Quella di Maria Calderara e Novelio Furin è una collezione animata da una grande passione, quella che fa scegliere le opere insieme con lo sguardo attento dei conoscitori colti e dell’amore per l’arte. Tutto nasce dalla voglia di approfondire, di prendersi il tempo per valutare con calma, anche se l’istinto ha sempre un ruolo fondamentale, che fa loro scegliere opere di qualità, di artisti internazionali e italiani. Ecco quello che mi hanno raccontato nell’intervista…
Come e quando avete dato inizio alla vostra collezione?
Abbiamo sentito un forte interesse per l’arte sin da quando eravamo giovani. Ma abbiamo iniziato ad acquistare arte con continuità quando siamo arrivati all’età di circa quarant’anni. In questa fase della vita, raggiunta una certa stabilità professionale, abbiamo avuto maggiori disponibilità di tempo ed anche economiche. Per noi, infatti, collezionare comporta anche un impegno di tempo: non solo per visitare le gallerie, le mostre, le fiere ma anche per studiare. All’acquisto di opere abbiamo infatti accompagnato la costruzione di una biblioteca formata da saggi e da cataloghi. Per noi sono molto importanti anche i cataloghi perché ci consentono di guardare con calma le opere, di contestualizzarle all’interno del percorso dell’artista e di approfondire gli ambiti della sua ricerca. Nel corso del tempo, abbiamo dato vita anche ad una collezione di libri d’artista che datano dagli anni sessanta sino ai nostri giorni.
Come scegliete le opere che acquistate?
Prediligiamo di regola opere concettuali e minimali. Ma ci piace anche il colore. Nella scelta non ci limitiamo ad esaminarne il contenuto ma anche la soluzione formale data dall’artista. Per noi il risultato estetico è determinante allo stesso modo in cui lo è il contenuto dell’opera. Ci diverte anche l’ironia. La scelta dell’opera talvolta può essere immediata: può piacerci subito, “senza se e senza ma”; talvolta, invece, sentiamo la necessità di valutarla più approfonditamente e quindi andiamo a vederla più volte presso la galleria e, se abbiamo dei dubbi, la portiamo a casa e ce la teniamo due o tre mesi per poi decidere se acquistarla o meno.
Se doveste dare un titolo alla vostra collezione, quale sarebbe?
Pensiamo che sia impossibile dare un titolo alla nostra collezione. La nostra infatti non è una collezione definita, specificata nei suoi contorni, non c’è un tema scelto. E’ una collezione aperta, o almeno così ci piace immaginarla, una sorta di percorso che si è intrapreso senza una meta definitiva. Non acquistiamo un’opera cercando il pezzo mancante ma aggiungendo, ramificando, intrecciando, esplorando… mettiamo insieme opere ma anche non opere (ma su tale definizione si potrebbe discutere), come inviti e manifesti di mostre, soprattutto con un contenuto ironico. In effetti, non sappiamo quali opere entreranno in collezione tra un mese, tre mesi, sei mesi…
Quali sono le opere più importanti della vostra collezione?
Per noi tutte le opere che abbiamo sono importanti, quelle grandi e quelle piccole. Le scegliamo, come dire, con sentimento. Molti degli artisti che abbiamo scelto hanno magari un mercato più debole, ma ciò non toglie che per noi siano dei grandissimi artisti. Non sempre il successo economico corrisponde al valore artistico del loro lavoro o di alcuni ambiti della loro ricerca. Comunque tra gli artisti che abbiamo in collezione le cui opere nel tempo sono aumentate di valore ci sono, Alighiero Boetti, Buren, Castellani, Ghada Amer e altri ancora. Ovviamente le abbiamo comprate quando non costavano così tanto.
C’è un evento, un incontro particolare con un opera d’arte che avete acquistato che ricordate con particolare affetto?
Tra gli incontri particolari ci piace rammentare quello con Finbar Ward. Ad Artissima 2016 c’era una sua opera esposta dalla galleria Annex 14 di Zurigo. Si trattava di una grande scultura. Era anche parecchio alta. L’abbiamo acquistata senza sapere bene dove metterla. Ci piaceva moltissimo e abbiamo deciso di comprarla lo stesso. Poi, fortunatamente abbiamo capito che avevamo a disposizione uno spazio capace di contenerla adeguatamente. Finbar, era giovanissimo, è venuto da Londra ad installarcela a Vicenza. Per lui si trattava della prima installazione presso un collezionista. Siamo stati insieme due giorni, ed è stato emozionante per noi e crediamo anche per lui. Un’altra grande emozione è stata l’acquisto di un’opera di Eugenio Tibaldi, appartenente alla serie “Questioni di appartenenza”. Il lavoro è composto da 494 immagini di edicole votive contenenti la figura della madonna, tutte abusive e realizzate a Napoli. L’abbiamo installata sopra il nostro letto e crediamo di essere tra gli italiani che in camera hanno un gran numero di madonne appese…
Quale desiderio appaga il desiderio di collezionare?
Non sappiamo quale desiderio appaghi il collezionismo. Molto si è scritto in proposito: basti leggere Francesca Molfino e Alessandra Mottola Molfino, “Il possesso della bellezza Dialogo sui collezionisti d’arte” o “La rivoluzione siamo noi Collezionismo italiano contemporaneo”, catalogo saggio che ha accompagnato una mostra del 2020 alla galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza. Noi crediamo che valga il desiderio di vivere con la bellezza e, aggiungiamo, con la cultura.
Vi fidate nei critici?
Anche no! A parte gli scherzi, abbiamo diversi amici tra i critici. Alcuni li ascoltiamo molto volentieri e teniamo in grande considerazione le loro opinioni. Ma poi, facciamo di testa nostra consapevoli che distinguere tra ciò che è rilevante e ciò che non lo è non è cosa facile. Soprattutto in questi tempi in cui moltissimi sono gli artisti e moltissime sono le immagini che i media e i social bombardano quotidianamente.
Vi capita di andare negli studi degli artisti? Mi raccontate una visita in uno studio che vi ha colpito particolarmente?
Le visite negli studi degli artisti sono molto interessanti. Si crea un’atmosfera particolare. E’ bello mettere le mani tra le opere accatastate o appese di qua e di là. L’ultimo atelier che abbiamo visitato è quello di Romina De Novellis a Parigi, insieme con la gallerista Alberta Pane. Prima ancora abbiamo visitato quello di Gianni Pettena con il gallerista Giovanni Bonelli. Consideriamo la visita agli atelier una tappa utile del percorso per lo studio del lavoro degli artisti. Sono bellissime anche le visite nei depositi dei galleristi, come quelli di Massimo Minini e Raffaela Cortese. Incontrare un’opera in uno spazio diverso, senza il condizionamento costituito dalla forma sacrale con la quale l’opera viene esposta in galleria, secondo noi ci permette di valutarla meglio. Tutte le gallerie infine dovrebbero essere dotate di depositi visitabili.
Che cosa cercate nei nuovi talenti? Quali caratteristiche? Un nome di artista emergente da tenere d’occhio?
Riteniamo che la definizione di nuovo talento possa essere al giorno d’oggi meno precisa ed interessante rispetto al passato. Così come quella di artista emergente. Consideriamo che ormai la qualifica di nuovo talento o artista emergente valga per tutte le età e per le situazioni più disparate. Ci sono degli artisti ottantenni e novantenni che possono essere definiti emergenti perché vengono riscoperti dopo un’intera vita di isolamento o di emarginazione, sia artistica che di mercato, pur avendo avuto un percorso molto rilevante. Nello stesso tempo, ci sono degli artisti di varia età che esplodono e poi spariscono e che diventano di nuovo oggetto d’improbabili recuperi; recuperi magari dettati da ragioni di mercato. Infine, assistiamo a taluni fenomeni speculativi, anche di modesto cabotaggio che però non fanno certamente bene all’arte e al mercato e che a noi non interessano. Infatti, non mettiamo all’asta e non vendiamo le opere che compriamo.
Mi fate un nome di artista emergente da tenere d’occhio?
Beh, noi pensiamo che sia giusto tenere in grande considerazione i nostri artisti italiani che sono bravissimi. Abbiamo in collezione un certo numero di artisti stranieri ma siamo convinti che gli italiani, se avessero un sistema dell’arte capace di sorreggerli, avrebbero un indiscutibile successo internazionale.
Maria Calderara è stilista, con Show room a Milano in Via lazzaretto n. 15 e a Parigi Place des Victoires n. 6. Nella sua ricerca spiccano le collezioni create in stretta collaborazione con Artisti ed Archivi. Il 22 settembre 2023 presenterà nello Spazio di Via Lazzaretto, ex Galleria Christian Stein, la collezione estate 2023 – 2024 ispirata al lavoro di Antonio Scaccabarozzi in collaborazione con l’Archivio e la Galleria Clivio.
Novelio Furin è avvocato. Si occupa di diritto penale e di impresa. È autore di monografie e articoli pubblicati sulle riviste giuridiche italiane. Scrive anche di diritto dell’arte.