Alessandra Spranzi sa sorprendere partendo dalla poetica dell’oggetto, consolidata nella sua opera, trasmettendo nuovi punti di vista, nuove angolazioni e messe a fuoco
Tende a strisce bianche e verdi accolgono lo spettatore che varca l’ingresso della galleria P420 di Bologna, dove Alessandra Spranzi (Milano, 1962) ritorna ad esporre, fino al 20 Gennaio 2024, con la mostra dal titolo “Egli rincorre i fatti come un pattinatore principiante, che per di più si esercita dove è vietato”, dopo “Maraviglia” (2014) e “Mani che imbrogliano” (2018).
Protagonisti i lavori degli ultimi due anni, che comprendono la serie fotografica Esercizi e quattro video realizzati appositamente in occasione di tale esposizione.
L’atmosfera è quella di un pomeriggio estivo vissuto nel silenzio della propria abitazione, caratterizzato da luci soffuse e da suoni lontani, come quelli evocati dai palleggi di un ragazzo e di una ragazza, protagonisti del video in proiezione nella prima sala. Il percorso espositivo si presenta come percorso sensoriale, ove l’udito e la vista riescono a riattivare sensazioni, ricordi universali, seppur individuali, come ad esempio il movimento di una tovaglia al vento, protagonista di un altro video in proiezione. Come indicato da Lisa Andreani nel testo critico: «La composizione visiva e musicale iniziata da questi oggetti e gesti immersi nel quieto vivere si espande nello spazio circostante, con una partitura polifonica ma pur sempre minimale».
Alessandra Spranzi sa sorprendere, ma ancora di più con Esercizi ove riesce, seppur partendo dalla poetica dell’oggetto, consolidata nella sua opera, a trasmettere nuovi punti di vista, nuove angolazioni, messe a fuoco, ove un cedro in una mano, una mela, una sedia, un oggetto su un tavolo, diventano protagonisti di un universo surreale e surrealista, ma allo stesso tempo reale. L’artista riesce a estrarre l’idea, l’essenza degli oggetti del quotidiano, che grazie al suo modo di osservare e reinterpretare la realtà, riacquistano una nuova identità, un valore universale, una propria autonomia.
L’osservatore viene posto davanti a situazioni apparentemente non centrate rispetto al focus della mostra, ma con un’attenta osservazione è possibile ricostruire la trama invisibile, impercettibile, impalpabile che Spranzi tesse tra i lavori fotografici e i contenuti multimediali come Egli. A cavallo, 2023, dove un uomo a cavallo si muove nelle strade di un paese in pieno giorno e in mezzo alla folla, in un’atmosfera straniante e in Metronomo (non farlo), 2023 la cui protagonista è una tazzina da caffè posta su un tavolo messa in bilico da un coltello sottostante, il cui movimento è scandito da un metronomo. Grazie a tali lavori è possibile seguire lo sguardo stesso dell’artista, tramite cui ne vengono condivisi l’intuizione e il percorso mentale derivante dall’osservazione del reale. Come indicato dalla lei stessa: « C’è qualcosa, in questi fatti raccolti che sa di giravolta, ci si volta rapidi e si sta a guardare, prima di riprendere».
Protagonista di alcuni Esercizi è la forma circolare, come quella che caratterizza palloni, arance, frutti. La rotondità conferisce all’oggetto il concetto di movimento, di dinamicità in contrapposizione con la scelta effettuata dall’artista di ritrarli nella staticità dell’attimo scelto, in un tempo presente, ma al contempo atemporale e immortalato nel luogo della memoria, della rappresentazione, dell’infinito, ove non è possibile identificare un preciso spazio, ma percepirne la sola esistenza.
“Egli rincorre i fatti come un pattinatore principiante, che per di più si esercita dove è vietato”, si presenta, dunque, come un percorso immersivo, ove vengono richieste tutte le facoltà sensoriali al fine di apprezzarne totalmente i contenuti e i passaggi che l’artista, ancora una volta egregiamente, esprime e condivide con lo spettatore.
A corredo della mostra, il libro d’artista Esercizi, edito in cento copie.