Elementi minimali dell’edilizia come filo conduttore del progetto Ecologia(A)Sociale, nella sezione Biennale Sessions della rassegna di Architettura
Tufo, sampietrini mattoni, blocchi di cemento. Questi i principali “ingredienti” del progetto Ecologia(A)Sociale, inserito nella sezione Biennale Sessions della rassegna di Architettura. Andato in scena nei giorni del vernissage della Biennale Architettura, nell’ambito di Parco Aperto Mestre. Un complesso esperimento curato da Escuela Moderna/ApARTe° e Arte Marche Viva. Che ha invitato musicisti, artisti e performer a costruire delle ISOLE a partire da elementi minimali dell’edilizia quali cemento, mattoni, sabbia etc.
Nell’area dell’anfiteatro presente fra gli altri Antonella Conte, con il progetto Sampietrini. Negli ultimi venti anni, nell’arte come nell’architettura si è sviluppata una poetica del between, una poesia dell’interstizio. La performance segue questa direzione, realizzando con elementi solidi quali selce di origine vulcanica su un letto di sabbia, un ambiente da abitare pieno di interstizi nei quali possiamo metaforicamente cadere, perdere o ritrovare qualcosa.
Installazioni
Stesso scenario per Osvaldo Tiberti, con Piombo e Oro. Il piombo ha da sempre rivestito cupole e tetti. Così come l’oro. Anche nell’alchimia la trasformazione di piombo in oro è il sogno e così anche l’arte trasforma il piombo in oro, sfuggendo alle Grundisse di Marx. Infatti le “attese” di Lucio Fontana non sono affatto delle tele rotte, ma capolavori della nostra storia dell’arte. In questo caso il tappeto di piombo di Tiberti, fa da base alla lettura di poesie Intramural sports di Aliah Rosenthal e David Liver. Sul foglio di piombo è collocato un anello di tetraedri in oro 24 carati.
Nicoletta Braga ha presentato l’installazione performativa boulevard, mentre BreRaum, Vincenzo Astuto e Zhenru Liang componevano e ricomponevano mattoni, foratini e blocchi di cemento. Eleonora Gugliotta ha presentato la performance Donna vita libertà, mentre Arianna Ferreri ha svolto delle sonorizzazioni al sax e Norma Santi ed Elisa Franzoi hanno interagito con delle “isole” di sabbia e acqua con molle e eliche spirali con un poema di Giorgio Byron Davos.
Il senso della fatica
Mauro Cuppone ha esposto il suo celebre NOT HERE!, una croce gialla di grandi dimensioni tracciata a terra o su un tetto con al centro la scritta “not here”. Realizzata per la prima volta a Roma al MAAM, Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz Città Meticcia, e subito diventata virale (da Roma a Torino fino a Dresda). Stesa a terra come una bandiera dai (dis)occupanti mutanti e testardi degli angoli più ciechi delle Google maps. C’è stato inoltre THE MATTER di Gabry Du Bois, Sue Kim, a cura di Zhouyun Yang
Alessandra Sorrentino con Tufo ha intenso creare uno spazio di indagine nel quale, partendo da un corpo femminile, si possa scoprire il senso crudo e reale della fatica. Si è confrontata con una tonnellata di pesanti blocchi di tufo da sollevare, spostare e posizionare; rapporto dell’individuo contemporaneo e la costruzione di se stesso, in senso psicologico, e del proprio cantiere abitabile in senso antropologico. I blocchi spostati uno per uno, spargendo polvere nell’aria, spostandosi per poi disporsi in un ordine attento con le sembianze di una casa, rifugio emotivo,“l’intima casa straniera”. Intanto Nuvola Ravera insaponava e faceva insaponare mattonelle di SAPONE per ricollegare l’azione alla mostra degli odori poco distante, curata da Marina Marques.