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La “Venere” dei jeans. A Ercolano un collettivo scimmiotta Pistoletto

La Venere dei jeans di Ercolano (foto Corriere del Mezzogiorno) La Venere dei jeans di Ercolano (foto Corriere del Mezzogiorno)
La Venere dei jeans di Ercolano (foto Corriere del Mezzogiorno)
La Venere dei jeans di Ercolano (foto Corriere del Mezzogiorno)

A Ercolano, capitale degli “stracci”, sorge una grandissima installazione abusiva realizzata con centinaia di jeans scartati

Ercolano – o Resina, come si chiamava fino al 1969 – è da sempre il regno dei vestiti usati, il vero mercato degli “stracci”. Non ci sarebbe da stupirsi se anche quelli utilizzati per la celebre installazione di Michelangelo Pistoletto a Napoli provengano da quei banchi. E magari da qui partano quelli per la nuova versione, dopo il rogo. Non stupisce quindi che la connessione abbia scatenato la creatività di un collettivo artistico locale. Che – come racconta il Corriere del Mezzogiorno – ha allestito in Via Pugliano un inconsueto monumento alle pezze. “Un intero palazzo del ‘600, abbandonato da 30 anni, sul quale si è sbizzarrito con una enorme installazione. Trecento jeans provenienti da scarti di lavorazione dell’industria tessile, anziché finire in discarica sono stati utilizzati diventando materia per la più grande performance d’arte di strada mai realizzata nella città degli scavi”.

 

La Venere dei jeans di Ercolano (foto Corriere del Mezzogiorno)
La Venere dei jeans di Ercolano (foto Corriere del Mezzogiorno)

Può essere letto anche come la risposta antitetica alla Venere degli Stracci di Pistoletto, finita in fumo”, suggerisce infatti Luigi D’Alessio, animatore delle esperienze artistiche locali. “Nessun altro luogo come questo infatti è più legato alla tradizione degli ‘stracci’ cioè degli abiti usati. Encomiabile il lavoro del collettivo che lo ha eseguito”. E a farsi avanti sono Francesco e Martina, autori assieme ai loro amici. “È un’opera collettiva fuori dagli schemi e volutamente senza autorizzazioni”, spiega Francesco, 22 anni. “Insomma, una performance indipendente, se si vuole ‘illegale’, perché siamo convinti che l’arte debba restare libera e non confinata nel recinto dei permessi e della burocrazia. La Venere degli Stracci è l’opera borghese di un singolo artista, costata molti soldi pubblici e sorta con tutte le autorizzazioni. Il nostro è un prodotto collettivo, autofinanziato e assolutamente libero”.

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