Nuova svolta per Gabriele Maquignaz, l’artista della Valtournenche, nato nel 1972. Scultore, pittore, autore di installazioni, dinamico e in continua evoluzione, ha creato il Big Bang, un’opera emotivamente toccante: un’esplosione di colori sparata sulla tela, con un vero e proprio fucile.
Il risultato? Scintille brillanti e colorate che vagolano in un enigmatico universo. È lui stesso a raccontarlo: «Il Big Bang è un’opera molto importante che ho creato. L’esigenza di volerla creare parte tutto dalla ricerca di Dio Padre, creatore. Ho lavorato tantissimi anni per portare avanti questa ricerca. Ho studiato a fondo tantissimi artisti storicizzati che hanno fatto la storia dell’arte, tra i quali Lucio Fontana e Jackson Pollock, ma io volevo andare oltre». E continua: «Attraverso il Big Bang volevo essere il primo che creava per la prima volta nella storia dell’arte la nascita dello spazio-tempo, quindi attraverso quest’opera vado ad imprimere per sempre l’universo sulla tela».
Era una tappa a lungo pensata da Maquignaz, in costante dialogo con sé stesso e con Dio, un «Dio cristiano, ma anche laico». E a questa tappa arriva dopo varie sperimentazioni e performances, innovative. Dal grande e suggestivo Cristo ligneo, alto sette metri, che piange sangue ed evoca le tavole medioevali, ma “vivo”, esposto nel 2014 in una chiesa di Gualdo Tadino tra l’emozione degli spettatori, al Codice Maquignaz, un trittico, in cui l’artista, tagliando la tela con un procedimento sofisticato, rivela le due dimensioni di Vita e Morte. Nel 2018 è la volta della Porta dell’Aldilà, «oltre l’infinito, sino a Dio», in cui attraverso un taglio della tela con un suo luccicante taglierino apre all’altra dimensione, «varcando i confini del tempo e dello spazio».
Ma non bastava.Quindi, attraverso studi e pensieri, arriva al Big Bang al nulla eterno, scoppio primordiale della vita, il punto in cui tutto nasce dal nulla, spiega. E questi scoppi di colori fusi e sparsi nell’etere hanno significati religiosi e non, per chi crede e chi non crede, innestando fiducia e invito alla pace.
Come nasce l’arte di Maquignaz? Dal Cervino, dalla montagna, dove è nato e di cui la sua famiglia in antico ne era «padrona». Dall’osservazione sin da bambino dei cieli azzurri, della grandiosità dei giganti di pietra, che attirano e insieme accerchiano. L’amore per la pietra lo porta alla scultura, nel legno, nel ferro, nel bronzo, nell’oro. Tra le opere recenti in questo senso spiccano croci e spade cesellate come un orafo antico. Maquignaz lavora anche il marmo come uno scultore del ‘500. «Voglio andare là, dove Michelangelo sceglieva i suoi marmi». Presentee passato sono sempre presenti nella sua anima inquieta.
In pittura i suoi modelli a sono stati i grandi pittori astrattisti e informali da Lucio Fontanaad Alberto Burri, da Marc Rothko a Jackson Pollock.
Ma l’ambizione dell’artista e di andare «oltre», come ripete, e arrivare là dove la vita è iniziata, dal nulla, a quello scoppio primordiale da cui hanno avuto origine lo spazio e il tempo, la vita. Il Big Bang è l’universo raccolto in una tela di spruzzi scintillanti.
Maquignaz dal 20 aprile al 24 novembre è presente alla Biennale Arte di Venezia nel Padiglione Grenada a Palazzo Albrizzi Cappello con l’opera Big Bang, Anima. E dal 19 aprile al 6 ottobre alla personale Big Bang Gabriele Maquignaz negli spazi della chiesa di San Lorenzo ad Aosta.