Il mercato della scultura impressionista e moderna è al momento uno dei più vivaci, internazionali e attivi, con un respiro globale, da un lato e una capillarità da connoisseurs dall’altro, che rendono questo segmento più che mai interessante. È un fenomeno che si è manifestato a partire dall’inizio del nuovo millennio, ma che ha conosciuto una vera impennata dal 2008 in poi. La cronologia di questa netta rivalutazione per i capolavori scultorei è quasi paradossale, perché coincide chiaramente con la crisi del 2009 post Lehman Brothers. Già dalle aste del febbraio 2009, e sempre più palesemente verso la fine del 2009 e durante tutto il 2010, abbiamo notato un appetito speciale per i pezzi unici o le serie limitate in bronzo, ferro, legno, ceramica, gesso… di Degas, Rodin, Picasso, Giacometti, Moore, ma anche Marino Marini, che tra gli italiani è il più richiesto. Ci siamo posti da subito la domanda: perché quest’attenzione speciale per la scultura? … a cui abbiamo dato varie risposte, dalle più commerciali e chiaramente legate a incentivi economici, alle più astratte e di ordine quasi psicologico.
Sia i grandi collezionisti, sia i nuovi compratori sono attratti dalla scultura impressionista e moderna principalmente perché è ancora sottovalutata, e percepita quindi come un’investimento intelligente e sicuro. Un compratore avverte di acquistare un oggetto storicizzato, dal valore ‘blue chip’, sa di investire in opera dalla qualita’ indiscussa, e al contempo di pagare una cifra ragionevole. Un esempio tra tanti: un gruppo familiare di Henry Moore, fuso dall’artista, con una patinatura vibrante e ricca, esempio eccellente della produzione del sommo scultore britannico, costa oggi come un Picasso modesto.
Volendo uscire dal mio segmento di mercato, le opportunita’ di investimento sono ancora piu’ attraenti: si pensi al successo dell’antico. La settimana scorsa, un’asta di Arte Antica da Christie’s a Londra ha totalizzato il prezzo record di £8 milioni, con percentuali di venduto da record e ottimi risultati. I nuovi collezionisti globali hanno oggi case che possono ospitare sculture monumentali, e quindi una grande testa marmorea, frammento colossale di una statua, al momento suscita una competizione accanita, mentre fino a un decennio fa era considerata troppo impegnativa per un appartamento.
Ma c’è un altro motivo che spiega l’accanimento e l’audacia con cui i nostri clienti perseguono l’acquisto di una scultura: pensiamo che possa essere legato al fatto che, più di tutto, la scultura rappresenti un’antidoto a investimenti finanziari percepiti come astratti, volatili, e quindi potenzialmente vissuti come ‘pericolosi’. L’investimento in arte è già di per se una reazione al classico investimento finanziario nei mercati azionari o borsistici – chi compra e’ fortemente motivato dal fatto di possedere concretamente l’opera, di derivarne un piacere costante, dalla fruizione quotidiana e privata, assolutamente esclusiva, del capolavoro. L’oggetto d’arte e’ un premio quotidiano. Chi lo ha acquistato privatamente, o alla fine di una coraggiosa competizione in sala d’asta, si vede confermato nel proprio potere economico, estetico… e anche sessuale, se vogliamo chiamare in causa Freud, e trovare una correlazione tra il desiderio di possedere un’opera di Picasso e il desiderio di impossessarsi, attraverso quest’opera, dell’aura e del potere magnetico dell’artista stesso. Il richiamo feticistico dell’opera d’arte e’ innegabile.
Con la scultura questo discorso diventa ancora piu’ autentico e potente. La scultura e’ l’oggetto per definizione: un collezionista puo’ toccare, accarezzare, portare con se’ l’opera, spostarla da una scrivania a un comodino, a un tavolo, a una mensola in un giardino, a un caveau di una banca. La scultura appare come sicura, anche dal punto di vista conservativo – e’ relativamente difficile danneggiare un oggetto scultoreo. Le intemperie migliorano la patinatura nel corso degli anni, non la peggiorano.
Infine, l’opera scultorea e’ il risultato di una lotta quasi eroica tra l’artista e la materia. Il ferro e il bonzo vanno forgiati, domati con il fuoco, trattati con gli acidi… il collezionista che contempla e sa ‘suo’ un bronzo di Giacometti sente di accedere, attraverso questo bronzo, a una sfera mitica, altra, superiore – e desidera che parte del potere creativo, titanico dell’artista gli appartenga e lo renda altrettanto potente.