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L’arte che migliora la qualità della vita e fa bene alla città. Il progetto Made in Cloister a Napoli

Made in Cloister (crediti Aljoscha) 3 Made in Cloister (crediti Aljoscha) 3
Davide de Blasio
Un progetto di rigenerazione urbana e inclusione sociale attraverso l’arte. Questo, in primis, è Made in Cloister, Fondazione nata nel 2012 su iniziativa di Davide de Blasio e Rosa Alba Impronta con lo scopo di restaurare il chiostro cinquecentesco di Santa Caterina a Formiello a Napoli. Struttura che versava in stato di totale abbandono, ora fertile centro di arte espositivo e performativo in perpetuo dialogo con il quartiere. La storia del luogo e la sua posizione hanno definito il progetto di riconversione: recuperare una parte del patrimonio culturale della Città di Napoli per destinarla al rilancio delle tradizioni artigianali rinnovandole con spirito contemporaneo attraverso la realizzazione di progetti con artisti e designers internazionali. Il programma espositivo si concentra su tre mostre all’anno, eventi extra chiostro, talk, progetti diffusi per la città. Lo scorso febbraio ha inaugurato Composing Bioethical Choices, la prima in Italia dell’artista ucraino Aljoscha. Abbiamo incontrato il deus ex machina di tutto ciò (assieme alla Presidente Rosa Alba Impronta) Davide de Blasio.

Volente o nolente siete un eccelso caso studio di rigenerazione urbana. Puoi tirare brevemente le somme di questi oramai 11 anni di progetto (e progetti)?

La Fondazione Made in Cloister nel 2011 ha acquisito gli spazi del Chiostro Piccolo e dell’adiacente Refettorio avviando un delicato progetto di restauro e di recupero delle originarie spazialità con l’intento di riconsegnare alla comunità un luogo denso di storia e di ricchezza architettonica e culturale. Ma lo scopo principale era, soprattutto, di avviare al suo interno un intenso programma di attività artistiche e culturali che potessero sostenere la rigenerazione urbana dell’intero quartiere e favorire la creazione di quelle pre-condizioni necessarie allo sviluppo di un’economia sostenibile per l’intero quartiere.

Made in Cloister (crediti Aljoscha) 3
Made in Cloister (crediti Aljoscha)

Un progetto che è anche un modello di inclusione sociale. Principali criticità e soprattutto obiettivi ottenuti in questi anni.

Inizialmente il nostro progetto è stato guardato con sospetto e con il timore che il “cambiamento” sempre porta con sè. Dopo pochi anni però con il graduale “ritorno” della bellezza artistica dello spazio e con l’avvio delle nostre prime iniziative culturali, la comunità locale ha decisamente “adottato” il progetto Made in Cloister. Le istituzioni preposte alla vigilanza ed al controllo del territorio hanno rilevato un sensibile miglioramento delle condizioni di sicurezza della zona ed il graduale allontanamento di una diffusa micro-criminalità che invece prima presidiava il territorio. Questo è senz’altro grande motivo di orgoglio insieme al cambiamento sociale-economico che si è avviato. Nel corso di meno di dieci anni, infatti, l’area ha visto la nascita di numerose nuove piccole attività economiche di quartiere, l’insediamento di diverse attività collegate al mondo dell’arte contemporanea (gallerie e studi d’artisti) ed un incremento significativo dei valori immobiliari sia per abitazioni che per attività commerciali.

Made in Cloister (crediti Aljoscha)

Come si inserisce la Fondazione, e di conseguenza il progetto, in un quartiere, luogo, così connotativo?

L’area nella quale ci troviamo, in pieno Centro Storico napoletano, rappresenta un distretto storicamente molto importante per la Città di Napoli ma che progressivamente era caduto in una condizione di fortissimo degrado sociale ed economico. Nel corso di tutto il XX secolo, con l’abbandono dell’area da parte della nobiltà e della borghesia napoletana, che si spostava verso nuove aree residenziali, e la crisi che ha investito il tradizionale tessuto artigianale, l’area è andata sempre più svuotandosi ed impoverendosi sia socialmente che economicamente.

Made in Cloister (crediti Aljoscha) 3
Made in Cloister (crediti Aljoscha)

Residenze, laboratorio, mensa, mostre: come si articolano, sviluppano e dialogano i quattro punti fondanti di Made in Cloister? Come si struttura dal punto di vista espositivo la vostra programmazione?

Il programma Made in Cloister è formato da progetti espositivi “site specific” che interagiscono con il Chiostro, mostre d’arte allestite nello spazio LAB.Oratorio, attività espositive OUTDOOR, e da progetti che riguardano la musica, il teatro ed attività culturali in genere. Inoltre, dal 2019 è attivo il progetto di mensa sociale, Refettorio Made in Cloister, dedicato alla comunità dei “senza fissa dimora” dell’area di Porta Capuana e sviluppato in partnership con l’Associazione Food for Soul dello Chef Massimo Bottura.

Made in Cloister (crediti Aljoscha)
Made in Cloister (crediti Aljoscha)

Come sta proseguendo la collaborazione espositiva (e non solo) con Aljosha?

La mostra Composing Bioethical Choices è il frutto di una collaborazione con la Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee. L’artista ucraino, a seguito di due residenze a Napoli, ha sviluppato un progetto espositivo che, partendo dalla sua visione artistica del futuro, dialoga in modo eccellente con la struttura cinquecentesca del Chiostro. La mostra sarà aperta fino ad aprile e sarà anche un contenitore di altre attività correlate come workshop e presentazione di libri.

Made in Cloister (crediti Aljoscha)
Made in Cloister (crediti Aljoscha)

Sinergie con altre istituzioni e dialogo con altre realtà.

Nel perseguire i propri obiettivi la Fondazione considera un fattore critico di successo l’interazione in tutte le sue declinazioni. Le collaborazioni quindi con Enti del territorio (come il Museo Archeologico Nazionale, il Museo di Capodimonte, Il Museo Madre, la Fondazione Banco Napoli, etc.) e con Istituzioni nazionali ed internazionali (come Pentagram, Future City, il Ministero della Cultura Italiano, Federculture, etc.) è una “buona pratica” che in questi primi 8 anni di attività della Fondazione si consolida e produce effetti importanti attraverso lo scambio delle conoscenze e delle reciproche esperienze e competenze.

Made in Cloister (crediti Aljoscha)

Progetti a breve e lungo termine.

I prossimi progetti espositivi del 2023 vedranno la collaborazione con due artiste molto diverse nel panorama dell’arte contemporanea. Carole Feuerman ed Ara Starck. La mostra della Feuerman, riprenderà un tema molto caro alla Fondazione che è quello dei “migranti” e delle diversità che uniscono. Con Ara Starck, invece, riprenderemo una delle più antiche tradizioni artigianali napoletane che è la lavorazione del “vetro cattedrale” con un progetto studiato espressamente per il Chiostro. Lo spazio LAB.Oratorio invece ospiterà due mostre di giovani artisti : Assunta Saulle insieme a Laetitya Ky da marzo a luglio e Gabriella Siciliano da settembre a dicembre. La collaborazione con l’accademia di Belle Arti di Napoli per la promozione di giovani artisti proseguirà nel corso del 2023 con tre mostre allestite nell’area del Refettorio.

https://www.madeincloister.com/what-s-made-in-cloister
Made in Cloister (crediti Aljoscha)
Made in Cloister (crediti Aljoscha)

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