26 ottobre 2012 – 3 febbraio 2013, Milano, Hangar Bicocca
L’artista argentino Tomás Saraceno ritorna in Italia. Ricordiamo i suoi interventi alla Biennale di Venezia di Daniel Birnbaum del 2009, alla Fondazione Remotti (“From Camogli to San Felipe. Spiders weaving stars…” 2010) e l’incursione al MACRO di Roma lo scorso anno (“Cloudy Dunes. When Friedman Meets Bucky on Air Port-City”). A Milano negli spazi di Hangar Bicocca (fino al 3 febbraio 2013) presenta il suo ultimo ambizioso progetto: “On space time foam”. Che fa parte del progetto più ampio “Cluod cities” che lo ha visto protagonista di una ponderosa installazione (settembre 2011) allestita nella Hamburger Banhof di Berlino e negli scorsi mesi sulla terrazza del Metropolitan Museum di New York.
L’installazione progettata per Hangar Bicocca si sviluppa all’interno della struttura cubica che nel 2010 ospitò la montagna di vestiti di Christian Boltanski. Il progetto consiste in una struttura fluttuante sollevata di 14 e 20 metri da terra. Saraceno l’ha definita come una ‘lasagna’ perché si tratta di una membrana trasparente in PVC suddivisa in tre livelli. Progettata con la collaborazione degli ingegneri della Lindstrand Technologies (azienda che produce mongolfiere e veicoli spaziali) in modo tale da permettere l’accesso ai visitatori e la comunicazione tra loro tra un livello e l’altro.
Lo spazio espositivo è isolato dal resto di Hangar Bicocca e l’accesso del pubblico avviene solo attraverso corridoi di decompressione perché è l’aria, pompata e convogliata con varie tubazioni sopra, dentro e sotto le membrane, che permette all’ecosistema di pvc di gonfiarsi e sollevarsi, mantenendosi costante. La struttura trasparente reagisce al peso del visitatore (sono ammesse solo 10 persone alla volta) modificando le proprie forme. Col movimento e lo spostamento della persona si ottiene un ‘effetto farfalla’, lo spazio viene modificato dall’individuo e così se due persone si avvicinano creeranno un avvallamento più profondo che potrebbe pregiudicare lo spostamento di un’altra persona al livello inferiore e via dicendo. Ad ogni azione corrisponde una conseguenza. Ma la riflessione prosegue nel campo scientifico degli universi paralleli. Perché i visitatori all’interno delle membrane possono comunicare tra loro, la voce passa attraverso il pvc, creando un effetto che Saraceno semplifica descrivendolo come un ‘internet fisico’ che costringe le persone a relazionarsi. Il movimento sulla membrana che si ripercuote sugli altri dovrebbe responsabilizzare l’utente dell’installazione.
L’accesso alle membrane di “On space time foam” è possibile solo prenotandosi in loco ad Hangar Bicocca. Altrimenti la visita è possibile dal livello inferiore che permette di osservare la struttura sospesa. Il pvc trasparente e gli accessi con scalette fanno pensare ad una grande piscina in cui si tuffano e nuotano i visitatori. Quelli che accedono al livello superiore sembra quasi surfino su onde d’aria. E’ una struttura che accoglie ed è pensata in funzione del visitatore. Assomiglia vagamente al labirinto morbido di Ernesto Neto del Padiglione Brasiliano della Biennale di Venezia del 2001.
Saraceno oltre alle collaborazioni con ingegneri e scienziati si avvale di un team di circa venti persone, provenienti da tutto il mondo in cui si mescola Spagnolo e Tedesco e la lingua franca è L’Inglese. Una squadra dalla formazione più disparata: architetti, artisti, disegnatori e creativi che sviluppa e rende possibile allestimenti e progetti assai ambiziosi oltre ai lavori venduti ai collezionisti. Lo studio dell’artista-architetto si è di recente trasferito da Francoforte in un edificio su più piani a Berlino che presto ospiterà oltre a laboratori e magazzino veri e propri spazi per workshop e attività collaterali ai suoi progetti.
Quello che rende sicuramente peculiare e affascinante l’opera di Saraceno è il suo sguardo ottimista ed entusiasta, che prende ispirazione dalle teorie filosofiche e visionarie di architetti come Peter Cook, Yona Friedman o Buckminster Fuller. Saraceno rincorre l’idea di una utopia possibile, attraverso progetti di città volanti, mobili e autosufficienti, che mescolano la dimensione onirica e il metodo scientifico, la fantasia e la tecnologia.
Altrimenti la sua ricerca artistica sarebbe assimilabile a quella di Lucy e Orge Orta (Hangar Bicocca aprile 2008) o di Andrea Zittel con cui certo condivide tematiche legate all’ambiente e alle risorse limitate del nostro ecosistema.
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INFORMAZIONI UTILI:
TOMÁS SARACENO
ON SPACE TIME FOAM
A cura di Andrea Lissoni
26.10.2012 — 03.02.2013
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