In un sistema dell’arte che spesso favorisce figure commercialmente posizionabili, Sergio Padovani rappresenta un’eccezione: è un pittore che segue la sua vocazione interiore; ciò che guida ogni sua pennellata è un imperativo personale, un bisogno di espressione che va oltre ogni compromesso. Con il suo dipingere deciso, profondo, e con quel “crederci” che lo caratterizza, Padovani dimostra due cose: primo, che l’arte è una questione di sopravvivenza emotiva e personale; secondo, che questa stessa arte può essere tanto intensa da scuotere l’animo umano.
Fino al 25 marzo 2025, Padovani espone alla Fondazione THE BANK ETS di Bassano del Grappa, un evento curato da Cesare Biasini Selvaggi e intitolato “Sergio Padovani. Opere dal 2018 al 2024”, che raccoglie sei anni di lavoro, tra cui alcuni dei pezzi principali del progetto Pandemonio e dieci nuove opere realizzate per l’occasione. Ogni opera è un universo simbolico, dove figure spettrali, volti senza tempo e corpi sovrapposti emergono da una materia pittorica fatta di olii, bitume e resine, trasportando lo spettatore in una dimensione quasi rituale. Le sue immagini sono dense di simbolismo e rivelano una visione personale dell’umanità: alienazione, sofferenza, spiritualità, speranza, tutti temi che Padovani esplora attraverso una pittura viscerale, priva di bozzetti preparatori o pianificazioni, come se ogni opera fosse un’improvvisazione mistica.
Ad accogliere l’opera di Padovani è la Fondazione THE BANK ETS – Istituto per gli Studi sulla Pittura Contemporanea, un’istituzione dedicata esclusivamente alla pittura contemporanea. Fondata da Antonio Menon, il quale ha trasformato una filiale della Banca Commerciale Italiana in un polo artistico, la Fondazione custodisce oltre mille opere d’arte, creando un ponte tra il collezionismo privato e la cultura pubblica. È uno dei pochi spazi in Italia dove la pittura ha un posto assoluto, e si pone come punto di riferimento per chiunque voglia avvicinarsi alla pittura contemporanea italiana e internazionale.
La missione della Fondazione va oltre l’esposizione: ospita una biblioteca specializzata, promuove la formazione, sostiene gli artisti e si dedica alla catalogazione e alla tutela delle opere. Un progetto che abbraccia ricerca e divulgazione, volto a rendere l’arte accessibile e a farne un elemento di connessione culturale. Con il suo futuro Museo della Pittura Contemporanea, in fase di progettazione, la Fondazione si propone di offrire un archivio vivo, un luogo di conservazione e un laboratorio di innovazione culturale.
In questo contesto, la mostra “Opere dal 2018 al 2024” diventa qualcosa di più di una semplice esposizione: lo spettatore si immerge nel mondo interiore di Padovani, un percorso attraverso opere che raccontano storie di vita, di dolore e di riscatto. L’artista modenese, nato nel 1972, è un autodidatta che ha trasformato la sua passione per la musica sperimentale in una vocazione per la pittura. Inizia a dipingere come un’alchimia interiore, un fuoco inestinguibile, una pratica che definisce “salvifica”. La sua è una pittura senza compromessi, viscerale, che scava nel profondo e che non cerca mai di rendere l’arte un prodotto, ma un’esperienza.
Le sue opere, spesso cupe e misteriose, non concedono letture facili. I simboli, gli archetipi, le icone cristiane e mitologiche che ricorrono nelle sue tele sono stratificati e complessi, rappresentano un dialogo profondo con la storia della pittura europea, dal Rinascimento fiammingo fino ai grandi maestri della contemporaneità. Eppure, l’arte di Padovani non si limita alla citazione o all’omaggio; la sua è una ricerca personale, che si serve della tradizione per esplorare il presente. Nei suoi quadri troviamo volti deformi, gesti enigmatici e corpi che sembrano risvegliarsi da sogni inquieti. Non si tratta solo di pittura, ma di un’immersione nelle pieghe dell’anima, di una danza macabra in cui tutti recitiamo il ruolo di carnefici e vittime.
Grazie a iniziative come la catalogazione informatizzata e le attività di formazione e ricerca, la Fondazione si pone l’obiettivo di rendere l’arte accessibile a tutti, promuovendo un approccio che va oltre il semplice godimento estetico. È un laboratorio culturale dove l’arte diventa un processo condiviso e dove opere come quelle di Padovani trovano il loro spazio naturale.