Maria Calderara, stilista e collezionista di base a Milano e titolare dell’omonimo spazio in via Lazzaretto, non è nuova alle collaborazioni con gli artisti: già la scorsa stagione ci aveva stupito inserendo frame di opere video di Luca Maria Patella degli anni ’60 all’interno di giacche e cappotti. Stavolta è di nuovo l’arte a ispirare una nuova collezione, trasportando in abito alcune serie dell’artista Antonio Scaccabarozzi (1936-2008), tra i più originali astrattisti del secondo Novecento italiano, compagno di avventure di Fabro, Castellani, Bonalumi, Nagasawa…Roundriver, questo il nome della nuova linea, viene presentato il prossimo 22 settembre, venerdì, dalle 18.30, insieme alle opere che hanno dato il via a questa nuova avventura, in collaborazione – anche – con la Galleria Clivio.
Com’è nata l’idea di utilizzare le opere di Antonio Scaccabarozzi come ispirazione per questa collezione?
Antonio Scaccabarozzi mi è sempre piaciuto per l’essenzialità e la forza del suo lavoro. Di lui mi piace anche il fatto che ha sempre utilizzato materiali semplici. Dopodiché Anastasia, che è stata sua moglie ed è la responsabile dell’archivio, mi ha contattata l’ottobre scorso perché aveva visto il video della mia collezione estiva 2023 e trovava delle affinità tra il lavoro di suo marito e il mio, proponendomi una collaborazione. Dal nostro colloquio è nata l’idea di creare una Collezione ispirata al lavoro del marito. Ho subito accettato con gioia. Così è nata ROUNDRIVER, Collezione estiva 2024. Roundriver perché l’acqua ed il cerchio sono due elementi molto presenti nel lavoro di Antonio come nel mio. Poi ho saputo che Antonio ed Anastasia facevano spesso passeggiate lungo il fiume Adda per meditare e rilassarsi. La ciliegina sulla torta è stato scoprire le origine greche di Anastasia, l’amore suo e di Antonio per quei blu del mare e del cielo che anch’io condivido profondamente. Passo tutte le estati a Paros nelle Cicladi, dove ho costruito una casa studio da cui prendo continua ispirazione.
In mostra vedremo opere e gli abiti a loro ispirate: ti sei soffermata su una determinata produzione dell’artista? Quale?
Ho scelto alcuni cicli della produzione di Antonio Scaccabarozzi, quelli in cui sentivo una profonda affinità. Le iniezioni degli anni 80. Si tratta di precise misurazioni di quantità di colore iniettate nella tela. Le ho interpretate stampandole artigianalmente su cotone e poi puntandole a mano in modo che si muovano e volino lasciando intravedere altre iniezioni sottostanti di colori diversi. Ho cercato di trasferire l’emozione, la sorpresa, la stessa emozione e sorpresa che ho provato la prima volta che ho scoperto questi meravigliosi lavori. Le delimitazioni: trattasi sempre di acqua che bagna una tela. Il suo alone viene evidenziato con colore nero e forma un cerchio irregolare. Poi circa le pennellate (del ciclo Linee quasi rette), le ho realizzate a mano su una tela di cotone applicata solo con 2 punti ad una t-shirt per lasciare che si muova e che accompagni il camino di chi le indosserà. La serie dei NO di Antonio, con il suo messaggio di ribellione, mi ha ispirato un abito basato sul gesto antico del ricamo. Le sue opere erano intitolate con il numero dei NO presenti. Questi NO, ripetuti e ricamati come uno scudo su un abito femminile, per me, ora, assumono il significato di un NO alla violenza contro le donne. Poi mi sono ispirata alle banchise, fogli di polietilene di colori diversi e sovrapposti, che danno allo spettatore una sensazione di calma, di autosufficienza, di controllo ma anche di dinamismo, opere degli anni 2000 che saranno anch’esse esposte. L’allestimento di tutto l’evento parte proprio dall’interpretazione delle banchise che mi permettono di creare una frammentazione di trasparenza e di negazione, attraverso cui abiti e gioielli vivranno in aree distinte ma in stretto dialogo con le opere ai muri.
Hai lavorato in maniera differente rispetto alla collezione ispirata alle opere di Luca Maria Patella?
Ogni Collezione dedicata all’arte merita un processo creativo a se, non solo perché ogni artista è un mondo distinto e unico ma anche perché attraverso il processo creativo mi avvicino alle opere e le comprendo profondamente. Per Patella ho fatto una collezione invernale. Mi è piaciuto inserire le sue opere all’interno di giacche e cappotti, quasi sospese, per una fruizione intima da parte di chi li indossa. Anche Luca aveva approvato l’idea ed era fiero di poter stare nascosto. Evidentemente la circostanza era in linea con la sua personalità di artista poliedrico. Ho potuto discutere con lui ed imparare molto. Per Scaccabarozzi mi sono confrontata con Anastasia che mi ha lasciato la massima libertà nel processo di creazione e mi ha sempre aiutato a trovare quello che cercavo e a fugare i miei dubbi.
Come si dice, non c’è due senza tre: hai già in mente il prossimo artista su cui lavorare?
Sì certo. Ho già iniziato a lavorare con Eugenio Tibaldi per l’inverno 2024/2025 ed ho già contatti avanzati con altri artisti per le successive collezioni. Questo lavoro di collaborazione con gli artisti mi affascina e diverte moltissimo. Per questa collezione ho collaborato infatti oltre che con Anastasia anche con Francesco Clivio della Galleria Clivio. É un modo diverso di lavorare, che mi permette di confrontarmi con tante personalità molto interessanti. E nello stesso tempo di portare l’arte contemporanea nei vestiti, arte che dovrebbe essere presente dappertutto nelle nostre vite, in tutte le nostre case, in tutti i luoghi di lavoro, in tutte le scuole e così via.