L’”eternauta” Bruno Ceccobelli mette in guardia gli artisti dalle gabbie del “progresso”. Che vaporizza la storia e lo spirito dei tempi
Nell’era dell’ebollizione, l’arte attuale è evaporata: “Ecoansia? “No, no, Arteansia!”. Piango e mi rimprovero, per i tanti, troppi cervelli pittoreschi inquinati e fermi, mentre altre menti invisibili e veloci tramano nuove grandi “transizioni di sistema”, drogate… ho sbagliato secolo? Questo è il progresso, “bellezza”, questo è il prezzo del tuo finto benessere. Domandiamoci: per quale fine l’umanità realizza opere d’Arte? Il fine ultimo del ventesimo secolo razional-speculativo è stato lo smembramento analitico formale del linguaggio espressivo, la perdita dell’aura, del pathos e dell’epica del racconto.
L’entrata dei Bohémien nel mondo borghese portò a vendere, e vendere, e a tanto, e ancora di più… Evviva! Ma questa sì, è stata una buona arte… finanziaria! Una vera opera d’arte per il mercato-feticista non è più necessaria. Valgono i suoi surrogati, i suoi doppioni, le news della moda che ritorna, la fake Art delle A.I. che depredano gli originali; la dittatura del mercato mammone ha facilitato i disvalori in arte.
Parallelismi iconici
L’arte moderna è sempre contemporanea, geometrica, astratta, figurativa o pop, e sembra non essere stata una prerogativa solo della nostra attualità, anzi. Sentendomi un eternauta, vi giuro che ho visto in tutte le ere “trapassate” parallelismi iconici, segni e gesti egualmente rivoluzionari, espressivi e vitali, più pregnanti nell’esprit du temps di quelli del passato prossimo.
Allora, ho visto i Grafitisti e la Street Art nelle grotte in sud Africa e in Indonesia 100.000 anni fa, in Francia a Lascaux e ad Altamira in Spagna 30.000 anni fa. Ho visto la Land Art a Stonehenge 3.000 anni fa e le installazioni di pietre nel deserto di Nazca in Perù nel 300 a.C.. La Pop Art e i monocromi negli stucchi dei templi colorati dei Greci e dei Romani, e poi ancora nelle figure del manierista Pontormo; l’Informale nello sfumato di Leonardo e nel non-finito di Michelagnolo. Infine nei cieli di Constable e nelle bufere di Turner.
Perfomances negli sciamani
Ho visto le perfomances negli sciamani degli Urali, nei guerrieri vichinghi Pitti in Scozia e nelle danze africane; l’arte Povera in Caravaggio e nella bottega del macellaio di Annibale Carracci. L’Iperrealismo in Bernini e in Canova; la Metafisica in Lorenzo Lotto, in Georges de La Tour e in Vermeer. L’Espressionismo nel Gotico, nel Romanico, nella pittura di El Greco e in Goya. Il Cubismo nei disegni color seppia di Luca Cambiaso, nelle sculture di Arte Nera (fortunelli Matisse-Picasso-Braque!). La Trans-avanguardia in Fortunato Duranti; ho trovato i pixel nei mosaici e nei micromosaici Bizantini…
Vi siete scordati che la maggior parte dell’Arte Moderna e Contemporanea europea è stata “influenzata” dalla scoperta, nell’Ottocento, dell’arte Cicladica, di quella Africana e di quella Zen che non era, ad esser giusti, veramente oggetto decorativo in senso occidentale, ma manifestazione e manufatto di culto.
Sacralità poetica
Ecco, prima del novecento c’era un’arte etica, con una sacralità poetica, votata alla grazia, alla devozione venerabile della Bellezza. Alloggiava in essa ancora un’anima imperscrutabile che rendeva più umani gli artisti. Gli artisti “passatisti”, come erano chiamati dai futuristi, non erano dominati né dalle elettromacchine né dalla dromocrazia, ma erano umili, antropologicamente più comprensibili, più vicini ai cuori e alle menti di tutti, colmandoli. Il novecento, per via del suo materialismo nichilista, violento, imperialista e guerrafondaio ha imposto militarmente l’invasione aliena dell’industria e delle tecnologie che hanno schiacciato, guastato le forme, le figure umane e naturali, tutti i materiali e le tradizioni artigianali, standardizzando così la cultura alla parcellizzazione mercificata, hanno accartocciato il vecchio mondo antico, bullizzandolo.
Attenzione! Siamo anche noi artisti odierni colpevoli di tutto ciò, ma saremo sempre noi gli ultimi a dipingere e a scolpire con le mani. Allora, prima che la nostra categoria sia sottomessa alla schiavitù degli algoritmi ortografici dei nuovi artisti meccatronici androidali, comprendiamoci! Artisti umani Kaputt? Gli scherzi di Duchamp ci hanno rubato l’arte vera?