La mostra “Eve Arnold. L’opera, 1950-1980” è in corso a Torino da CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia fino al 4 giugno 2023
Eve Arnold è una delle fotografe più importanti del Novecento, la prima donna insieme alla fotografa austriaca Inge Morath a entrare a fare parte della grande agenzia Magnum Photos. Ma quello che conta ancora di più è che la sua vita è stata una costellazione di incontri, eventi e storie che offrono uno spaccato sul secolo scorso e il suo occhio acuto, controcorrente e determinato ha colto realtà e problematiche ancora di attualità.
Camera, il Centro Italiano di Fotografia di Torino, con la curatela di Monica Poggi, racconta la sua vasta produzione fotografica con 170 immagini, molte delle quali inedite a partire dai suoi primi scatti in bianco e nero di una New York datata anni Cinquanta fino ai lavori a colori, prodotti all’età di 85 anni.
Durante tutta la sua vita Eve Arnold alterna tematiche e contesti differenti, dal reportage di impatto sociale ai ritratti delle star. Ha scritto: “Non volevo essere una donna fotografa. Questo mi avrebbe limitato. Volevo essere una fotografa donna, con tutto il mondo aperto di fronte alla mia macchina fotografica”, un manifesto che rivela il suo approccio libero e aperto sulla realtà del mondo. La si ricorda e la si ammira soprattutto per i ritratti alle grandi star con Marilyn Monroe in prima linea, ma altrettanto forti e intensi sfilano i volti di Joan Crawford, Orson Welles, Marlene Dietrich fotografati sui set dei loro film più celebri o Silvana Mangano di profilo davanti a una statua di Brancusi al MoMA.
A 37 anni Eve Arnold, casalinga, ha appena lasciato il lavoro per occuparsi di suo figlio nato da poco e si iscrive al corso di fotografia tenuto da Alexey Brodovitch, mitico direttore artistico di Harper’s Bazaar e il suo primo reportage è uno straordinario servizio dedicato alle sfilate di moda ad Harlem, il quartiere afroamericano di New York che ottiene una pubblicazione sulla rivista inglese Picture Post. La sua carriera prende il via ed è un susseguirsi di incarichi e di sviluppo di fatti complessi sempre affrontati con un interesse autentico e una vera curiosità nei confronti della gente e dei mondi che visita.
Magistrale il suo ritratto alla società americana che interrompe quando nel 1961 si trasferisce nel Regno Unito e inizia a viaggiare in tutto il mondo per un contratto decennale che firma con il The Sunday Times Magazine ma all’inizio degli anni Ottanta torna in America per realizzare il libro In America pubblicato nel 1983, mostrando il volto cambiato e contraddittorio degli Stati Uniti – in due anni attraversa trentasei stati – rispetto al suo primo racconto realizzato 30 anni prima.
Lo spazio espositivo torinese espone la sua ricchezza fotografica in toto con suoi viaggi più significativi, dalla Cina a Cuba, i personaggi carismatici, simbolo del potere come Malcolm X o la straordinaria sequenza di Jacqueline Kennedycon la figlia Caroline alla Casa Bianca e, con l’intento di abbattere cliché e pregiudizi, la sua narrazione dell’identità afroamericana e, tra i vari servizi, il più iconico si intitola Black is Beautiful del 1968.
“Sono stata povera e ho voluto documentare la povertà; ho perso un figlio e sono stata ossessionata dalle nascite; mi interessava la politica e ho voluto scoprire come influiva sulle nostre vite; sono una donna e volevo sapere delle altre donne”, scrive ancora con il suo stile asciutto, semplice e diretto.
E, la sua personalità prorompente e la sua fotografia così poliedrica forse si può riassumere in un suo pensiero: “Le idee cominciano ad affiorare e si susseguono sempre più velocemente. Da dove cominciare? Ci sono interi generi della fotografia che non ho esplorato e che ho solo sfiorato. Quale scegliere? Paesaggi? Nudi? Nature morte? Sperimentazione col colore? Nuove tecniche di stampa al computer? Le possibilità sono infinite…”.