A Torino, alla Biblioteca Reale, si entra metaforicamente laboratorio del genio di Leonardo Da Vinci, spiandolo dal buco della serratura. Scoprendo il momento della creazione ed elaborazione dell’opera al suo nascere: il disegno
Presso la Biblioteca Reale in Piazza Castello, a Torino, fino al prossimo 9 luglio vi aspetta la mostra “Il genio e il suo tempo. A tu per tu con Leonardo”. La mostra rappresenta un’occasione unica di entrare in contatto con l’opera di Leonardo in modo in parte inconsueto. Oltre al celebre autoritratto, già normalmente conservato a Torino, sono infatti presenti in mostra tredici opere di Leonardo, tra studi preparatori di opere celebri come la Vergine delle rocce, ed altri studi, come il Codice sul volo degli uccelli. Queste opere sono inserite in un percorso che comprende una vasta selezione di disegni, incunaboli, incisioni e manoscritti, antiche carte geografiche e libri risalenti al periodo che va dal 1452 al 1519, cioè tutto l’arco di tempo in cui si svolse la vita terrena del genio toscano.
Inoltre, in mostra è possibile vedere anche alcuni disegni di artisti vicini a Leonardo nel tempo e nel percorso artistico, come Andrea del Verrocchio e la sua bottega, ma anche i coevi e non meno geniali, ciascuno a suo modo, Michelangelo e Raffaello.
La mostra ha luogo nei sotterranei della Biblioteca Reale, ciò che acuisce l’effetto di magia che l’incontro con l’opera di Leonardo promette ed esaudisce, ed è stata inaugurata da Vittorio Sgarbi, che ne ha fornito una brillante introduzione.
Lungo il percorso espositivo, l’incontro con Leonardo avviene attraverso il medium del disegno, sia che si tratti di uno studio o di un disegno preparatorio. Se, da un lato, questo tipo di documenti regala forse un impatto meno forte rispetto al trovarsi faccia a faccia con le opere ultimate, d’altro canto la loro osservazione permette un approfondimento di altro tipo, che ha un fascino del tutto particolare. È un po’ come entrare nel laboratorio del genio, spiandolo dal buco della serratura e cogliendo il momento della creazione ed elaborazione dell’opera al suo nascere. Il disegno rappresenta infatti il momento dello studio tanto dell’opera quanto, e questo è vero soprattutto nel caso di Leonardo da Vinci, della ricerca scientifica e tecnica che vi sottende. Ciò che vediamo qui è dunque il porsi in opera dell’ingegno. Cogliamo, insomma, quella che sarà l’opera nel momento del suo farsi, del suo primo venire al mondo e alla mente dell’artista.
Vorrei sottolineare in particolare due aspetti che emergono dalle opere in mostra: la frammentarietà, intesa in senso virtuoso e sommamente creativo, e la multidisciplinarietà.
Gli studi delle opere e i disegni preparatori hanno, infatti, un effetto non scontato sul pubblico contemporaneo. La loro componente strutturale di non-finitezza, per dir così, di bozza, fase transitoria e preparazione all’opera vera e propria, invece di sminuirne il senso, li rende ancor più straordinariamente attuali.
Oltre a precipitarci all’interno del modus operandi creativo del genio, i disegni diventano, infatti, ai nostri occhi, vere e proprie opere, intense quanto i loro esiti compiuti. Mettendo a contatto il fruitore con una quantità di stimoli ancora non completamente elaborati dallo stesso autore, i disegni preparatori appaiono pregni della vitalità altissima tipica della ricerca nell’atto del suo svolgersi. E lo svolgimento è fatto di progressi, improvvisazioni, approfondimenti, idee iniziate e poi abbandonate per seguirne altre.
Ciò che, insomma, nell’opera finita appare giunto a un punto di arrivo, non più oggetto di discussione, qui è colto nel suo farsi, nel suo essere primizia frammentaria, ancora densa di possibilità da realizzare. Il disegno è, insomma, in un senso, il non-ancora dell’opera, il suo “pre”. Perciò non ci dice solo quello che l’opera compiuta poi in effetti racconterà, ma anche tante altre piccole cose, appena abbozzate, che essa avrebbe potuto dire o esprimere e che poi ha taciuto o si è limitata a suggerire, magari sottovoce.
Suona quasi banale dire che Leonardo da Vinci fu uno dei maggiori ricercatori in quasi ogni ambito della scienza e della ricerca di tutti i tempi. Ma, fondamentale esponente della cultura umanistico rinascimentale, protagonista nella ricerca sui temi che concernono l’arte e la natura all’inizio della modernità, Leonardo fu di certo uno degli artisti più creativi mai esistiti, e i risultati della sua ricerca tanto nel campo della fantasia e dell’ingegno, sono per noi ancora oggi densi di significato e di stimoli.
La caratteristica di multidisciplinarietà è infatti presente nei disegni in mostra in maniera tangibile.
Pensiamo allo studio sul volo degli uccelli, il cui significato dal punto di vista della ricerca scientifica e naturalistica, si sposa alla perfezione tanto con gli sviluppi nell’ambito tecnico – e forse addirittura tecnologico – quanto con un profondo effetto poetico.
In Leonardo, si sa, poesia e ricerca si toccano, se non si uniscono, e danno vita a opere di indicibile bellezza come a ricerche rivelatesi preziose per l’evoluzione dell’umanità. Questo è tanto più tangibile nei suoi disegni dove alla ricerca scientifica si somma quella artistica e creativa del work in progress.
Tornando alle opere in mostra, una parola particolare va dedicata all’autoritratto. Nonostante la sua notorietà lo renda quasi un’icona pop, il disegno in questione esercita un fascino profondo anche sul più scafato conoscitore. La profondità degli occhi dell’uomo che ci guarda dal disegno, l’andamento ondulato dei capelli e della lunga barba, lo rendono una figura dalle caratteristiche metafisiche, proprio come accade per la Monna Lisa.
Tra le altre opere in mostra sono, poi, da segnalare lo studio per la Sibilla Cumana di Michelangelo; la geocarta nautica universale di Giovanni Vespucci e il foglio della Bibbia di Gutenberg, il primo mai esistito a caratteri mobili. Con Leonardo e accanto a lui, ci troviamo così di fronte alla nascita della stampa, alle imprese degli esploratori, all’opera dei più grandi artisti. La mostra rappresenta, insomma, uno squarcio su un mondo pieno di entusiasmo scientifico ed artistico, nell’epoca che si affacciava alle soglie della modernità, quando l’umanità cominciava a credere in se stessa nelle proprie capacità, ponendosi nei confronti della natura in un rapporto di dialogo proficuo, curioso, entusiasta, e al contempo profondamente rispettoso.
Sarebbe bello poter cogliere gli stimoli che provengono da queste opere ed oggetti in mostra facendone nostro, anche solo in parte, lo spirito avventuroso di ricerca. Magari auspicando un futuro in cui nuovamente pensiero, tecnica e creatività possano trovarsi a lavorare insieme per il bene dell’umanità. Con ingegno, creatività, e speranza.