Contemporary Locus, il progetto culturale site-specific che a Bergamo porta l’arte in luoghi dismessi, segreti o dimenticati della città, stavolta si sposta eccezionalmente “quasi” in esterno, con il progetto di Sophie Ko
Scriveva Georges Perec nel “mitico” Specie di Spazi: “Vorrei che esistessero luoghi fissi, immobili, intangibili e mai toccati, immutabili, radicati: luoghi che sarebbero punto di referenza e di partenze”.
Una deliziosa utopia che presupporebbe l’esistenza dell’immortalità, mentre sappiamo che ogni luogo è mutevole, e il paesaggio che ci accompagna è inscindibilmente parte della nostra esperienza umana.
All’arte appartiene il tentativo di trasformare i nostri “panorami”, spesso inosservati, verso una dimensione trascendentale, che possa andare oltre tanto la pura esperienza fisica quanto quella puramente estetica.
Contemporary Locus, il progetto culturale site-specific a cura di Paola Tognon che negli ultimi anni ha coinvolto Bergamo e la sua cittadinanza con una serie di interventi d’arte in luoghi dismessi, segreti o dimenticati della città, stavolta si sposta eccezionalmente “quasi” in esterno.
Il progetto di Sophie Ko, artista nata in Georgia ma di casa in Italia da molti anni, è infatti il protagonista di una nuova rilettura degli ambienti del Padiglione del Tè, piccolo edificio vetrato in stile neorinascimentale in dismissione, all’interno del Parco Caprotti, polmone verde della città “bassa” e inserito dentro un contesto di forte densità abitativa.
Un luogo che, come molti altri in centinaia di città del mondo, hanno transitato nella cultura locale e oggi sono stati trasformati in vestigia di epoche passate, lontane dagli sguardi o semplicemente ignorati nella loro storia e nella loro vecchia gloria.
Con un intervento sottile, dedicato al tema del viaggio – che è poi il tema universale dell’attraversamento umano e della vita “passando” nel paesaggio di ogni luogo del mondo – Sophie Ko restituisce al Padiglione un soffio di vita, seppur temporanea.
Piccole barche in bronzo, realizzate per l’occasione, sono pronte a salpare per altri tempi e mondi partendo da vecchi mobili e oggetti d’uso quotidiano: per Sophie Ko il progetto è l’occasione per una nuova sperimentazione che spinge la sua ricerca dalla dimensione della pittura a quella tridimensionale e installativa che definisce lo spazio come luogo dell’azione nel quale si rivelano la memoria, il tempo e l’immaginazione accanto all’attualità.
Scrive l’artista: “È in atto una lotta tra questi vecchi mobili e le barche: i mobili sembrano voler ridurre le barche a suppellettili, d’altra parte anche una semplice barca fatta per gioco irradia una forza che alimenta l’immaginazione di luoghi sconosciuti, di una nuova vita, quella nuova esistenza redenta che sognano i «marinai dimenticati in un’isola», i «prigionieri», i «vinti» e tutte le altre figure dimenticate evocate nei versi de Il cigno di Baudelaire”. Non è caso, infatti che il titolo di questo nuovo “passaggio” di Contemporay Locus a Bergamo sia proprio Ai Vinti.
Così, fino al prossimo 5 novembre, il pubblico della città e non solo potrà avvicinarsi a questo “Luogo della memoria, o della promessa, in cui governa il sentimento del tempo e del transito”, come scrive la curatrice, Paola Tognon.
Per questo primo week end di esposizione, inoltre, domenica 24 settembre dalle 11 è prevista una visita guidata con l’artista e due momenti di musica dal vivo, le prime “chiavi di interpretazione” del Parco e della sua natura di giardino antropizzato che via via vedranno coinvolti anche botanici, agronomi e naturalisti.