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Un presente indicativo. Alla GNAM una mostra ibrida

Un presente indicativo, Paolo Canevari, Black Pages, Courtesy l'artista e Galleria Cardi (Milano:London), Galleria Michela Negrini (Lugano) Un presente indicativo, Paolo Canevari, Black Pages, Courtesy l'artista e Galleria Cardi (Milano:London), Galleria Michela Negrini (Lugano)
Un presente indicativo, Paolo Canevari, Black Pages, Courtesy l'artista e Galleria Cardi (Milano:London), Galleria Michela Negrini (Lugano)
Un presente indicativo, Paolo Canevari, Black Pages, Courtesy l’artista e Galleria Cardi (Milano:London), Galleria Michela Negrini (Lugano)

Un presente indicativo. Posizioni e prospettive dell’arte contemporanea a Roma. 14 artisti nati negli anni Sessanta raccontano la scena della Capitale

Grandissima affluenza di pubblico per l’opening della mostra Un presente indicativo. Posizioni e prospettive dell’arte contemporanea a Roma, appena inaugurata alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea della Capitale. Il ricco progetto espositivo, curato da Antonello Tolve, ha il fine di presentare le differenti linee di ricerca intraprese da 14 artisti, nati tutti negli anni Sessanta e gravitanti attorno alla città di Roma, fino a toccare i nostri giorni.

 

Adrian Tranquilli, All is Violent, All is Bright 2009-2023, Collezione Pietro Faruffini
Adrian Tranquilli, All is Violent, All is Bright 2009-2023, Collezione Pietro Faruffini

Allestita su due piani della Galleria, la mostra si relaziona con il pubblico attraverso molteplici medium. Assumendo i profili di un dispositivo fruitivo di taglio ibrido. C’è qualcosa della collettiva formale, qualcosa dell’antologica di passaggio. Qualcosa della retrospettiva, qualcosa del palinsesto sullo stato dell’arte. Venendo a somigliare infine ad una sorta di Quadriennale dai parametri alterati.

Archeologia futuribile

Lo sfarzo del progetto è annunciato nell’immediato dall’impattante Colonna barocca di Paolo Canevari. Di cui si ritrova nell’iter anche un magnifico quadrittico della serie Black Pages. La vellutata e opaca qualità nera canevariana anticipa l’urto post-rock della vastissima installazione di Adrian Tranquilli. Un modellino della basilica di San Pietro, con l’abbraccio circolare dei suoi colonnati esterni, è ricostruito mediante insolite carte da gioco. Se il gesto razionalista di abbattere i palazzi della Spina Borgo per costruire via della Conciliazione, ai tempi del regime, sottrasse alla piazza il suo effetto di meraviglia nascosta, qui si va ancora oltre. Quasi ad insinuare che un soffio possa spazzare via tutta la Chiesa, mentre Jolly, giullari e Joker vi stanno già lavorando.

 

Roberto Pietrosanti, Senza titolo, 2000, Collezione Marra:Moglia
Roberto Pietrosanti, Senza titolo, 2000, Collezione Marra:Moglia

Su una parete intanto le sfere di Roberto Pietrosanti sembrano voler interrompere il discorso di Tranquilli per tornare agli pneumatici di Canevari. Tra lo specchio deformante di Gea Casolaro, le barrette di Stanislao Di Giugno e i tessuti allegri, non troppo di Bruna Esposito e i lavori di Maurizio Savini e Alberto di Fabio, la testa di Andrea Salvino appare come un hapax, un reperto da museo, di richiamo all’ammaliante e dilagante tema dell’archeologia futuribile. L’unico elemento di contatto con le opere intorno è la teca vitrea entro cui la scultura salvinese si colloca: a distanza di poche sale, infatti, c’è un’altra teca di vetro, stavolta vuota e riflettente, quella di Marco Colazzo.

Un itinerario che incalza

La fotografia non è stata esclusa dalla giostra del Presente indicativo e non avrebbe certo potuto esserlo. Tra le vedute prospettiche a grandezza naturale e i piccoli poetici collages di Marina Paris, spicca su plinto blu il gioco fotografico e concettuale, formato separé, di Giuseppe Petroniro. Quanto alla pittura, mentre ad un primo sguardo sembra che Gioacchino Pontrelli abbia partita vinta, soprattutto per quel suo piccolo quadro su caminetto dentro il quadro, con pavone, gallo cedrone ed acide iridescenze, non sono da sottovalutare le tele fiorite di Marco Colazzo, né la pittura granulosa di Andrea Salvino, specie per quel Pinocchio con colibrì sul naso.

 

Gioacchino Pontrelli, Voglio che mi dici quello che non conosco, 2021, Courtesy l'artista
Gioacchino Pontrelli, Voglio che mi dici quello che non conosco, 2021, Courtesy l’artista

Certo è che indagare la dissolvenza di situazioni rese da Andrea Aquilanti su quel dipinto che funziona come un compendio e che percorre due pareti assecondandone l’angolo, è un gesto introspettivo in grado di placare con morbidezza il clima di un itinerario che incalza e incalza.

https://lagallerianazionale.com/

 

Marina Paris, Collage 2019-2022, Courtesy Galleria Paola Verrengia (Salerno), Galleria Spazio Nuovo (Roma).
Marina Paris, Collage 2019-2022, Courtesy Galleria Paola Verrengia (Salerno), Galleria Spazio Nuovo (Roma).

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