sgarbi. L’opera (lotto 199) è uno dei top lot del catalogo: è presentata con una base d’asta di 50 mila euro. Raffigura una “Madonna col Bambino in trono e i santi Agostino, Cecilia e Domenico”. Gerolamo da Santacroce detto Galizzi è documentato a Venezia dal 1503 fino al 1556. La sua produzione appare in stretto riferimento all’opera di Giovanni Bellini, di cui fu allievo. La tela, di grande pregio artistico e di notevole livello pittorico, va posta a paragone con un dipinto che lo stesso autore realizzò nel 1555, che raffigura La Madonna col Bambino e i Santi Nicola di Bari e Giovanni Battista nel Duomo di Lucera (FG). In quest’ultima opera la posa della Madonna col Bambino è quasi identica a quella del dipinto in asta da Meeting Art. La presenza di San Domenico e di una monaca domenicana nella scena suggerisce che il quadro fosse stato dipinto per l’Ordine domenicano, forse come piccola pala d’altare o come immagine per devozione privata.
Nel week-end di chiusura avrà notevole interesse una collezione di sculture in ceramica Lenci di quasi quaranta lotti, importanti argenti inglesi di Paul Storr, una sacra famiglia di Giovanni Andrea Sirani e una tela napoletana recentemente attribuita al raro pittore del Seicento Giuseppe Marullo.
Prima Sessione:
Sabato 12 Novembre 2022 dalle ore 14:00
Seconda Sessione:
Domenica 13 Novembre 2022 dalle ore 14:00
Terza Sessione:
Mercoledì 16 Novembre 2022 dalle ore 15:00
Quarta Sessione:
Giovedì 17 Novembre 2022 dalle ore 15:00
Quinta Sessione:
Sabato 19 Novembre 2022 dalle ore 14:00
Sesta Sessione:
Domenica 20 Novembre 2022 dalle ore 14:00
È possibile seguire l’asta in diretta TV sul canale 138 del digitale terrestre, sulla piattaforma Sky canale 825, oppure in diretta streaming al seguente link www.meetingart.it/aste/aste-in-diretta.html