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Quando volano gli stracci dell’Arte Contemporanea

Il rogo della Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto Il rogo della Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto
Il rogo della Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto
Il rogo della Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto

L’artista Bruno Ceccobelli interviene sul dibattito sollevato dall’incendio che ha distrutto la Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto

Giuro, non è quello spiffero caldo del finestrino di destra: questa “maledetta primavera italiana” continua anche in estate e ci perseguita. Guardando lo specchietto retrovisore, ho una storia da raccontare che mi rincorre dal 1969. Una dura presa in giro nei miei confronti, da parte dei compagni della sezione del PCI di via dei Cavalleggeri di Roma. Per aver preso parte ad una manifestazione assieme ad altri ragazzi, all’epoca avevo 17 anni.

Fermammo il traffico sulla Cristoforo Colombo per delle ore, in onore dell’eroico suicidio del ventunenne Jan Palach. Immolatosi a Praga, contro l’invasione Sovietica della sua Cecoslovacchia, appiccandosi il fuoco con la benzina. Mi dissero che ero dalla parte sbagliata, e così ho continuato anche in arte ad essere, convintamente, dalla parte sbagliata!

Oggi brucia anche la cosiddetta Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto, che un giovane senza fissa dimora ha incendiato notte tempo a Napoli. Per l’artista Pistoletto, artista vicino all’Arte Povera e Concettuale, doveva rappresentare la metafora dell’Arte Contemporanea: l’arte (la Venere) che trasforma una società stracciona (la montagna di stracci) con una grazia estetica.

 

Il rogo della Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto
Il rogo della Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto

Un mercato capitalistico

A parte il fatto che riproporre per l’ennesima volta dal 1967 questo “assemblée”, in tutti i contesti possibili in tutte le dimensioni possibili, e questa volta in una pubblica piazza, come monumento alto dieci metri, sembra, per assonanza, più una pubblicità da Dolce Gabbana… e non si devono intendere come due cognomi, ma come un’affermazione.

Inizierò a stimolarvi con questo quesito: “per voi l’Arte Contemporanea può essere un fattore pubblico che può modificare il ‘sociale’ quando tutta la merce passa attraverso un mercato capitalistico che, inevitabilmente, sa discernere gli assist interamente per gli interessi della sua élite?”. Lo ammetto, è un colpo basso, ho già risposto alla mia retorica di fondo.

Eh sì!… perché rivaleggio… anch’io appartengo ad una élite, però minoritaria, sprovveduta e irrazionale, illusa, umile, stracciona, refusé dalla nascita. Ma questo mi permette di essere felicemente cosciente e autoreferenziale in tutte le mie perdite sociali.

 

Resti dopo il rogo della Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto
Resti dopo il rogo della Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto

Arte antisociale

Al dunque, io credo che l’arte vera sia solo antisociale, essa può sì cambiare l’umano, ma solo l’artista stesso, o i pochissimi che per affinità sensibili (cioè quelli che hanno un’anima) lo sostengono. Un’arte metafisica non può corrispondere a questa società materialistica-mercantile-tecno-razionale-antinaturale. Ecco perché l’Arte Contemporanea non può essere rivoluzionaria né umanista, perché è un’arte borghese, funzionale alle nostre società “malate”, ormai tutte omologate al sistema Occidentale.

Quello che si vede in giro d’Arte Contemporanea non è il fuoco dell’arte veramente eroica, ma sono panni sporchi di una società stracciona che l’establishment alienato vede con fastidio e indifferenza… che mai laverà o rammenderà, ma li depositerà culturalmente nelle teche infinite dei Musei a testimonianza del nostro incendiario periodo storico detto “Antropostracciato”.

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