É uscita la settima edizione di The Art Basel e UBS Global Art Market Report, che fornisce un’analisi macroeconomica completa dello stato del mercato globale dell’arte nel 2022. The Art Market 2023 è scritto dall’economista culturale Dr. Clare McAndrew, fondatrice di Arts Economics, e pubblicato da Art Basel e UBS.
Il 2022 è stato forse il primo anno in cui il mercato dell’arte, post Covid, ha ritrovato una certa tranquillità. Sono tornati, stabilmente, gli eventi in presenza, le fiere, le inaugurazioni in galleria, le aste. Ma è stato anche l’anno in cui l’economia mondiale ha dovuto affrontare un livello d’inflazione più alto, tassi di interesse elevati e tassi di crescita sotto le aspettative. Il risultato, nel complesso, è stato positivo. Il mercato dell’arte è infatti riuscito a crescere del 3%.
Come ha fatto il sistema a superare incertezze sociopolitiche ed economiche? É stato sufficiente l’amore per l’arte da parte dei suoi collezionisti e appassionati? Probabilmente no. Il mercato, in generale, si è infatti dimostrato ancora una volta estremamente fluido e dinamico. Per esempio, annettendo e implementando le vendite online, che si sono consolidate nonostante il ritorno delle aste in presenza. Oppure con l’annessione di beni (come quelli di lusso) che prima non facevano parte a tutti gli effetti della categoria artistica. E inoltre bisogna considerare che il dato è fortemente influenzato, e migliorato, dai risultati conseguiti dai player più grossi del sistemato. Dunque, lo scenario presenta un mercato frammentato, difficile da valutare nel suo insieme. Lo stato di salute delle sue componenti appare troppo eterogeneo, insensibile a un giudizio univoco.
Ma vediamo, per punti, di provare a dettagliare la questione.
Vendite globali
Globalmente, come detto, le vendite di opere d’arte sono cresciute del 3% nel 2022. Per un totale di circa 67,8 miliardi di dollari, dunque un livello anche superiore rispetto a quello pre-Covid. Tuttavia, non si tratta di un risultato che si traduce automaticamente in un certificato di salute dell’intero sistema. A definirlo, per la maggior parte, sono infatti i conseguimenti della fascia più alta del mercato, piuttosto che una crescita generale, più contenuta rispetto al 2021. Le prestazioni variano molto, infatti, a seconda del settore, della regione e dei segmenti di prezzo. Pensiamo solo a quanto può avere impattato la vendita della collezione Paul Allen da Christie’s. Il volume delle transizioni, a rimarcare il punto, è cresciuto solo dell’1%.
Mercati leader
Gli Stati Uniti si confermano il Paese leader sul mercato dell’arte, rappresentando il 45% delle vendite. Si stima una movimentazione complessiva di 30.3 miliardi di dollari. Segue il Regno Unito (18%, 11.9 miliardi di dollari), che ha superato di un punto percentuale la Cina (17%). Il Paese asiatico ha vissuto un’annata negativa in termini di vendite: 11.2 miliardi di dollari, ovvero il secondo risultato più basso (dopo il 2020) dal 2009. La Francia, nonostante l’esplosione di Parigi, rimane al quarto posto (7%).
Gallerie
Le gallerie hanno visto crescere le proprie vendite, complessivamente, del 7%, per un totale di 37.2 miliardi di dollari. Ma la crescita significativa (19%) si riferisce ai mercanti che vendono annualmente per più di 10 milioni di dollari, i quali hanno effettivamente visto migliorare le vendite. Al contrario, i business più piccoli hanno avuto più difficoltà, dovendosi confrontare con compratori più cauti e la crescita dei costi. Addirittura, per i mercanti con un giro d’affari sui 250 mila dollari, le vendite sono diminuite del 3%.
Aste
Nonostante il 2022 sia stato un anno segnato da record clamorosi e vendite eccezionali, in realtà il mercato delle aste si è fermato a un guadagno complessivo di 30.6 miliardi di dollari, ovvero in calo del 2% rispetto all’anno precedente (31,2 miliardi di dollari nel 2021). Ma comunque superiore dell’11% rispetto al 2019. Anche in questo caso è evidente lo sbalzo tra fasce di prezzo. Le vendite di opere con un prezzo superiore a 10 milioni di dollari sono aumentate del 12%, mentre praticamente tutti gli altri segmenti di prezzo hanno registrato un calo. Gli Stati Uniti, la Cina e il Regno Unito rimangono i mercati di riferimento, con una quota combinata del 76%.
Vendite online
Come era lecito aspettarsi dal ritorno degli eventi in presenza, le vendite online nel 2022 sono calate del 17%. Lontano il picco del 2021, 13,3 miliardi di dollari, ma comunque per sopra (85%) rispetto al 2019. Segno che il sistema ha voluto dare seguito agli investimenti fatti durante la pandemia e ha continuato a puntare su soluzioni ibride. Le sole vendite online hanno infatti rappresentato il 16% del fatturato totale.
NFT
Dopo un’ondata di popolarità nel 2021 con vendite per quasi 2,9 miliardi di dollari, la frenesia NFT è diminuita significativamente nel 2022. Le vendite su piattaforme NFT al di fuori del mercato dell’arte sono scese a poco meno di 1,5 miliardi di dollari, con un calo di quasi il 50%, anche se è ancora oltre 70 volte il livello del 2020. Complessivamente, il calo del valore delle vendite di NFT legati all’arte è stato maggiore di qualsiasi altro segmento di NFT, con le vendite di opere d’arte che rappresentano solo l’8% delle vendite sulla piattaforma Ethereum nel 2022 (rispetto al 24% nel 2020).
Fiere
Le fiere sono tornate a ospitare lo stesso numero di gallerie che ospitavano nel 2019 e i collezionisti possono nuovamente viaggiare in libertà. Ma ancora le vendite dirette (35%) sono sotto il livello pre pandemico (42%). Anche in questo caso pesano le vendite dei grandi mercanti, che rappresentano il 40% del totale.
Prospettive
Per il 2023 il 45% dei player prevede un miglioramento delle vendite, mentre il 10% prevede un miglioramento significativo. Il mantenimento dei rapporti con i collezionisti esistenti, la partecipazione a fiere d’arte e le vendite online rimangono le massime priorità per i rivenditori nei prossimi cinque anni, alla quale si aggiunge la necessità di ampliare la portata geografica della loro base di clienti. Nel settore delle aste, i sondaggi delle realtà di fascia media rivelano che il 48% prevede un miglioramento delle vendite, mentre il 24% prevede un calo; e il 60% prevede un aumento delle proprie vendite online, mentre solo il 4% prevede un calo. Allo stesso modo, la maggior parte (77%) dei collezionisti si dice positiva e il (55%) ha già pianificato di fare acquisti nel 2023.