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Fra Galgario e Tiziano (e bottega) illuminano lo stand di Carlo Orsi alla BIAF

Tiziano Vecellio: Madonna con il Bambino e Santa Maria Maddalena. Galleria Carlo Orsi
Tiziano Vecellio: Madonna con il Bambino e Santa Maria Maddalena. Galleria Carlo Orsi

Carlo Orsi sarà, come tradizione, una delle protagoniste della prossima edizione della Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze. Tra le opere esposte spiccano una “Madonna con il Bambino e Santa Maria Maddalena” di Tiziano Vecellio (1555-1560), una maestosa tavola di Frans Floris, “Susanna e i vecchioni” (1548), un “Autoritratto” di Fra’ Galgario (1715), il “Ritratto di Etienne Michaux” di Louis Gauffier (1801) e un Capezzale in corallo con Assunta realizzato da Maestranze trapanesi intorno alla prima metà del XVIII secolo.

Il dipinto di Tiziano Vecellio “Madonna con il Bambino e Santa Maria Maddalena” databile tra il 1555 e il 1560, proveniente da una collezione privata di New York, ha fatto parte di prestigiose collezioni a Londra e Roma, come documentato da Zeri nel 1991. L’opera si distingue per la raffinata composizione e la profondità emotiva, caratteristiche tipiche del periodo maturo di Tiziano. La straordinaria qualità dell’esecuzione e l’eccellente stato di conservazione della superficie rendono questa tela qualitativamente superiore alle versioni con medesimo soggetto conservate in alcuni dei musei più prestigiosi al mondo, come l’Ermitage, le Gallerie degli Uffizi e il Museo di Capodimonte. Tra le opere in esposizione una grande tavola del maestro rinascimentale olandese Frans Floris: “Susanna e i vecchioni”. Datata e firmata 1548, l’opera è uno dei pochi esemplari superstiti realizzati dall’artista dopo il suo ritorno nella nativa Anversa, successivo a un lungo periodo di studio in Italia. Floris è sempre stato apprezzato per la sua resa del nudo e per il caratteristico connubio tra lo stile italianizzante, derivato dal manierismo toscano, e la tecnica pittorica olandese. Al centro della scena vi è Susanna, la giovane moglie di Gioacchino, in procinto di fare il bagno, ignara dei due anziani che la stanno spiando tra i cespugli. L’opera di Floris rappresenta una fusione efficace tra due culture pittoriche che hanno profondamente influenzato il Rinascimento europeo. Floris introduce anche una novità nella rappresentazione della storia di Susanna, già esplorata da molti suoi contemporanei: in questa tavola è rappresentato l’attimo che precede il climax della storia, coinvolgendo lo spettatore in ciò che sta per avvenire.

In stand sarà presente, inoltre, un “Autoritratto” di Vittore Ghislandi, noto come Fra’ Galgario, datato circa 1715. La tela ritrae un frate anziano in saio nero e capo scoperto, a mezzo busto volto a destra, su fondo nero. Fra’ Galgario si raffigura con capelli bianchi, ma in età meno avanzata rispetto al suo più famoso autoritratto custodito dall’Accademia di Carrara, datato 1732. Un’altra importante opera di un artista straniero, ma in cui emerge forte l’influenza stilistica italiana, è il “Ritratto di Etienne Michaux”, di Louis Gauffier. Datato 1801, è uno degli ultimi lavori dell’artista scomparso proprio in quell’anno. Una versione ridotta del ritratto, probabilmente bozza del lavoro realizzato dal pittore a Firenze, si trova attualmente conservata al Musée di Montpellier. Il dipinto ritrae il commissario di divisione Etienne Michaux, membro dello stato maggiore dell’esercito sotto Murat, in tutta la sua fierezza, sulla terrazza di un giardino a sud-est di Firenze. Ben visibile è la cupola della cattedrale che si erge sullo sfondo degli Appennini. Come per Floris, anche per Gauffier l’Italia ebbe un ruolo importante nella sua formazione artistica. L’artista, infatti, si trasferì nella Città Eterna nel 1784, dopo aver vinto il Prix de Rome. La sua permanenza nella capitale italiana terminò forzatamente nel 1793, quando fu cacciato dalla città dalle insurrezioni antifrancesi. Il pittore si stabilì successivamente a Firenze, città in cui cominciò a dedicarsi alla ritrattistica. In stand sarà possibile ammirare inoltre un Capezzale con Assunta realizzato da Maestranze trapanesi intorno alla prima metà del XVIII secolo. L’opera, probabilmente commissionata dal Senato palermitano come dono ad un illustre personaggio, rappresenta l’abilità ormai spinta al virtuosismo degli artigiani trapanesi. Il supporto di rame dorato dell’intera opera si affianca alle volute floreali della madreperla e del corallo della cornice esterna.

Al centro su uno sfondo liscio, contornate da testine alate di cherubini, sono presenti le figure in ambra della Madonna assunta e di due angeli, circondate da una raggiera in rame dorato. La dimensione, la raffinatezza dell’intaglio e l’epoca di questo artefatto lo rendono un esemplare unico nel suo genere.

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