Fino a che punto l’esistenza di elementi transitori e marginali che costellano i centri abitati influenza la nostra percezione del paesaggio? Laura Omacini riflette su questo tema in occasione della sua personaleLe beatitudini inaugurata lo scorso 2 marzo presso la nuova sede di CRAG Gallery a Torino. La mostra, composta da opere pittoriche di vario formato, nasce da un progetto sviluppato in seguito alla vittoria del premio Level 0 di ArtVerona, dove l’artista si è distinta per la “raffinata tecnica compositiva” che combina dato reale e ingerenza dell’immaginario lasciando spazio all’espressione del soggetto; questi gli aspetti sottolineati da Elisabetta Barisoni, responsabile del Museo di Ca’ Pesaro di Venezia che per primo ha ospitato la sua nuova serie di tele.
Il lavoro dell’autrice veneziana si distingue per una delicata sovrapposizione di trasparenze improvvisamente spezzate da strutture geometriche che ne negano il lirismo, una sorta di dissolvenza incrociata che si interrompe rivelando il supporto, quindi la propria inevitabile finzione. Nelle opere in mostra è infatti ricorrente il dialogo tra superficie e profondità, che è stato a lungo indagato dall’artista nel suo percorso servendosi dei riflessi dell’acqua, delle sue zone opache e trasparenti; qui lo stesso effetto è determinato dallo spessore della nebbia e dai teli trasparenti che rivestono le impalcature lasciando talvolta scorgere le forme architettoniche e gli stralci di documenti quotidiani che compongono uno strato di collage velato.
La produzione recente di Omacini si sofferma su una caratteristica sottile ma ubiqua della sua città natale: la presenza di impalcature che segnala uno stato di lavori continuamente in corso per ricostruire una Venezia somigliante a un’idea di se stessa, un gesto di cura quasi ossessivo che si sposta da palazzo a palazzo e finisce per qualificare il paesaggio cittadino poiché, come rileva l’artista “queste presenze sono al contempo benefiche e invasive, costanti e impermanenti”, ma tali considerazioni, esplicitamente rivolte al contesto veneziano, a ben vedere si dimostrano estendibili a tutte le città storiche.
L’artista realizza così mondi sommersi fatti di frammenti di cronaca, immagini tratte da giornali locali che si presentano come ricordi, come rovine, come un presente che è già passato in un paesaggio dal gusto post-apocalittico, spopolato e silenzioso, dove sembrano convivere più temporalità. Tutto è avvolto dalla nebbia e congelato in un eterno stato di transitorietà, lo stesso incantesimo in cui sembra imprigionata Venezia, una città simbolo di questo contrasto per il suo stretto legame con l’ambiente che, come scrive Salvatore Settis in Se Venezia muore, rischia di distruggersi se perde la memoria, i suoi abitanti e la sua diversità.
Ciò che in definitiva emerge da tale ricerca è un tentativo di riflettere sulla relazione che intercorre tra le immagini e i luoghi, quindi sulla dicotomia tra conservare una rappresentazione delle città perché possa diventare memoria e vivere il territorio condannandolo alla trasformazione, a un’essenza sfumata e labile, in attesa di compiere il movimento ascensionale evocato dal titolo della mostra e trovare un momento di perfetta sintesi della realtà, di beatitudine appunto.
Informazioni:
Laura Omacini. Le beatitudini
2 marzo – 1 aprile 2023
Orari: su appuntamento
CRAG Gallery – Chiono Reisova Art Gallery
Via Parma 66D, Torino
https://cragallery.com / info@cragallery.com