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Conciliare Arte, Danza e Realtà Virtuale? Si può. Lo dimostrano gli Orizzonti del corpo a Reggio Emilia

Dal 12 novembre 2021 al 16 gennaio 2022 la Fondazione Palazzo Magnani e la Fondazione Nazionale della Danza/Arteballetto presentano nello spazio espositivo di Palazzo da Mosto (Reggio Emilia) la mostra ORIZZONTI DEL CORPO. Arte/ Danza/ Realtà Virtuale, a cura di Mariana Dacci.

Il progetto unisce arti visive, performative e tecnologia, creando un continuo scambio e dialogo trandisciplinare. Le arti cosiddette “visive” sono affidate alla maestria di Leonardo Anker Vandal, Bianco-Valente, Fabrizio Cotognini, Antonio Fiorentino, Silvia Giambrone, Gianluca Malgeri, Matteo Montani, Mustafa Sabbagh, Vincenzo Schillaci, Namsal Siedlecki, Sissi e Giovanni Termini. Ogni lavoro è affiancato da sei Microdanze di cinque coreografi internazionali: Saul Daniele Ardillo, Una Lesnanowski, Philippe Preljocaj, Diego Tortelli. La parte tecnologica, invece, si concretizza con strumenti virtuali e immersivi (caschi e cuffie), messi a disposizione dei visitatori per “assistere alle performance”, che sono presentate in scena dal vivo solo nelle giornate di apertura e chiusura.

Il percorso espositivo si sviluppa in otto sale dello storico Palazzo da Mosto, a Reggio Emilia. Durante la mostra si passa tra le circa trenta opere esposte e video, bozzetti ed elementi scenografici per richiamare il tema della danza, visibile direttamente anche attraverso i visori di realtà virtuale. Il tema centrale è il corpo e il suo rapporto con lo spazio; le Microdanze, come le opere, “si interrogano sulla definizione di identità personale e di spazio vitale“, come affermato dalla curatrice Mariana Dacci. Arte e danza entrano in stretta relazione in un modo del tutto inedito, innescando una nuova relazione con lo spazio.

 

In particolare, per Microdanze ci si riferisce a performance di pochi minuti, ballate e accompagnate da musica. Le sei Microdanze presentate in rassegna sono  parte di un corpus di tredici performance brevi prodotte dalla Fondazione Nazionale della Danza/Arteballetto. Tutte esprimono un senso di angoscia, di claustrofobia, di ricerca disperata della propria persona e del proprio spazio fisico e mentale. Il progetto analizza allora complesse relazioni che ci attraversano: spiritualità e ritualità, mitologia e storia, problematiche sociali e ambientali in cui il corpo tenta di scoprire se stesso e di evolvere, accogliendo la trasformazione come elemento catartico. In particolare, la danza in questo caso indaga anche sulla fragilità, disabilità e non perfezione, mostrando il virtuosismo e la bellezza di corpi fisici diversi.

Percorrere questa mostra è come leggere un racconto a capitoli che ci conduce dentro visioni differenti, ma connesse strettamente alla nostra storia e alla nostra personalità, ai dubbi e alle tensioni che quotidianamente ci accompagnano. Chi siamo. Da dove veniamo. Chi vorremmo essere. Cosa la società si aspetta da noi. Cosa potremmo fare. Dove vorremmo andare. Un viaggio, universale ma al contempo individuale, dentro e fuori di noi che le opere degli artisti, le performance e i supporti per la realtà virtuale ci invitano a compiere negli spazi di Palazzo da Mosto.

 

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