Una ricerca compiuta su La Ronda di Notte di Rembrandt ha evidenziato un materiale particolare nei componenti dell’opera: il piombo.
Di un’opera ci stupisce la resa dell’immagine, il suo mimetismo o la sua fantasia, l’esuberanza del colore o il bilanciamento delle forme. Meno spesso ci interroghiamo sui passaggi tecnici, sulla composizione chimica dei materiali utilizzati, su come e quando sono stati applicati. Eppure spesso si tratta di questioni estremamente interessanti. Giorgio de Chirico, per esempio, spalmava una buona mano di catrame sul rovescio del cartone quando sapeva di dover esporre in luoghi umidi. Sempre lui aveva ricette fantasiose e precise a secondo del risultato che andava cercando. Per esempio, la sua speciale ricetta per la tempera grassa comprendeva: 1 tuorlo d’uovo, 2 cucchiaini da caffè d’olio di papavero, 1 cucchiaino da caffè d’essenza di trementina o di petrolio, 1/2 cucchiaino di glicerina pura, 1 cucchiaino da caffè d’aceto bianco, cucchiaino da caffè d’acqua. Soluzioni spesso personali, ricercate tramite esperimenti e tentativi. Gli stessi che un gruppo di ricercatori ha scoperto conduceva anche Rembrandt.
La scoperta arriva dall’Operation Night Watch, un progetto di ricerca e conservazione dedicato alla storia del capolavoro del pittore, La Ronda di Notte (1642). I ricercatori hanno eseguito un’analisi avanzata dell’opera utilizzando l’imaging computazionale su un campione di vernice prelevato dal lavoro. Una combinazione di fluorescenza a raggi X e pitcografia è stata utilizzata per identificare e visualizzare i composti chimici su scala submicroscopica lungo gli strati inferiori della tela. E cosa ne emerso? Ne è emerso che Rembrandt ha cosparso la tela con una sostanza contenente piombo prima di applicare il primo strato di vernice. Un unicum nella produzione dell’artista, che in altri casi aveva fatto ricorso a miscele contenenti argilla e quarzo. Ma qual era l’obiettivo? Lo stesso di De Chirico: proteggere la tela dall’umidità del muro esterno della grande sala del Kloveniersdoelen (poligono di tiro dei moschettieri) ad Amsterdam, dove il dipinto sarebbe stato esposto.
Probabilmente Rembrandt fu spinto a cambiare materiale per una questione economica. Viste le grandi dimensioni della Ronda, sarebbe stato probabilmente troppo costoso utilizzare argilla e quarzo per tutta la superficie. Ecco quindi la trovata del piombo, probabilmente testato in precedenza e validato all’utilizzo. La sua presenza uniforme sulla tela suggerisce che lo strato di piombo sia sia stato applicato utilizzando grandi pennellate semicircolari. Nella mappa di distribuzione del piombo è presente anche un’impronta delle barre del telaio, il che significa che lo strato di piombo fu applicato subito dopo che la tela era stata tesa, dunque in una fase preliminare del lavoro.