Al Museo di Art Naif di Nizza è in mostra Ben Vautier. La mostra On est tous fous è la storia dei rapporti tra arte e follia vista attraverso l’incontro tra le opere dell’artista di Fluxus, quelle della sua collezione e le opere storiche del Museo. Fino al 6 maggio 2024.
Si auto-definisce provocatorio, ambizioso, angosciato, mentitore, esibizionista e perfino paranoico e in tante maniere quante gliene vengono in mente, in una frenetica, concitata ricerca di sé stesso. Crocevia di tormentose (e giocose) contraddizioni, Ben Vautier, classe 1935, artista affascinato da Duchamp, Cage, Dada e dalla filosofia Zen, è oggi un vecchio ragazzo di Fluxus, compagno di strada di George Maciunas, principale fondatore del movimento trans-nazionale creato nel 1962, per cui nulla vi è di unitario nell’esperienza e nel mondo, ma tutto è fluxus, in continua, perenne trasformazione.
La grande antologica di questo poliedrico artista, nato a Napoli e approdato a Nizza dopo aver girato il mondo, è ora in mostra al Museo di Art naif di Nizza, che gli ha dato carta bianca e l’opportunità di creare nuove opere. Tanto che, una volta varcate le porte dell’istituzione, si incontra uno spazio a lui completamente dedicato: una parete con le sue inconfondibili pitture-scritture, quasi sempre in bianco su fondo nero, la sua camera da letto e l’annessa scala psichiatrica, il guardaroba, un bagno, un soggiorno dotato di calcio balilla, tavoli e sedie per parlare, confrontarsi con l’altro o raccontare una storia, un’area di proiezione, musica in sottofondo di Erik Satie.
Le opere in mostra esplorano in particolare il tema della follia e dell’arte. Tema vasto e inquietante che affascina da secoli il genere umano a partire da Aristotele, per cui non esiste grande genio senza una dose di follia. E quale luogo migliore per esplorarlo di questo particolare museo interamente dedicato agli outsiders dell’arte? Nella totale libertà di espressione dei Naif si nasconde la carica di ambiguità che li fa sfuggire a qualsiasi tentativo di classificazione semplicistica, rendendoli partecipi di tutte e nessuna fra le correnti di pittura suffragate da canoni, codici, programmi.
I visitatori sono chiamati a partecipare all’allestimento in divenire attraverso una cassetta dei suggerimenti. Quasi ogni giorno si tengono happening, incontri inaspettati, serate folli e filosofiche, nella più pura tradizione Fluxus. Qualsiasi dettaglio, anche il più banale, può diventare una performance estetica, gli oggetti di uso comune possono sottostare alle imprevedibili leggi del caso, del tutto possibile, essendo lo scopo ultimo quello di abolire ogni frontiera fra arte e vita.
Il fulcro della caleidoscopica esposizione ruota comunque attorno all’ universo personale di Ben, perché la grande aspirazione di questo ironico artista, capace di rendere ogni sua uscita pubblica un evento è, infine, quella di essere ricordato come teorico del dubbio, come uno che continuamente si interroga sui grandi temi: l’ego, la vita, la morte, la verità, l’arte, sé stesso, gli altri, alla ricerca di una risposta, mai comunque definitiva.
Inveterato grafomane, sulle sue tele non mancano mai aforismi e scritti di ogni genere. Si interessa di fotografia, video, assemblaggio di oggetti. Personalità bulimica, debordante, generosa, ironica, Ben attira sempre un pubblico eterogeneo, critico, pensoso, soprattutto divertito. Le sue mostre andrebbero viste al di fuori di schemi rigidi, prefissati, ma piuttosto come costruzione di un mondo che, partendo da una concezione dell’arte giocosa, irridente (e spersonalizzante), avrebbe comunque l’ambizione di scoprire e mettere a nudo le parti più segrete del sé, caricandosi in tal modo, soggettivamente, di senso.










