Tutta la bellezza e il dolore, il documentario su Nan Goldin vincitore del Leone d’Oro a Venezia arriva al cinema
Tutta la bellezza e il dolore (All the Beauty and the Bloodshed), Leone d’Oro alla 79. Mostra del Cinema di Venezia, arriva nei cinema italiani il 12, 13 3 14 febbraio, con la formula dell’“uscita evento”. La storia dell’artista e attivista Nan Goldin, raccontata attraverso le sue fotografie e lle testimonianze della sua lotta contro la famiglia Sackler, responsabile negli Stati Uniti della degli oppioidi.
Nan Goldin, outsider per eccellenza e artista celebrata, si è affermata come una delle più influenti fotografe contemporanee, ma anche come attivista di fama internazionale. Nel documentario premiato a Venezia con il Leone d’Oro, Laura Poitras (regista premio Oscar®. per CITIZENFOUR), racconta l’epopea umana e artistica di Nan Goldin partendo dalla sua battaglia contro la famiglia Sackler, tra le maggiori responsabili della crisi degli oppioidi che negli ultimi venticinque anni ha causato negli Stati Uniti un incremento costante di morti per overdose da farmaco.
Sin dai primi anni Settanta, Nan Goldin ha documentato la vita intima delle comunità di amici e artisti che la circondano, celebrand persone e sottoculture, lei stessa, i suoi partner e i suoi collaboratori, con opere fondamentali come “The Ballad of Sexual Dependency” (1985) e “Witnesses: Against Our Vanishing” (1989), mostra multidisciplinare da lei curata. Alla fine del 2017, dopo essere sopravvissuta al un calvario per la dipendenza da farmaci, Nan Goldin ha intrapreso un nuovo percorso di attivista sfruttando proprio il posto in primo piano che era riuscita a conquistarsi nel mondo dell’arte.
L’artista ricorda che il suo impulso iniziale a impegnarsi nell’attivismo legato ai farmaci è nato dall’aver appreso che a Cambridge, in Massachusetts, erano falliti i tentativi di installare distributori automatici che avrebbero reso facilmente accessibile il farmaco salvavita che contrasta lo stato di overdose, il naloxone (comunemente indicato con il nome commerciale Narcan). «I ricchi l’avevano bloccato – ricorda – Questo è ciò che ha acceso il mio attivismo per le morti di overdose da farmaco».
Nan Goldin decide così di fondare un’organizzazione militante, PAIN (Prescription Addiction Intervention Now), dopo essersi disintossicata dall’OxyContin (un oppioide antidolorifico). La missione dichiarata del gruppo PAIN è rendere note al pubblico le connessioni tra la produzione di farmaci e la famiglia Sackler, un nome legato ai musei d’arte di tutto il mondo: «Protestiamo contro i musei che permettono al nome Sackler di macchiare le sale e di deturparne gli spazi, celebrando la famiglia che ha guadagnato miliardi sulla pelle di centinaia di migliaia di persone», ha dichiarato l’artista. Nel 2019 la National Portrait Gallery di Londra rifiuta una donazione di 1,3 milioni di dollari da parte del Sackler Trust: Nan Goldin era in trattative con la pinacoteca per organizzare una retrospettiva sul suo lavoro. La Tate, il Metropolitan e il Guggenheim hanno seguito questa linea.
Grazie all’utilizzo di diapositive, fotografie e filmati finora inediti, le azioni del gruppo PAIN si intrecciano con la storia della sua vita; un percorso di difficile, dal difficile rapporto coi genitori al trauma per il suicidio della sorella Barbara, dalla fuga di casa alle difficoltà economiche, fino alla progressiva affermazione. Quello di Nan Goldin è uno sguardo unico sulla realtà, con la capacità di intravedere e sublimare attraverso la sua arte ciò che sua sorella aveva sempre davanti agli occhi: «tutta la bellezza del mondo, tutto il suo dolore».