Un inizio di stagione promettente per la scena artistica romana, che propone mostre di qualità tra moderno e contemporaneo.
Il quartiere più innovativo è San Lorenzo, dove la Fondazione Cerere ha festeggiato i suoi primi vent’anni con la mostra collettiva “Angels. Cinquant’anni di storie del Pastificio Cerere“, curata da Marcello Smarrelli e ospitata nella nuova ala della fondazione, ristrutturata dallo studio di architettura STARTT. La rassegna testimonia – in maniera un filo troppo ecumenica – i cinquant’anni di attività artistica dell’edificio, dagli anni Settanta ad oggi, con rari e interessanti documenti all’interno di teche, abbinate ad alcune opere dei primi decenni, per poi concentrarsi sull’attività espositiva della fondazione, testimoniata dai lavori di Tomaso De Luca, Flavio Favelli, Claire Fontaine, Corinna Gosmaro, Adelita Husni-Bey, Margherita Moscardini e Namsal Siedlecki.
Di grande impatto l’installazione di Francesco Fonassi nell’ambiente sotterraneo dello Spazio Molini, così come l’opera di Numero Cromatico nel cortile. Una vera sorpresa è la prima personale italiana del giovane artista cinese Wang Yuxiang, intitolata “Anche il sole sorge” e concepita come un’indagine visiva sul concetto di entropia, che riunisce una serie di opere, tra le quali spiccano due suggestive installazioni.
Una stimolante complessità che ritroviamo in “Standards of Living”, la personale di Tomaso De Luca da Monitor, concepita dall’artista come un film dell’orrore mai realizzato e dedicato al topos del fantasma, frammentato e ricostruito dall’artista in una serie di opere diverse, che ruotano intorno alla scultura cinetica Technology for a Ghost (2024). Si tratta di un oggetto simile a un mobile d’epoca, che nasconde un dispositivo di visione che produce, grazie a un sistema di telecamere di sicurezza, un effetto chiamato Pepper’s Ghost, inventato dallo scienziato inglese John Henry Pepper nel 1862. Mostra articolata e stimolante, da vivere quasi come un esperimento scientifico d’antan, che conferma la capacità colta ed immaginifica di De Luca, uno degli artisti più validi della sua generazione.
Senz’altro da segnalare, sempre a San Lorenzo, il progetto di Josè Angelino “Luci di via”, curato da Giuliana Benassi presso la galleria Matèria. La mostra si articola in due spazi diversi: all’interno Angelino presenta Invito, un’opera avvolta nella semioscurità, composta da due tubolari in vetro riempiti di gas argon, che emettono una flebile luce rosata. L’intervento prosegue all’esterno della galleria, occupando le luci della strada corrispondenti alle finestre della galleria con tubolari di neon immersi nell’acqua, che si muovono incessantemente producendo un movimento costante ma sempre diverso. Una sorta di respiro, quasi “un invito a soffermarsi, a trovare la propria luce di via”, puntualizza Giuliana Benassi, ma anche un’originale modalità di arte urbana, discreta e poetica al tempo stesso.
Lasciamo San Lorenzo e dirigiamoci verso il Ghetto, dove la galleria Erica Ravenna presenta la collettiva “Intorno ad Interventi spontanei per alcuni amici”, dedicata agli scritti critici che l’artista Vincenzo Agnetti aveva dedicato agli artisti che gli erano più vicini, ora raccolti nel volume Scritti d’arte (1959-1981) curato da Federica Boragina per Abscondita. In un dialogo serrato tra testi ed immagini, la gallerista ha selezionato sette opere di Agnetti, tra le quali spicca Ritratto di Artista, un feltro rosso datato 1970, e Il Libro dimenticato a memoria (1969/70), in dialogo con le opere di altri otto artisti, tutti rappresentati da opere di indubbia qualità. Sorprende Figura (1958), un disegno figurativo di Antonio Calderara, insieme all’esile scultura di Fausto Melotti Senza titolo (1968), all’Achrome (1961) di Piero Manzoni, dove i batuffoli di cotone recano ancora i segni del tempo, la Superficie Argento (1968) di Enrico Castellani e il disegno a china di Eva Sorensen, poco nota artista danese amica di Manzoni, dal tratto sottile e minimale, senza dimenticare la preziosa litografia di Marcel Duchamp Morceaux choisis d’après Rodin (1968).
Infine, in cima al Gianicolo, un’altra mostra da non perdere all’American Academy, dedicata ai libri d’artista. “Artists Making Books: Pages of Refuge”, curata da Ilaria Puri Purini, Sebastian Hierl, Lexi Eberspacher e Johanne Affricot, riflette sulle relazioni tra grafica, arte, editoria e libro, attraverso un centinaio di esemplari provenienti dalla biblioteca dell’Accademia e da due importanti collezioni private italiane. Una panoramica che unisce i libri futuristi a quelli di matrice pop, firmati da maestri come Andy Warhol, fino agli esemplari di artisti viventi del calibro di Kara Walker, William Kentridge e Jenny Holtzer, accompagnati da una buona selezione di italiani come Luca Vitone, Marco Raparelli, Nico Vascellari e Rä di Martino.