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Luci e ombre del sacro. Il Presepe di Alessandro Passarino a Palazzolo Vercellese

Palazzolo Vercellese, Madonna del Rosario
La Scenografia ha poco spazio nella critica d’arte. Lo scenografo è considerato sovente un artigiano col destino dell’anonimato, dato che lavora su commissione per supportare e ambientare diversi contesti espositivi o teatrali. Lo scenografo Alessandro Passarino questa volta si è concesso la gratificazione di essere committente di se stesso.

L’8 dicembre scorso ha inaugurato a Palazzolo Vercellese l’installazione di un suo Presepe nella chiesa seicentesca della Madonna del Rosario, sita in piazza Giovanni XXIII e da tempo ormai sconsacrata. Di grande  impatto visivo è la sua talentuosa realizzazione. Nato nel 1960 in Asti, Passarino si è diplomato all’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino. Ha avuto quindi la possibilità di fare propria l’atmosfera  della classicità e del rigore lasciati in eredità da Felice Casorati, docente e poi direttore dell’Istituzione torinese.

Con questo retroterra culturale Passarino ha realizzato un colto omaggio al suo Monferrato, indossando le vesti di un artista di area Concettuale degli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso. In questo caso la poetica contenutistica rimanda ai Citazionisti presenti alla Biennale di Venezia del 1984, sotto la direzione di Maurizio Calvesi. Con la sapienza esecutiva di un purista, ha realizzato fondali e quinte e quant’altro possa trasformare la finzione in realtà.

L’installazione si rivela quindi Concettuale nel momento in cui i visitatori avvertono di essere presenze integranti dell’opera stessa, muovendosi accanto a figure immobili che paiono pronte a diventare vive e partecipi del grande Evento della Natività. È dunque un’opera fissa che diventa dinamica, ricreando il presepe vivente di San Francesco e ridonando sacralità e bellezza a un luogo di culto. La scelta pittorica dell’acrilico su compensato è il frutto di un progetto e di un disegno preparatorio quanto mai complesso.

Ed è stata la disciplina scenografica a conferire plasticità alle campiture tonali, a distribuire con rigore il  luci e ombre, e persino a utilizzare musiche che accompagnino i visitatori nel percorso della Rappresentazione, rinnovando la tradizione dei Sacri Monti. Passarino, ha infine voluto rendere un giusto omaggio – citandolo in parte – all’artista caravaggesco Niccolò Musso, suo conterraneo, pittore mirabile e di grande bellezza, autore soprattutto di Sacre Rappresentazioni, ma purtroppo assai poco conosciuto fuori dal Piemonte.

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