Il duo Antonello Ghezzi, formato da Nadia Antonello (1985, Cittadella) e Paolo Ghezzi (1980, Bologna), torna per la terza volta a lavorare in una città creativa UNESCO – dopo Braga in Portogallo e Hamamatsu in Giappone, ora a Carrara – con Trovarsi tra le stelle al mudaC | museo delle arti Carrara, fino al 2 giugno 2024. Gli artisti ce ne hanno parlato nell’intervista qui sotto.
Promosso dal Comune di Carrara e curato da Cinzia Compalati, direttore del mudaC, il progetto espositivo consiste in «un’installazione inedita site e contest specific per il mudaC e Carrara, nata da una riflessione sulla contemporaneità e, in particolare, sulla distanza sempre più profonda tra la realtà delle piattaforme virtuali e social e quella delle piazze in cui incontrarsi, stringersi la mano e abbracciarsi: siamo sempre più iperconnessi ma di fatto scollegati dalla nostra interiorità e dal senso profondo della vita», hanno spiegato gli artisti. «L’intervento fa parte di un percorso più ampio degli artisti focalizzato sulla leggerezza e sulla magia, capace di abbracciare l’infinitezza dell’universo e l’intimità delle relazioni umane».
«Carrara – ha affermato Gea Dazzi, assessore alla cultura del Comune di Carrara – è il posto ideale per evocare quella connessione cosmica che l’installazione degli Antonello Ghezzi suggerisce. Disconnetterci dal mondo iper virtuale, che ci isola e ci chiude in una bolla asfittica, per respirare un paesaggio altro, in cui dialogare con l’Universo e riscoprire la nostra vera natura di esseri umani, è un input urgente e forte che dobbiamo cogliere. Ringrazio quindi il duo bolognese che con la sua poetica ricerca concettuale ha portato nel nostro museo cittadino una proposta artistica che ci chiede di porci domande e provare a dare risposte. L’arte, soprattutto quella contemporanea, deve avere questo compito».
«L’installazione Trovarsi tra le stelle interessa lo spazio dedicato alle mostre temporanee del mudaC. Spogliati del proprio telefono cellulare, primo ostacolo per vedere l’altro, i visitatori si troveranno in uno spazio lunare, costellato da dune di marmo, che ricorda da un lato le cave di Carrara, dall’altro un pianeta lontano dalla Terra dal quale è possibile vedersi alla giusta distanza. Un binocolo mostrerà da lontano due persone che sembrano guardarsi l’un l’altra. Tra di loro, una strana struttura composta da due periscopi collegati: uno sale dal basso, dalle profondità della terra; l’altro scende dall’alto, dall’infinitezza dell’universo. In un inedito gioco di sguardi e punti di vista, realizzato grazie ad alcune immagini concesse dall’Osservatorio Europeo Australe e dalla NASA, si potranno vedere la Terra ritratta da molto lontano e le stelle della Via Lattea, sempre capaci di farci emozionare. Alzando lo sguardo dal periscopio ci si riconoscerà, infine, negli occhi di un’altra persona», hanno ricordato gli organizzatori.
Antonello Ghezzi ci hanno raccontato la loro installazione, i progetti i corso e quelli futuri nell’intervista qui sotto.
“Trovarsi tra le stelle” al mudaC | museo delle arti Carrara segna la vostra quinta mostra in una Città creativa UNESCO. Che cosa portate in questa esposizione delle esperienze precedenti?
«Abbiamo avuto il privilegio di lavorare in ben cinque Città creative Unesco: Hamamatsu in Giappone, Katowice in Polonia, Braga in Portogallo e ora Carrara. Va inoltre aggiunto che la nostra città stessa, Bologna, fa parte della rete come Città della Musica.
Ogni città ha il suo tessuto artistico e le sue peculiarità, ma come sempre in tutti i campi, la relazione e una rete già formata ti permettono di allargare l’orizzonte e raggiungere nuove opportunità.
Sempre a Carrara, nel dicembre 2023, avevamo presentato l’installazione site-specific Albero cosmico, quasi un avvicinamento al progetto Trovarsi tra le stelle, a cura di Cinzia Compalati, che il mudaC | museo delle arti di Carrara ospiterà fino al 2 giungo 2024».
Come è nata “Trovarsi tre le stelle” e come si inserisce nella vostra ricerca?
«Questa installazione ambientale nasce dalla necessità che abbiamo tutti di trovare una direzione e soprattutto trovare e scoprire gli altri.
Abbiamo invitato le persone a liberarsi, per la durata della visita, della dipendenza del proprio telefono, muovendosi all’improvviso in uno spazio dove ascoltare il rumore dei propri passi e fare esperienza degli elementi posti nella sala. Elementi che vogliono portare l’attenzione sulla visione: un binocolo e due periscopi. Quel che si scorgerà dal binocolo è la visione di due persone al periscopio, nell’atto di guardarsi reciprocamente.
Al periscopio una delle due persone ha davanti agli occhi l’immagine della Via Lattea, il lontanissimo, l’altra vede una foto della Terra scattata da Marte, ovvero il nostro autoritratto da un punto di vista molto distante.
Queste riflessioni continuano senza dubbio la nostra ricerca che da anni pone l’accento sul guardarci da lontano, sentirci parte dell’universo e, in questa ampia ambientazione, riscoprire e ripensare la relazione umana».
Nei progetti UNESCO la creatività diventa mezzo di rigenerazione urbana e della comunità. In che modo lo è, in particolare, la vostra installazione site-specific?
«L’arte, come la filosofia, come la cultura in generale, ha il compito di porre domande, di risvegliare, scuotere, emozionare e forse, sognando, di dare maggiore consapevolezza alle persone.
Quando le persone raggiungono una certa consapevolezza, maturano e accrescono la loro sensibilità, perdono il loro individualismo, ecco che allora creano comunità e sono le comunità e le coscienze politiche a rigenerare la vita sociale e le città stesse.
Un intervento in un museo come questa installazione al mudaC | museo delle arti di Carrara non ambisce a creare un effetto diretto sul territorio – anche se in questo caso abbiamo voluto omaggiare Carrara, usando il marmo in una forma non predatoria che al termine della mostra ritornasse alla sua destinazione, ovvero sedici tonnellate di sassolini in prestito che continueranno il loro percorso dopo aver avuto una tappa al museo – ma parla o vorrebbe parlare ad ognuno di noi intesi come umanità».
Quali altri progetti avete ora in corso o in programma per il prossimo futuro?
«A giugno si concluderà una collettiva a Reims, dove è presente l’installazione luminosa Shooting stars, mentre a luglio finirà una personale al museo Plaza Cielo Tierra di Córdoba, in Argentina.
In estate partiranno le riprese di un cortometraggio al quale abbiamo intensamente lavorato da due anni con il regista Giulio Giunti: nasce da un progetto che non siamo stati (ancora) in grado di realizzare e che esisterà grazie alla magia del cinema.
A fine estate porteremo a Faenza, grazie alla curatela di Giovanni Gardini, un progetto a cui teniamo moltissimo e che verrà esposto per la prima volta in Italia dopo essere stato in Libano, Cile e Argentina.
Stiamo lavorando con la casa editrice Metilene e l’associazione Chorasis di Prato ad un volume sul progetto “Cosa non è inferno?”, tratto da Le città invisibili di Calvino.
Per l’autunno stiamo costruendo una mostra in dialogo con un altro artista che si terrà nella nostra galleria ME Vannucci di Pistoia, per non parlare di tutte quelle installazioni e progetti al limite dell’impossibile a cui stiamo lavorando!».