Christoph Noe, consulente d’arte e co-fondatore di LARRY’S LIST, ha stilato la sua personale lista di suggerimenti per vivere il mondo dell’arte, lavorando in questo settore, senza perdere di vista l’importanza della felicità e della salute mentale. Una raccolta di 60 consigli e trucchetti su come mantenere la mente sana vivendo e lavorando nel mondo dell’arte dal titolo How to not fuck up your art-world happiness.
L’autore, attraverso consigli semplici e diretti raccolti nel tempo, mediante la sua personale esperienza e grazie al continuo dialogo con gli altri, ricorda a sé stesso e ai suoi lettori quanto sia importante mantenere equilibrio nella gestione del tempo, delle relazioni e delle emozioni quando si vive e si lavora in un mondo appassionante e coinvolgente, come quello dell’arte.
Lo abbiamo incontrato per farcelo raccontare meglio.
Hai scritto un libro, seppur molto ironico, su come sopravvivere nel mondo dell’arte oggi. La situazione è così tragica?
Non si parla di “sopravvivere” in senso letterale, ma sono convinto che arte e cultura siano elementari per noi e per questo bisogna stare attenti a non lasciare che l’arte diventi solo una asset, una forma di intrattenimento e un palcoscenico sul quale presentare il nostro ego.
Ci sono poi i dati di mercato e i record delle aste che contribuiscono a fornire la sensazione che l’arte contemporanea sia in piena espansione. Tuttavia è necessario stare attenti quando si giunge a questa conclusione, molto spesso si tratta di picchi del mercato dell’arte. Molti artisti e persone che lavorano nel settore dell’arte, come scrittori o curatori, si trovano spesso a lottare per guadagnarsi da vivere attraverso l’arte stessa. Alcuni di essi sono al tempo stesso figure cruciali nella scena artistica contemporanea.
Ad esempio, ho amici curatori noti che a volte curano spettacoli eccellenti per grandi gallerie. Alle volte accade che l’istituzione o la galleria con cui collaborano non copra le loro spese di viaggio nonostante abbiano curato lo spettacolo/mostra e riescano a vendere alcune delle opere per decine di migliaia di euro.
Il volume si rivolge a tutti gli operatori del sistema?
Assolutamente si. Si tratta di un sistema che prevede (l’interazione di) molti attori. La mia intenzione è inoltre riflettere sul fatto che il processo di creazione e presentazione dell’arte non sia “qualcosa di una sola persona”: ci sono molte persone che ricoprono contemporaneamente questo ruolo, dall’artigiano che lavora nelle fonderie alla realizzazione dell’idea di un artista ai gestori e registrar. Tendiamo spesso a dimenticare coloro che non sono sotto i riflettori.
60 consigli, tutti argomentati. Se ne seguissimo la metà potrebbe già essere una rivoluzione?
Non suggerisco una rivoluzione. Dovremmo “solo” provare ad essere all’altezza degli ideali che promuoviamo a gran voce e non solo con noi stessi. Nel libro parlo della scena dell’arte contemporanea, di come avviene l’interazione tra gli attori del sistema dell’arte e anche di come poter essere felici perché quando si è felici di sé, si è anche più predisposti ad essere felici insieme.
Ne puoi indicare qualcuno che ritieni centrale?
Ci sono tre messaggi cruciali per me.
Godetevi la diversità che la scena artistica e culturale ha da offrire.
Si tende spesso a prediligere ciò che è già consolidato, restringendo il canone di ricerca: tutti seguono gli stessi canoni. È molto noioso.
Per essere più chiaro vorrei fare un esempio. Spesso si criticano le strade più importanti delle città perché sembrano tutte uguali ed hanno tutte gli stessi brand uno accanto all’altro, come Zara, o Starbucks. La scena artistica è un po’ come le strade principali delle grandi città: tende a svilupparsi verso un’unica direzione; ad esempio la maggior parte delle collezioni inseguono gli stessi artisti.
Non considerate l’arte solo come un prodotto finanziario, è molto di più.
Qualche giorno fa leggevo un articolo su una galleria giovane e la sua visione: un gallerista di Londra raccontava di aver esposto un pittore coreano di circa 30 anni che non aveva mai venduto un dipinto prima di collaborare con la loro galleria. L’artista era stato esposto per la prima volta nel 2021 e oggi vende per più di £ 30.000. Questo racconto suona come un’intervista ad un gestore di hedge fund.
Essere più umani.
Un consiglio che probabilmente risulta molto generale ma è applicabile non solo alla scena dell’arte.
Qualcuno di questi potrebbe essere utile anche a un giovane che ambisce a lavorare nell’arte? Se proprio qualcuno volesse farsi del male.
Ognuno deve fare le proprie esperienze e nessun libro può sostituirle. Tuttavia tentare di rendere le persone consapevoli in anticipo di alcune criticità del mondo dell’arte sicuramente non può danneggiare. Un consiglio che vorrei dare in particolare ai giovani è di cercare un mentore.
Pensi sia un mondo talvolta troppo idealizzato?
Risposta breve: al 100%. Troppo idealizzato e troppo romanticizzato. Non è così “bello” ed estetico come si presenta a prima vista. Trovo che, a volte, altre industrie siano più oneste. La fashion industry ad esempio è fortemente legata alle vendite, ma non ne fanno un gran polverone. Circa tre settimane fa sono stato al “Pitti Uomo”, i meccanismi di una fiera d’arte sono molto simili. Essenzialmente sono entrambe fiere.
Come riuscire a distinguersi in un sistema che a tratti pare respingente?
Di certo viviamo in un costrutto sociale per cui abbiamo bisogno di input, feedback e incoraggiamento dall’esterno, ma suggerirei anche di tenere orecchie e occhi aperti ed essere sempre curiosi. Al tempo stesso è fondamentale seguire le proprie idee e i propri pensieri.
Le esperienze più entusiasmanti sono il frutto dei nostri desideri. Si può scorrere tutto il giorno lo schermo di un telefono per vedere cosa fanno gli altri, ma può anche rivelarsi spaventoso e scoraggiante.
Un aspetto collegato a tutto ciò: iniziare! Conosco un sacco di persone che tendono a pensare troppo, ciò può causare un blocco.
Spesso percorrendo la propria strada accadono grandi cose.
Una provocazione: è più importante l’artista o il collezionista? Grazie a LARRY’S LIST tieni entrambe le categorie ben sotto controllo.
Credo che molte persone più intelligenti di me non siano riuscite a trovare una risposta adeguata a questa domanda. Uno non può vivere senza l’altro, ma tutto ha inizio sempre con un processo creativo.
Il 59° consiglio suggerisce di non sottovalutare le borse di tela, che abbondano alle mostre, alle fiere e in tutti gli eventi artistici. Quale linguaggio simbolico si cela dietro il loro utilizzo? Io ne ho una bella collezione, vale la pena vantarsene?
Anche io ho alcune tote bag. Alcune sono un ricordo di progetti in cui sono stato coinvolto o di eventi che ho visitato. La tote bag è solo un esempio di codice con cui esprimersi nel mondo dell’arte, altri sono il tipo di pass per una fiera d’arte, o il ristorante a cui sei invitato durante un evento artistico e altri ancora.
Ricordo che quando ero all’inizio della mia carriera, compravo i miei biglietti standard per visitare le fiere e mi trovavo a fingere di avere altri incontri durante le ore VIP, non volevo ammettere di non avere un VIP pass.
Oggi sono più rilassato e ho meno FOMO.
Andare ad un’altra fiera o vedere un altro spettacolo non mi rende necessariamente più felice.
Comunque, dopotutto, al punto 33 dici: “Appreciate that it is not worse”. C’è di peggio, insomma, che lavorare nel mondo dell’arte. Cosa lo rende tanto speciale dal tuo punto di vista?
Abbiamo il privilegio di far parte del mondo dell’arte e della creazione culturale. Siamo in grado di circondarci di bellezza ed estetica. Spesso incontriamo personaggi interessanti e ci troviamo ad intraprendere conversazioni penetranti. Abbiamo l’opportunità di vedere luoghi e spazi mozzafiato. E infine abbiamo l’occasione di creare un network esteso a tutto il mondo.