Si è spento all’età di 88 anni Carl Andre, artista americano e uno dei maggiori esponenti del Minimalismo
A dare conferma della scomparsa è stata la galleria di riferimento dal 1964 di Carl Andre che scrive: «La Paula Cooper Gallery è profondamente rattristata nell’annunciare la morte di Carl Andre il 24 gennaio 2024, all’età di 88 anni. Carl Andre ha ridefinito i parametri della scultura e della poesia attraverso l’uso di materiali industriali inalterati e un approccio innovativo al linguaggio. Ha creato oltre duemila sculture e un uguale numero di poesie nel corso dei suoi quasi settant’anni di carriera, guidato dall’impegno per la materia pura in lucide disposizioni geometriche».
Nato in Massachusetts, studia in America e nel 1954 viaggia in Inghilterra e in Francia. Ma poco dopo, nel 1957, è di ritorno in USA, a New York, dove lavora come redattore in una casa editrice. In questo periodo inizia a lavorare il legno realizzando sculture che ricordano Constantin Brancusi e le tele nere dell’amico Frank Stella.
Andre diventa, negli anni Sessanta mentre è diffuso l’Espressionismo Astratto, uno dei maggiori esponenti del Minimalismo quel movimento che come ha scritto Alessandro Rabottini «ha ridefinito il concetto di scultura attraverso una drastica riduzione dei materiali e degli elementi compositivi. Insieme con artisti come Donald Judd, Robert Morris e Dan Flavin, Andre ha portato alle estreme conseguenze i presupposti formali e concettuali che troviamo nell’astrazione geometrica di Piet Mondrian e Kazimir Malevich, nelle tendenze riduzioniste del Costruttivismo Russo e nella scultura di Constantin Brâncuși.Andre introduce nella scultura materiali come il legno, il cemento e l’acciaio nella loro essenza e arrangiati in composizioni geometriche e seriali, rivoluzionando così i concetti di manualità, espressività e narrazione».
E’ proprio nel 1960 che Andre inizia la serie Elements, utilizzando legni di uguali dimensioni in varie configurazioni, segnando il momento in cui abbandona definitivamente la manipolazione dei materiali. Passando ai materiali fabbricati, Andre ha iniziato a realizzare sculture utilizzando mattoni, cemento, polistirolo, magneti e acrilico, attratto da ciascuno per la sua particolare forma, forma e consistenza e organizzando i materiali scelti in eleganti disposizioni geometriche, spesso direttamente sul pavimento, in un mossa che si rivelerebbe fondamentale. Alla fine degli anni ’60 Andre iniziò a utilizzare sottili lastre di metallo per creare sculture rettangolari a scacchiera conosciute come Plains and Squares.
Le sue sculture sono pensate e realizzate in relazione al luogo espositivo, non hanno nessun intento narrativo o allusivo ma dichiarano semplicemente se stesse come oggetti. In una intervista per la Tate ha dichiarato: «I’m not a studio artist, I’m a location artist… Just the world is my studio».
Scrive anche poesie seguendo la tradizione del Concretismo e presentando le parole sulle pagine come fossero disegni. La sua prima personale è organizzata nel 1965 alla Tibor de Nagy Gallery di New York. Negli anni Settanta realizza installazioni di grandi dimensioni, come Blocks and Stones (1973) per il Portland Center for the Visual Arts in Oregon, e opere all’aperto, come Stone Field Sculpture (1977) ad Hartford, Connecticut.
Negli anni Ottanta è al centro di un brutto fatto di cronaca: la morte della moglie Ana Mendieta, avvenuta l’8 settembre 1985 dopo un volo dal 34esimo piano di un palazzo di New York. Mendieta è stata una celebre artista cubana femminista. Andre, che era stato accusato di averla uccisa, fu assolto dall’accusa di omicidio per mancanza di prove dopo un processo durato tre anni (dal 1985 al 1988), ma ancora oggi l’opinione pubblica rimane divisa tra l’ipotesi del suicidio della donna e quella dell’omicidio. Per questo motivo, la carriera di Andre ha subito delle ripercussioni quali ad esempio la protesta del 2014 in occasione della retrospettiva organizzata dalla Dia Art Foundation.
Tra le retrospettive si ricordano quelle organizzate al Museo Solomon R. Guggenheim, New York, nel 1970, allo Stedelijk Van Abbemuseum, Eindhoven, nel 1987, al Museum of Modern Art, Oxford, nel 1996, all’Open Air Museum Middelheim, Anversa, nel 2001 e alla Kunsthalle di Basilea nel 2005.
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