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Golden Globes are back! Dopo boicottaggio e riforma, torna l’ambito premio: Italia a mani vuote

Christopher Nolan vince il Golden Globe Christopher Nolan vince il Golden Globe
Christopher Nolan vince il Golden Globe
Christopher Nolan vince il Golden Globe

Christopher Nolan con Oppenheimer vince il Golden Globe per miglior film drammatico, regia, protagonista (Cillian Murphy), non protagonista (Robert Downey Jr.) e colonna sonora

Dua Lipa, Billie Eilish e Finneas o’Connor, Taylor Swift, Bruce Springsteen, Lenny Kravitz, Margot Robbie, Robert De Niro, Leonardo DiCaprio, Jack Black, Meryl Streep, Christopher Nolan, Noa Baumbach, Greta Gerwig, Robert Downey Jr., Matt Damon, Angela Bassett, Julianne Moore, Natalie Portman e una sfilza di nomi di prima grandezza sedeva nell’audience del Beverly Hilton Hotel di Los Angeles, sede storica della cerimonia di premiazione dei Golden Globe Awards, quest’anno arrivati all’81 edizione.

Ed è pure il primo party dalla fine dello sciopero che a Hollywood ha coinvolto tutte le maestranze, penalizzando la Mostra di Venezia e tutti gli eventi cinematografici estivi e autunnali. Solo l’ultimo tsunami di una lunga lista di movimenti tellurici cha ha investito Hollywood negli ultimi anni per ridefinire l’assetto dell’industria cinematografica, dalla produzione fino ai premi.

Inclusività

I Golden Globes, che fino a pochi mesi fa facevano capo all’Hollywood Foreign Press Association, sono caduti in disgrazia dopo il boicottaggio di stampa e talent per la presunta mancanza di inclusività e condotta inopportuna dei suoi membri. Il rischio che venissero spazzati via dalla woke culture è stato reale. Ma erano tanti gli interessi e troppo congruo l’indotto economico generato dall’intero carosello mediatico, per non trovare qualcuno disposto ad investire per un rilancio, dettandone le relative condizioni.

Appuntamento più importante del cinema internazionale dopo gli Oscar, i Golden Globes negli anni hanno conquistato la fama del “migliore party dell’anno”. L’unico dove si poteva brindare live. Lo show, in data strategica per la stagione delle premiazioni, lanciava i titoli per la corsa agli Oscar. Fatto sta che, dopo lo scandalo, il contratto milionario sottoscritto con la NBC per la messa in onda è stato prima sospeso e infine scisso. Con il cinema diventato quasi intrattenimento di nicchia nell’era dei social network, gli ascolti di tutti i premi dedicati alla settima arte hanno subito una netta flessione negativa e nessuno aveva chiaro il futuro dell’associazione.

 

Leonardo DiCaprio e Timotee Chalamet
Leonardo DiCaprio e Timotee Chalamet

Transizione

A salvare capra e cavoli è intervenuta la Eldridge di Todd Boehly, già produttore dello show da qualche anno, holding compartecipata a grosse pubblicazioni tra cui l’Hollywood Reporter, Billboard, Rolling Stone e Variety. Nella transizione qualche testa è caduta, qualcuno, nell’incertezza, ha preferito ritirarsi dal gruppo con una conveniente buonuscita, i più vecchi, la cui età media era molto avanzata, sono morti. Chi è rimasto invece è diventato dipendente a fronte di circa 80 mila dollari annui. Non certo noccioline in tempi di crisi.

In due anni inoltre, ai membri sono stati aggiunti circa 200 votanti internazionali, cioè oltre due terzi dell’intero corpo che attribuisce le statuette. Al fine di promuovere e garantire maggiore inclusività e internazionalità. Per questa parte di elettorato attualmente non è prevista alcuna forma di remunerazione. D’altra parte all’Academy, organo che conferisce gli Oscar, l’ex Presidente Cheryl Boone Isaacs aveva avviato una riforma simile quasi dieci anni fa. Oggi i votanti dell’Ampas sono oltre 10.000 da tutto il mondo.

Fra Golden Globes e Oscar

Tornando ai premi di ieri sera, domenica 7 gennaio 2024, i pronostici che favorivano il fenomeno Barbenheimer si sono avverati solo in parte. Il film rosa di Greta Gerwig ha vinto “solo” per la migliore canzone What I was made for? firmata Billie Eilish e Finneas O’Connell e il neo premio al miglior film al box office, mentre Christopher Nolan con Oppenheimer ha vinto come miglior film drammatico, alla regia, per il protagonista (Cillian Murphy), il non protagonista (Robert Downey Jr.) e la colonna sonora di Ludwig Goransson.

Due premi sono andati ad Anatomia di una caduta di Jusine Triet, già vittoriosa a Cannes e agli EFA, miglior film straniero e migliore sceneggiatura, che diventa così frontrunner in queste due categorie anche nella corsa agli Oscar. Due i riconoscimenti per Povere Creature di Yorgos Lanthimos: miglior commedia e miglior attrice protagonista Emma Stone. Qualcuno prevede una rivincita di Lanthimos nei prossimi eventi del calendario delle premiazioni. Statuetta anche agli attori Paul Giamatti e Da’Vine Joy Randolph, leading actor e non protagonista di The Holdovers di Alexander Payne.

 

Margot Robbie
Margot Robbie

Politically correct

Un premio a Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese: la nativa Lily Gladstone ha confermato le previsioni risultando migliore attrice. La cerimonia non ha avuto particolari guizzi: senso della misura e decoro sono il nuovo mantra dei tempi. In netto contrasto con sfarzo e sregolatezza del passato. Con il teatro allestito come un club privè e una scenografia dove predominavano toni neutri e abiti bon ton old glamour. Tono spartano, pochi siparietti, nessun balletto o esibizione canora. Il presentatore Jo Koy, dentro i compressi limiti del politically correct, ha fatto rimpiangere l’impertinenza comica di Richy Gervais, il quale premiato nell’altra nuova categoria Stand Up Comedy, non si è neppure presentato a ritirare il globo d’oro.

Chiaro dalle premesse che le speranze dell’Italia per Io, Capitano di Matteo Garrone erano mal poste. Di questa edizione 2024 restano due constatazioni rilevanti: che Hollywood è tornata a sostenere in pieno i Golden Globes – solo il tempo definirà se le condizioni sono state convenienti anche per i giornalisti – e che il miglior “proposito per il 2024 è di finire Oppenheimer nel 2025”(cit. Jo Koy).

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