Note a margine della terza edizione della mostra “place-specific” ideata dal consorzio ITALICS che quest’anno arriva in Abruzzo, con la curatela di Cristiana Perrella
Non giriamoci troppo intorno: a quasi quindici anni dal grande sisma che sconvolse L’Aquila nel 2009 fa piuttosto male, per non dire altro, trovare una città ancora in fase di recupero.
Sono i biblici tempi della burocrazia italiana, delle sue leggi anti-semplificazione, degli appalti e della corruzione; sono quei tempi che hanno fatto maturare nei cittadini dell’Aquila la voglia di riscatto, di essere una città dove si viva e non solo si sopravviva – come ha affermato il Sindaco Pierluigi Biondi in occasione della conferenza stampa che ha aperto la terza edizione di “Panorama”, il week end di mostra diffusa ideato dal consorzio ITALICS a seguito della pandemia, che ha visto la sua prima edizione a Procida nel 2021 e lo scorso anno a Monopoli.
Quest’anno, appunto, l’Abruzzo dell’Aquila, “città-scenario” come l’ha definita in diverse occasioni la direttrice artistica, Cristiana Perrella, che con l’arte e la cultura – dall’Università all’Accademia dove nel corso di moltissimi anni aveva insegnato Fabio Mauri, dal Conservatorio alla nuova sede del MAXXI – ha da sempre avuto una intensa frequentazione.
E, infatti, la partecipazione della cittadinanza a “Panorama” – anche in maniera simbolica, di sostegno affettivo – ci è parsa ben più che degna di nota, per ITALICS aver creato un ulteriore gradino verso la riemarginazione della grande ferita di cui L’Aquila mostra ancora i segni visibili sul suo tessuto urbano e nella vita dei suoi abitanti.
Così, stavolta, installare delle suole di pane (Ai piedi del pane, Luca Trevisani, 2023) in un negozio sfitto di via Roio che presto scopriamo nemmeno a farlo apposta essere l’ex spazio di un calzolaio, o costruire un paesaggio di zucchero nella vetrina del Caffè Nurzia (Alek O., Senza titolo (Il giorno della fine non ti servirà l’inglese) 2023, o inserirsi tra i dischi del negozio Sound Garden (Stefania Carlotti, Spring Sunset, 2019) assume un significato del tutto particolare: è il famoso dialogo con la vita della città, anzi, con chi la città la abita di nuovo e non ha nessuna intenzione di mollarla.
Anche questo, in realtà, è un fatto degno di grande attenzione: lo struscio aquilano nel suo Corso Vittorio Emanuele, sul far della sera, unito all’abbondanza di locali che da qualche tempo stanno ripopolando il centro storico, è il segnale tangibile della volontà di volersi riappropriare di un’identità, nonostante tutti i problemi del caso e nonostante un effetto straniante di vetrinizzazione della città, che trova il suo specchio negativo negli abissali silenzi del giorno.
E nonostante “Panorama” duri solamente quattro giorni, lasciando ancora aperto l’interrogativo sulla funzionalità delle manifestazioni-lampo che esplodono sul territorio per scomparire repentinamente, l’arte contemporanea stavolta è quanto mai un innesco per ritornare a solcare i corridoi di vari palazzi – alcuni gravissimamente compromessi dal sisma e oggi “quasi” tornati alla loro vita – tra cui Palazzo Rivera in piazza Santa Maria di Roio.
Questa è senz’altro una delle sedi più “drammatiche” tra le 19 della terza edizione di “Panorama” (su oltre cento visionate da Perrella), dove il bruciore della ferita si mischia a opere di profonda poesia (Chiara Camoni, Sister#2, 2021), di grande ironia (Christian Frosi, Audio 03 Peacock, 2005) altre che sembrano essere state costruite apposta per lo spazio, come ispirate dai brillanti soffitti affrescati, ricostruiti e ridipinti, e allo stesso tempo dall’atmosfera polverosa di un disastro che ogni giorno di più si allontana dalla memoria, specialmente delle giovani generazioni: le immagini di Luisa Lambri, l’installazione con scrivania e luce di Marie Cool e Fabio Balducci, i citofoni cristallizzati in altri tempi e mondi (Sibille, 2017-18) di Davide Monaldi.
Altra sede degna di nota, con una installazione che mescola lirismo e durezza è lo splendido oratorio di Sant’Antonio dei Cavalieri de Nardis (attiguo a Palazzo de Nardis) in cui Massimo Bartolini “suona” nella struttura di un misterioso pozzo In a Landscape, 2017: un’opera preziosa per educare a un paesaggio, unendo musica, architettura, poesia, design, stucchi e foglia d’oro, mentre Aprutium, 2023, di Giuseppe Stampone ci regala una cartolina d’Abruzzo oltre il tempo e le intenzioni, storia e bic blu.
E forse è intendendo cosa significhi questa polifonia che il paesaggio si trasforma in un “Panorama”.