Una cinquantina di gallerie compongono BAD+ Art Fair (Bordeaux + Art + Design) 2023. La seconda edizione della fiera unisce arte, design e cultura vinicola in un’atmosfera leggera ma ambiziosa, che negli anni punta a diventare un punto di riferimento per le realtà attorno ai Pirenei. Forte la ricerca sul contemporaneo, importante la partecipazione delle gallerie spagnole. Ecco un racconto della fiera, aperta dal 5 al 7 maggio 2023.
Spesso sfugge, pochi lo sanno, ma la Garonna nasce in Spagna. Prima di attraversare l’Aquitania, sfilare sotto il Ponte di pietra di Bordeaux e aggiungersi all’Atlantico, il fiume dal grande letto terroso scende lungo la Val d’Aran, sui Pirenei, fino a Bossòst, dove entra in territorio francese. Qui, come detto, risale virando a sinistra verso l’oceano, soffermandosi nelle compagne attorno a Bordeaux e distribuendo ai suoi celebri vitigni un lontano ricordo di montagna.
Nella città francese – l’unica, assicurano i suoi abitanti, insieme a Parigi e Cannes, ad essere riuscita a creare un brand esportabile e conosciuto ovunque all’estero – in questi giorni incontra una realtà (quasi) inedita, sulle cui pareti si specchia cedendo il suo colore marroncino in luogo dell’azzurro delle pareti riflettenti dell’Hangar 14. Qui, al suo interno, dal 5 al 7 maggio 2023, è in scena la seconda edizione di BAD+ Art Fair (Bordeaux + Art + Design).
Fondata da Jean-Daniel Compain, che in precedenza ha supervisionato FIAC, Paris Photo e Beam (Bordeaux Events and More), BAD+ già pare un punto di riferimento per le dinamiche culturali ed economiche della regione. L’idea, come spesso accade, è di utilizzare l’arte come leva culturale, turistica e sociale. Un ruolo che ben si lega al suo spirito associativo, generatore di legami e corrispondenze improvvise. Del tutto studiate, invece, quelle che BAD+ ha intessuto con il territorio. E non solo quello intorno a Bordeaux, dove pure la città si è attivata delineando un programma da Art Week.
Ma, andando con ordine, la prima intesa è quella con le aziende vinicole della zona. Realtà che cullano da decenni l’identità del paese, oggi simboleggiata da un’art de vivre lenta e riflessiva, leggera ma profonda. Oltre a essere partner della fiera, alcune di loro (come lo Chateau Smith Haut Lafitte e lo Château Pape Clément) sono a un tiro di schioppo e si candidano come post-evento. Anche perché i loro vitigni sono ricchi di opere, soprattutto sculture, come ideale continuazione della rassegna fieristica.
Il secondo, stretto, rapporto è quello con la Spagna, simboleggiato dalla Garonna che unisce i due Paesi. Ampio il focus sull’arte spagnola, con tante gallerie spagnole presenti in fiera, come ampio l’interesse di quest’ultime nel nuovo appuntamento francese. Sono soprattutto le gallerie dell’area di Barcellona a percepire l’attrazione di BAD+: sono vicine geograficamente, non così distanti culturalmente, e soprattutto si compensano perfettamente. Se da una parte Bordeaux ha voglia di guardare lontano da Parigi (dove Paris+ par Art Basel pare destinata a spadroneggiare), dall’altra le gallerie catalane vedono in Bordeaux un’alternativa ad Arco Madrid, unica vera realtà fieristica di livello in Spagna. Lecito dunque attendersi nelle prossime edizioni un intensificarsi di questa intesa.
Che, come detto, già ora si distingue per quantità e qualità. Su tutte si erge, se non altro per storia e autorevolezza, la galleria Joan Gaspar (Barcellona). Nel suo stand si trovano le opere di quegli artisti che balzano all’occhio, soprattutto nel contesto di una fiera fortemente orientata al contemporaneo. Invece qui ci imbattiamo nei disegni di Picasso – sessuali, quasi pornografici – o in quelli di Francisco Goya – tenebrosi ed enigmatici. Più avanti c’è qualche grande acquerello di Mirò, accanto ad altri maestri del Novecento spagnolo come Antoni Tapies. Parlando di contemporaneo, invece, a distinguersi è la Pigment Gallery (Barcellona, Parigi). Uno stand ampio ed eterogneo, dove si rimane, per prima cosa, ipnotizzati dalle onde fitte ed armoniose di Juan Escudero. Che sia il mare o una frequenza, una figura o un’astrazione, le sue opere ci cullano in un attimo verso un altrove. Lo stesso che abitano gli interni fantasma di Julio Vaquero, i quali sfumano nel blu, abbandonano il reale, si ammantano di mistero. Sempre da Barcellona, Galeria Contrast espone diversi dipinti di Rafel Bestard. Uno o due soggetti compongono scene intime, perturbate da piccoli o grandi elementi che insinuano disagio e accendono narrazioni buie. Magnetica la pennellata vagamente espressionista, persistente il senso di sublime che evocano.
Singolare (oppure indicativo di una tendenza?) la scelta di molte gallerie francesi di puntare su artisti orientali. A partire dalle spirali avvolgenti di Momoko Nakagawa, proposte da Christian Berst (Parigi), fino agli oceani oscuri di Bao Vuong, a cui A2Z Art Gallery (Parigi) dedica un’intera stanza, anch’essa tutta nera. La stessa galleria dà spazio anche agli scenari surrealisti di Shiori Eda. Mentre HdM Gallery (Pechino, Londra, Parigi) ci porta nella soffusa città di Huang Xiaoliang, direttamente uscita da un anime giapponese. La galleria Ingert (Parigi) si divide tra Takesada Matsutani, l’ultimo maestro del movimento Gitai, e scommesse più conservative come Sam Szafran. Scelta operata su tutta la linea da Loeve&Co, che presenta una selezione di figure chiave delle avanguardie del XX secolo, come Arman, Marcel Duchamp e Dora Maar.
Unica presenza italiana – ma chi lo sa che BAD+, dopo che a sud-ovest, non si orienterà anche a sud-est? – è la milanese e bresciana Kanalidarte. Saggiamente, la galleria punta forte sulla propria identità, proponendo una selezione di grandi artisti italiani del dopoguerra: Mimmo Rotella, Carla Accardi, Getullio Alviani e altri ancora. Tra cui Valerio Adami, che ritroviamo anche in altri stand (come Ad Galerie, da Parigi), segno che in Francia l’interesse per l’artista italiano è ancora forte. Unica, anche, la rappresentanza africana. É la Gallery Soview (Accra), che con entusiasmo e determinazione propone due artisti che per approccio e poetica si distinguono da tutti gli altri che si vedono in fiera. Tra questi spicca Tesprit, che realizza quadri-sculture-assemblage usando le infradito che trova ai lati delle strade di Accra. Le raccoglie, le ricompone nella forma di ritratti di bambini anonimi, senza volto, che sono nessuno e sono tutti, soli o in gruppo, come se fosse a loro, idealmente, che Tesprit tende la mano per allontanarsi dalla polvere delle strade.