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Militanza del silenzio. Intervista a Pablo Candiloro

Pablo Candiloro e Arcangelo Sassolino nello stand Niccoli, ad ArtVerona (credit ArtVerona-Galleria d'arte Niccoli) Pablo Candiloro e Arcangelo Sassolino nello stand Niccoli, ad ArtVerona (credit ArtVerona-Galleria d'arte Niccoli)
Pablo Candiloro e Arcangelo Sassolino nello stand Niccoli, ad ArtVerona (credit ArtVerona-Galleria d'arte Niccoli)
Pablo Candiloro e Arcangelo Sassolino nello stand Niccoli, ad ArtVerona (credit ArtVerona-Galleria d’arte Niccoli)

L’artista argentino nel solco di due mostre che riflettono i nostri tempi, affrontati nello spirito di una terapia collettiva che predica una calma apparente

Lo scorso 25 settembre presso il Museo Civico di Palazzo della Penna a Perugia, è stata inaugurata la quarta edizione della mostra d’arte Isola Prossima – Aere, una mostra collettiva a cura dello storico e critico d’arte Massimo Mattioli, che indaga il tema dell’aria a metà fra l’attualità del dibattito socioculturale e l’importanza che questo elemento ha rivestito lungo tutta la storia dell’arte dal Rinascimento ai giorni nostri. Partendo dal legame che il Museo Civico intrattiene con l’Aeropittura, ospitando le opere di Geraldo Dottori, venticinque artisti transgenerazionali e di rilievo internazionale scandiscono questo racconto misurandosi con l’ampia gamma di significati attribuiti nei secoli all’elemento aereo. L’evento è organizzato da Arpa Umbria in collaborazione con il Comune di Perugia e l’Associazione Art Monsters.

Passeggiando nelle sale perugine di Palazzo della Penna, si passa con armonia dai grandi maestri del Novecento come Piero Manzoni e Gino De Dominicis all’evocazione di capolavori di Leonardo Da Vinci e Correggio, per finire nel pieno della flagranza del dibattito contemporaneo con le opere di Arcangelo Sassolino, Luca Vitone, Leandro Erlich e Pablo Candiloro. Quest’ultimo, a contraltare della ricerca tecnologica e meccanica che oggi indaga l’elemento atmosferico nella sua consistenza, presenta Manzoni Galaxies, una serie di nove olii su tela del 2018 che raccontano il cielo visto dagli occhi del maestro fondatore di Azimuth.

 

Pablo Candiloro
Pablo Candiloro

A distanza di neanche un mese aprono le porte di ArtVerona. Fra i vari stand emerge la curatela che contraddistingue l’approccio della Galleria d’Arte Niccoli nel proporre non solo l’artista ma, forse ancor prima di lui, un tema di rilievo. Pablo Candiloro (Buenos Aires, 1976) occupa questo stand con Sabbatico, tre grandi tele a olio ripensate sulla scia dei suoi lavori Stop searching for me Marcelo, nei quali l’artista agisce adagiato su una comoda poltrona Proust. I lavori dialogano con un’ospite inatteso ma benvenuto, Arcangelo Sassolino, con la sua ruota deformata l.U.B.P. del 2017. Si entra nel tema dell’attuale, inquietante e in brulicante attesa, dell’oggi come fase di soglia verso un futuro più incerto che mai. Si entra nella stasi che precede la tempesta.

MB Aere è una mostra che riflette molte istanze, ognuna promossa da una generazione diversa, a riprova della percezione frastagliata che ognuno ha di un evento, di un elemento. Come si colloca Manzoni Galaxies in questa narrazione?
PC Nel testo del catalogo della mostra, Mattioli cita il titolo di un’opera al neon di Mario Merz: Se lo forma scompare la sua radice è eterna, come fonte d’ispirazione per la sua lettura di Manzoni Sun e Manzoni Galaxies all’interno della collettiva Aere. lo mi trovo molto a mio agio con questa lettura, la condivido. Sono delle opere quasi monocrome dove la forma scompare completamente. In questi lavori sono i colori, con giusto qualche passaggio di tono, a suggerire l’atmosfera in uno spazio lontano e siderale.

 

Pablo Candiloro, Manzoni Galaxies (credit Galleria Giampaolo Abbondio)
Pablo Candiloro, Manzoni Galaxies (credit Galleria Giampaolo Abbondio)

Dalla tua quotidianità stemperata di Room service fino grandi artisti ai quali dai voce nella serie Domani al mare, il tuo lavoro emerge come unica traccia del tuo passaggio nella storia, finendo per annullarti. Da dove deriva questo tuo atteggiamento? Qual è la rilevanza delle tue origini, esser nato sotto un regime militare e cresciuto in piena crisi finanziaria?
Appartengo a una generazione che è entrata nell’età adulta durante il periodo della più grave crisi finanziaria dell’Argentina. E dell’attentato alle torri gemelle a New York. Siamo stati, quindi, una generazione costretta a dover gestire questo svantaggio, questo annullamento. Aggiungerei anche che quel periodo coincide con l’impatto che la potenza dell’apparato tecno-scientifico iniziava ad avere in larga scala sulla vita quotidiana delle persone. Anche la pittura, di conseguenza, è stata costretta a fare i conti con questo impatto, diventando, a mio avviso, sempre più provvisoria, innocua e materica.

L’attenzione di Aere sul contesto socio-ecologico torna anche nel booth Sabbatico per la Galleria d’Arte Niccoli di Parma, nel contesto di ArtVerona 2024. Qui si parla di un ritorno a una tua serie fondante: Stop searching for me Marcelo. A cosa è dovuto?
Mi interessava riprendere in mano una serie realizzata in passato e modificare il suo potere simbolico, a patto di utilizzare gli stessi elementi compositivi. Nella serie Sabbatico ho quindi riposizionato lo sfondo, la figura e la poltrona in funzione di una concezione simbolica diversa, più ebraica e meno cristiana.

 

Pablo Candiloro e Arcangelo Sassolino allo stand Niccoli, ad ArtVerona (credit ArtVerona-Galleria d'arte Niccoli)
Pablo Candiloro e Arcangelo Sassolino allo stand Niccoli, ad ArtVerona (credit ArtVerona-Galleria d’arte Niccoli)

Nello stand Niccoli emerge con forza l’evidenza del tema: l’attesa vibrante allo strazio dell’era contemporanea. Tu rifletti sconfortato, fino a essere schiacciato dalla poltrona. Non è un caso che il tuo lavoro sia accompagnato da un ospite di grande rilievo come Arcangelo Sassolino. Cosa racconta lo stand?
Lo stand della Galleria d’Arte Niccoli è sospeso in una calma tesa, per mille motivi. Una calma sotto pressione, come nella logica di molti lavori di Sassolino. Personalmente dipingo per restituire questa calma all’immagine e probabilmente anche per silenziare il rumore di un mondo che ci crolla addosso e che rende insignificante e indifferente l’idea del successo.

Trovandoti ad affrontare due riflessioni, socio-ecologica e sociopolitica, il tuo atteggiamento appare rimanere compassato, calibrato nella scelta di una pittura di richiamo alla calma, un rituale nel quale “tessi” la tela pittorica ad infinitum. Da cosa deriva questa tua pratica?
Credo che siamo in ogni momento circondati da immagini che urlano. Proprio per questo mi interessa mantenere una pennellata calligrafica, meditativa e costruttiva, per quanto possa riuscirci. Mi attrae la frizione del racconto della violenza affrontata con toni pacati e soavi.

 

Pablo Candiloro, Manzoni Sun (credit Galleria Giampaolo Abbondio)
Pablo Candiloro, Manzoni Sun (credit Galleria Giampaolo Abbondio)

Connettendo i due momenti, a distanza di sei anni fra Manzoni Galaxies e i tuoi lavori del 2017-18 e l’oggi di Sabbatico, come vedi la tua traiettoria artistica, cosa è cambiato e cosa è ancora nei tuoi personali corsi e ricorsi? La tua pittura è in progressione oppure è ciclica?
Paradossalmente mi sento in ciclica progressione. Lungo gli anni ho studiato tecniche e materiali per ottenere una grammatica pittorica che mi permetta, durante il processo di lavoro, di strutturare e destrutturare la narrazione figurativa. Il risultato è un metodo circolare che può soffermarsi in qualsiasi direzione a seconda della necessità espressiva di quel periodo.

Nella traiettoria del tuo lavoro, cosa vedi dopo Sabbatico?
Nelle prossime serie vorrei evitarmi ed evitarvi: azzerare la presenza antropica per confrontarmi con gli studiosi di altre specie animali, come i volatili.

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