La sua identità è sconosciuta, ma il suo sguardo può raccontare molte storie. Ritratto di donna di Giovanni Battista Moroni è il primo ritratto femminile a entrare nella Frick Collection. Il museo di New York, chiuso per i lavori di espansione, esporrà temporaneamente l’opera in una sede provvisoria.
Centinaia di occhi fissano il visitatore quando entra alla Frick Collection di New York. Appartengono ai ritratti appesi alle sue pareti. Gallerie affollate di re, cavalieri e mecenati dipinti dai maestri del Rinascimento italiano. Singoli quadri che diventano l’affresco della varietà umana dell’epoca. O almeno del suo lato maschile. Fino ad oggi, ogni ritratto della Frick Collection aveva infatti un uomo come soggetto. Niente labbra sottili e affilate, nessuna acconciatura elaborata o abito gonfio e variopinto. Almeno fino alla ragazza senza nome di Giovanni Battista Moroni.
Ritratto di donna (ca. 1575) raffigura una dama dai capelli ramati e lo sguardo indolente, segretamente sprezzante. Non si conosce la sua identità. Ad ogni modo andrà ad unirsi alle opere di Tiziano, Tintoretto e Bronzino come prima opera di Moroni nella Collezione. A donarla Assadour O. Tavitian, a lungo membro del consiglio del museo, scomparso nel 2020. L’aveva notata nel 2019, quando Frick ospitò la mostra Moroni: The Riches of Renaissance Portraiture.
Quella fu l’occasione di approfondire la qualità di ritrattista di Giovanni Battista Moroni. Nei suoi quadri dominano l’essere umano e il colore grigio. L’interesse che lo muove è per la figura, la persona; e in un secondo momento per il suo movimento. Ritratti in azione che scuotono l’immobilità della rappresentazione classica, innescano unità minime di narrazione, aprono chiavi di lettura del personaggio raffigurato. A questo si aggiunge il grigio, tono dominante della sua arte, elemento cromatico da sfogliare in ogni suo petalo. Come quello dell’argento del colletto a balze della dama in questione.
Ricercatezza che lascia intuire la provenienza aristocratica della donna. La quale posa sostanzialmente immobile, dunque uscendo dallo schema dinamico solitamente proposto dal Moroni. Nessun apparente indizio sulle qualità della dama. A meno che il gioco non stia proprio qui: scovare il suo movimento segreto, il gesto che per forza l’artista deve avere inserito, quello che sembra compiere con la testa, allontanando, seppure leggermente, il viso dall’osservatore (e in principio dal pittore). Un segno di timidezza? O forse di fastidio. Il suo è uno sguardo risoluto, tanto da risultare forse sprezzante.
Oppure, più semplicemente, Moroni in questo caso non ha inscenato nessuna azione, lasciando alla potenza dello sguardo della dama il compito di trasmettere il suo carico emotivo. Per appurare l’una, l’altra o le innumerevoli interpretazioni circa il ritratto si dovrà però attendere ancora un po’. O almeno per farlo nella sede principale della Frick Collection. Difatti il museo è chiuso per un ambizioso progetto di espansione, così il dipinto raggiungerà la collezione nella sede temporanea al Breuer Building, l’ex sede del Whitney Museum of American Art.