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Un omicidio. La corsa di un gattone: la rabbia è un trauma non uno stato emotivo

Jakub Schikaneder, Murder in the house, 1890, National Gallery Prague
Jakub Schikaneder, Murder in the house, 1890, National Gallery Prague

Il buongiorno dell’arte è un caffè con la Moka. Senza zucchero.

Mi chiamo Benedetta. Sono nata in un piccolo rifugio di montagna. All’età di dieci anni mio papà condusse me e il nostro mulo, carico più di preoccupazioni che vestiti, nella piccola cittadina in valle. Aveva trovato un nuovo lavoro: il macellaio. Grande e lungo grembiule, spesso sporco ed unto ma che ogni sera ripuliva al meglio con dell’acqua e del sapone. “Ancora sei piccola, non voglio che ti abitui alla vista del sangue e delle carni, continua a bere il bianco del latte!”.

Quella sera stavo inseguendo un gattone. Pelo lunghissimo, grigiastro, dagli occhi arancioni. Superai la piccola drogheria, l’angolo dei contadini, formaggi e salami, pomodori e pugni di insalata: “Vieni qua!” – esclamai.

Il gattone correva ed a grandi zampate saltava da un balcone all’altro, senza indugiare, impaurito dai brutti toni dei piccoli commercianti. “Gatto del Malaugurio!” – “Bambina è tuo quel gatto?” – “Se ti acchiappo ti mangio!”. Correvo e correvo, sorridevo e mi sentivo un animaletto di montagna tra odori e profumi, colori e quella sana miseria di cibo e spontaneità! Raccolsi da terra un minuscolo salmerino alpino, pescato dai laghetti di montagna. Lo nascosi nel grembiule blu.

Dettaglio di Jakub Schikaneder, Murder in the house, 1890, National Gallery Prague

Girai l’angolo e ancora a destra. E ancora a destra. “Dove sei gattone, ho una sorpresa per te!”. Un balzo felino per poco sobbalzò il mio cuore. “Eccoti, gattone”. Lo appoggiai a terra, lontano dalle fogne e dagli scarichi. Un silenzio ancestrale. I baffetti, come due bacchette d’orchestra, risuonavano all’ombra di una sera umida e fredda.

All’improvviso un roboante urlo. Un uomo: “Non mi ha mai apprezzato! Mi ha dato un ceffone, ha iniziato Lei e davanti ai bambini!”. Mi incamminai verso la piccola piazza. Mi resi conto di essere davanti alla macelleria di Papà. Una piccola folla, intimorita dall’ignoranza e dalla paura, assorta, osservava il corpo, esanime, di una giovane donna. Le prime macchie di sangue dal naso e dalla bocca. Una contusione celebrale da caduta recente su una piccola pietra. Delle seconde macchie poco dietro, a terra, ed altre sulla parete d’entrata della casa.

Io e papà eravamo vicini. Senza saperlo. La violenza ha radici profonde, un raptus, una corsa. La pietra ferma non si distrugge, si logora al vento e dalla pioggia. La rabbia è un trauma non uno stato emotivo.

Dettaglio di Jakub Schikaneder, Murder in the house, 1890, National Gallery Prague

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