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L’urgenza della creazione. A Reggio Emilia un’esposizione dedicata ai maestri dell’inquietudine

Albert Müller, Kopf, (Selbstbildnis), dett., 1926, Olio su tela, 66,5 x 57,5 cm, Coira, Bündner Kunstmuseum Chur, Switzerland

 

Albert Müller, Kopf, (Selbstbildnis), dett., 1926, Olio su tela, 66,5 x 57,5 cm, Coira, Bündner Kunstmuseum Chur, Switzerland

La Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia inaugura una nuova stagione espositiva con L’Arte Inquieta. L’urgenza della creazione. Dal 18 novembre 2022 fino al 12 marzo 2023 è in programma la grande mostra collettiva che indaga i risvolti psicologici e identitari nell’arte dei maestri del Novecento, in dialogo con la visionaria collezione dell’ex ospedale psichiatrico San Lazzaro.

L’arte inquieta. L’urgenza della creazione, è la più alta espressione di Identità Inquieta, un progetto sociale nato dalla collaborazione tra la Fondazione Palazzo Magnani e la città di Reggio Emilia, che prevede un cartellone di iniziative culturali, mostre, ed eventi volto a coinvolgere le istituzioni cittadine e la cittadinanza nella riflessione collettiva sull’identità comunitaria, educativa e culturale della città. In tale contesto ha preso vita l’esposizione di Palazzo Magnani, che si è prefissa l’obiettivo di presentare al grande pubblico un importante nucleo di opere inedite provenienti dal cospicuo Archivio del San Lazzaro, l’ex ospedale psichiatrico di Reggio Emilia. L’Archivio rappresenta infatti una testimonianza significativa sia dal punto di vista umano che storico artistico, la cui ricca collezione di Art Brut è divenuta fonte primaria da cui attingere per lo sviluppo di un’esperienza espositiva del tutto inedita.

L’arte del San Lazzaro è la più sincera manifestazione dell’urgenza creativa, espressione totalizzante dell’individualità artistica e psicologica, la cui trasudante inquietudine restituisce le fattezze prismatiche di un’identità apparentemente insondabile. Tali pluralità sono esibite in un percorso espositivo progettato da un comitato curatoriale formato da Giorgio Bedoni, psichiatra e docente all’Accademia di Brera di Milano, Johann Feilacher, direttore del Museo Guggin di Vienna e lo storico dell’arte Claudio Spadoni, che hanno associato alle opere reggiane una selezione di capolavori dei maestri del Novecento provenienti dalle massime istituzioni museali internazionali, per un totale di 140 opere.

L’arte Inquieta, Installation view, Palazzo Magnani, Reggio Emilia

Il percorso espositivo si articola in tre macro sezioni tematiche che restituiscono la pluralità visionaria di una realtà sfuggente e interiorizzata. Elaborazioni personali della dimensione spazio-temporale ricalcano le vicende umane nella loro intima essenza,  a partire dal dato biografico dei singoli artisti che prende vita nell’espressione visiva assumendo i connotati di un grido corale, universalmente riconoscibile. La prima sezione è dedicata al Volto Metamorfico, inteso come ritratto del sé, che non rifiuta di indagare il proprio essere più intimo, superando il mero dato fisiognomico, per approdare a somiglianze altre, dalla fluorescenza deforme dell’espressionismo tedesco, allo scabro esistenzialismo di Alberto Giacometti.

La seconda sezione della mostra è denominata Serialità, Ossessioni, Monologhi Interiori, e focalizza l’attenzione sulle diverse pratiche di artisti che hanno assurto il simbolo reiterato a linguaggio d’elezione: ritmi calzanti e partiture sinfoniche che manifestano spesso dissonanze, scritture enigmatiche che restituiscono l’ossessività catartica del gesto pittorico o grafico, dal primitivismo tribale all’astrattismo segnico.

L’ultima sezione di Arte Inquieta, Cartografie, Mappe e Mondi Visionari, riunisce in chiusura opere in cui la cartografia artistica del Novecento e dell’età contemporanea rende visibile un repertorio di ideologie, di visioni del mondo, di concezioni spaziali nati da bisogni d’espressione radicati in mitologie private e in riti collettivi. Hans Hartung, Alighiero Boetti, Maria Lai e Emilio Isgrò dialogano nello sviluppo delle proprie geografie interiori, microcosmi puntuali che tentano una personale decostruzione e rigenerata coesione della caotica realtà.

Hans Hartung, Gravure 9, 1953, Acquaforte a colori, 307 x 404 mm, Collezione privata

Ad arricchire l’esposizione sono previste numerose attività collaterali che animeranno Palazzo Magnani nei prossimi mesi: visite guidate, lezioni, conferenze, attività formative e didattiche per scuole di ogni ordine e grado, corsi di aggiornamento per insegnanti, eventi esclusivi a porte chiuse per aziende e una particolare attenzione a progetti speciali per soggetti con fragilità, realizzati in collaborazione con importanti istituzioni e professionisti, focalizzati sul ruolo imprescindibile dell’espressione artistica e della sua fruizione, come veicolo determinante per la costruzione e lo sviluppo dell’identità individuale e della sua partecipazione attiva nella dimensione sociale.

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