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Testori ritrovato. In mostra a Novate dipinti, acquerelli e disegni del critico e scrittore

La riscoperta, grazie all’acquisizione da parte di Casa Testori, di un gruppo importante di opere di Giovanni Testori è l’occasione di una mostra – Testori ritrovato – sui due piani nella Casa di Novate per indagare per la prima volta in una maniera organica l’attività artistica del critico e scrittore, proprio alla vigilia del centenario dalla nascita, del 2023. In mostra fino al 21 gennaio.

Da Victor Hugo a Antonin Artaud, da Pasolini a Herman Hesse a Dino Buzzati l’elenco di scrittori che si sono dedicati anche alla pittura è molto più lungo di quanto immaginiamo. Giovanni Testori ne fa parte, ma a differenza dei nomi citati va sottolineato come lui nasca pittore. Infatti inizia giovanissimo a dipingere stimolato da sua cugina Mariuccia Paracchi che abitava nella sua stessa casa, come racconta nel libro intervista con Luca Doninelli.

Le prime due stanze della mostra ci raccontano con una sequenza stringente di opere degli anni Quaranta questo suo debutto appena ventenne. L’urgenza creativa in quel momento era segnata, come un po’ in tutta Europa, dall’onda picassiana e anche Testori intercetta questa novità. Lo dimostrano bene le immagini delle grandi vele dipinte con i simboli dei quattro evangelisti per la cupola di San Carlo al Corso a Milano poi coperte, perché ritenute oltraggiose dalla Curia milanese. In seguito a quell’episodio del 1949 Testori decide di smettere e di bruciare tutti i suoi quadri nel cortile del suo studio di Via Santa Marta: quindi i quadri che ora sono esposti a Novate possono essere considerate opere sopravvissute.

La sua attività riprende solo vent’anni dopo con un ciclo di 73 disegni realizzati con la penna stilografica in parallelo alla stesura del testo teatrale “Erodiade”: l’immagine della testa tagliata di San Giovanni, che è anche l’oggetto del monologo teatrale, si trasforma in ogni foglio come se ancora si muovesse. Nella seconda metà degli anni ‘80 il ciclo sarà esposto a Parigi al Centre Pompidou.

La predilezione di Testori per il disegno resta comunque sempre centrale e sarà bene cercare di indagarla a fondo. Il disegno diventa una specie di continuazione della sua grafia: infatti la relazione tra il carattere della sua firma, o della sua calligrafia e i suoi disegni è delle volte sorprendente.

Nel 1969 affitta a Milano uno studio in via Brera 8 con la precisa intenzione di dedicarsi a tempo pieno alla pittura. Questo studio in fondo al cortile sarà il fulcro di tutte le sue attività, relazioni, amicizia fino alla sua morte. Il primo esito è una mostra a Torino nel 1971 alla Galleria Galatea di Mario Tazzoli con una serie di opere quasi scultoree dal forte spessore materico dedicate soprattutto a delle immagini di boxeur, tema caro all’autore dai tempi di “Rocco e suoi fratelli”.

Poi nel ‘74 sarà la volta di Alexandre Iolas a interessarsi al suo lavoro, dove nella galleria milanese di via Manzoni esporrà un ciclo dipinto a acrilico con dei grandi nudi.  L’attività del mercante greco, noto anche per aver realizzato l’ultima mostra di Andy Wharol al Palazzo delle Stelline dedicata all’“Ultima cena” di Leonardo, è stata indagata a fondo da Tommaso Calabro nella sua galleria l’anno scorso.

A Casa Testori la mostra prosegue nella ex cucina dove sono proposti alcuni dei disegni esposti nel 1975 alla Galleria del Naviglio di Renato Cardazzo a Milano. Si tratta di  disegni erotici con anatomie sia maschili che femminili e di fiori giganti come immersi nel nero della notte tra l’altro verranno esposti a fine novembre, in una mostra dedicata agli eretici del 900 al Mart di Rovereto: il riferimento corre inevitabilmente alle foto di Robert Mapplethorpe scattate in effetti all’incirca degli stessi anni. Ugualmente per i nudi bianchi dipinti ad acrilico tra 1972 e 1973 il pensiero corre alle sculture bianche di George Segal o alle sculture di Marc Quinn con gli arti mozzati: strani cortocircuiti che dimostrano come le antenne di un grande artista sono sempre pronte a intercettare quello c’è nell’aria o quello che deve ancora venire.

A Casa Testori la mostra si chiude a piano terra nel soggiorno col camino con le nature morte bianche realizzate alla fine degli anni ‘70 e mai esposte prima. Piccoli frammenti di natura immersi in una luce bianca, che rivelano un aspetto più tenero e forse inaspettato. Testori nel frattempo era diventato il responsabile della pagina d’arte del Corriere della Sera su cui scriverà fino a un mese prima di morire il 16 luglio 1993. Questa sua scelta di critico militante, come si diceva una volta, lo porta a non voler esporsi come artista anche se la sua necessità espressiva di lavorare col disegno e coi colori non lo lascerà mai.

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