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Un campo da basket a Roma è una vera e propria opera d’arte

© Max Intrisano
© Max Intrisano
Siamo a Roma, a Valco San Paolo, e vediamo nascere, dopo due anni di lavoro, il frutto di una sperimentazione creativa di Greg Jager. Una proposta che non si accontenta della definizione di opera di street-art, ma che sconfina spontaneamente verso dimensioni altre: dall’antropologia all’urbanistica, dalla sociologia alla pratica performativa.

Greg Jager, a partire da una predilezione per l’estetica astratta e per gli spazi urbani, ragiona sull’eterogeneità umana e architettonica di un perimetro complesso, proponendo un’operazione acuta, frutto di una ricerca puntuale che ne plasmasse le declinazioni di senso oltre la superficie. Uno spazio che rinasce attraverso un bisogno reale: un intervento strutturale necessario su un campo da basket pubblico, cuore di dialoghi e intersezioni della collettività che abita la zona. 

San Paolo ha un’anima sfaccettata, costruita su una rete di incongruenze che, negli anni, ne hanno determinato unicità e fermento. Siamo in un quartiere determinato da solenni reperti di archeologia industriale, un’università che guadagna spazio, emergenze abitative e gru in continuo movimento. In questo spaccato fatto di incongruenze e squilibri, si attesta un’identità solida e si percepisce una fertilità di trasformazione. Una veste da periferia senza esserlo, un teatro di contraddizioni tra il fascino del degrado e l’assenza di servizi essenziali, un quartiere non quartiere dove sono spazi autogestiti e idee nuove a dare linfa alla comunità.

Proprio qui, in via della Vasca Navale 6, antistante il centro sociale Acrobax, Jager, attraverso il bando Lazio Street-Art, trova un modo di generare concretamente valore, attraverso una proposta inedita che non si fermi alla consueta e spesso ingiustificata spettacolarità del colore. Lo spazio, già eloquente, ha rappresentato la fonte d’ispirazione primaria per il concepimento dell’opera.

La genesi del progetto trova una scintilla proprio nel contatto effettivo con i luoghi. Nel 2019 la ricerca dell’artista sul tema prende avvio e si consolida, in attesa di una potenziale traduzione effettiva. L’idea nasce nell’ambito di un sodalizio con l’associazione sportiva All Reds Basket Roma e prende forma solo nel 2021. La costruzione dell’opera nasce dall’esercizio di un lessico ibrido, che si costituisca attraverso contaminazioni e rimandi tra un’arte volumetrica e un design di forme spropositate. “Sono ossessionato dalla manipolazione dello spazio”, ci dice Greg Jager “immagino lo spazio pubblico come un enorme playground che rifiuta l’imposizione di regole e schemi”. In questo senso, è evidente che persiste, nelle intenzioni dell’artista, la spinta propulsiva ed emotiva dello stravolgimento. Uno stravolgimento che trova una sintesi efficace nell’atto di dirigere una manipolazione, grazie a una sempre più profonda consapevolezza della spazialità. “Conosco bene quella zona”, ci racconta Jager, “ogni volta che passavo davanti a quel campo lo immaginavo con degli interventi visivi, pensando a quale impatto avrebbe avuto a livello paesaggistico e sociale”. Un ecosistema eloquente e variegato, che rispecchia da subito il modo dell’artista di agire e contempla

re lo spazio. Il campo da basket ha una funzione fondamentale da consolidare e riattivare. La pavimentazione ha una caratteristica: l’orizzontalità inevitabile, che è diventata per l’artista l’opportunità perfetta per evitare “una fruizione forzata di immagini. Come quelle in cui si inciampa continuamente lungo le strade trafficate di Roma”. Spiega con naturalezza come da subito si sia sentito protetto, a suo agio, come in una zona familiare, e viene facile immaginare come questa relazione con il luogo abbia garantito la riuscita dell’idea.

 

© Max Intrisano

Coniugando un’anima da flaneur a una mente da designer, l’artista ritaglia negli ultimi anni una ricerca e un profilo creativo sempre più delineati, pensando al muralismo come a un’occasione privilegiata per indagare volumi e architetture. Con una naturale attenzione alla società, Jager predilige una lettura laterale e sofisticata su questioni attuali e prende gradualmente confidenza con la forma in un modo peculiare. Ascoltando le sue parole, si intuisce subito come il riscontro della collettività, l’adesione degli utenti e l’assorbimento da parte degli abitanti fossero sfumature di importanza primaria. In prima istanza, nasce la collaborazione con l’associazione Dominio Pubblico insieme all’associazione All reds Basket, il Municipio VIII e un gruppo auto-organizzato di volontari, con cui si instaura un rapporto di potenziamento reciproco, a partire dalla forza dell’obiettivo comune. Il lavoro riguarda lo stesso territorio, e una cabina di regia unica ha costruito nuovi dialoghi fondamentali per la linfa dell’operatività progettuale. Tutti gli attori si sono trovati a essere coinvolti attivamente del progetto del campo, portatore di un rinnovamento funzionale, ancora prima che estetico e concettuale. La partecipazione corale e volontaria ha dato conto di una risposta forte delle persone e della produzione di forme di conversazione e interazione. 

Parlando in modo concreto, era profondamente necessario effettuare alcune migliorie strutturali sul campo, cosa che è stata messa in atto prima di provvedere all’intervento estetico. Una pittura speciale per campi da basket outdoor lascia immaginare una durata ottimista del disegno e una garanzia di funzionalità. Le linee regolamentari di un campo fatto per essere usato si inseguono e si sposano con una coreografia di geometrie irriverenti e cromie in contrasto pensata per riattivarlo. Sulla base della griglia preesistente si è voluto costruire un dettagliato patchwork, che ricordasse un collage di sintonie e idiosincrasie. 

“Lavorare nello spazio pubblico comporta delle scelte precise. Non è casuale la scelta di agire in quel quadrante”, precisa Jager, che ribadisce ancora come il lavoro sia un approdo in superficie di una stratificazione sociale complessa, fatta di coesistenze, inafferrabili equilibri e molteplici opportunità che caratterizzano quello spazio.

Oggi siamo certi che l’operazione è stata assorbita dalla comunità che vive il luogo proprio come il suo ideatore avrebbe immaginato: da giocatori abituali a nuovi frequentatori calamitati dalle possibilità di aggregazione. In ogni caso, centrali per la ricerca dell’artista rimangono la fisicità e il corpo, componenti performative innescate dalla spontaneità di un movimento su delle geometrie rigorose. La spazialità della performance invade dei dettami razionali, agisce i perimetri e gli spazi attribuendo loro nuovi significati. La presenza fisica è, quindi, più che necessaria al senso e alla riuscita dell’opera e secondo Jager: “le persone devono immergersi, devono decostruire la tradizionale fruizione delle immagini per dare forma ad una interpretazione libera”. Le linee, per quanto rigide e inequivocabili, diventano a ogni passaggio oggetto di interpretazioni nuove, da aree di gioco a guide grafiche ripensano la funzione prestabilita. Il campo ha il carattere di un dispositivo mobile, coacervo di infinite soluzioni interpretative in cui il corpo umano è parte integrante dell’artwork.

Tiber Courtyard è un “esperimento” pubblico, fruibile ed esperibile, che non ha niente a che vedere con l’abuso visivo e la retorica della “riqualificazione”. Tiber Courtyard aspira a essere una piattaforma che generi valore, sotto forma di aggregazione comunitaria e riflessione propositiva sul futuro delle città. Si pensa alla riconnessione tra la metropoli e i suoi abitanti, tra i luoghi e le funzioni contaminanti, tra le moltitudini e un tessuto condiviso.

 

© Roberta Ungaro

Tiber Courtyard è un intervento a cura di Michele Trimarchi, nato nell’ambito di Cantieri San Paolo, progetto del Municipio VIII di Roma Capitale con il sostegno della Regione Lazio e realizzato dall’associazione Dominio Pubblico.

Greg Jager (37 anni) è un artista contemporaneo con base a Roma. Collabora a livello internazionale con istituzioni culturali, musei e gallerie tra cui MACRO, Azienda Speciale Palaexpo, Regione Lazio, Università Federico II di Napoli, Bitume Platform, Contemporary Cluster, Cerquone Gallery Madrid, B-Murals – Centro d’arte urbana di Barcellona, Istituto Italiano di Cultura di Barcellona e Atene, Comune di Collegno (TO) e Walk The Line di Genova.

www.gregjager.com

https://www.comune.roma.it/web/it/municipio-viii.page

http://www.regione.lazio.it/

https://allredsbasket.noblogs.org/

http://www.dominiopubblicoteatro.it/

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