
Nel cuore pulsante della regione tedesca della Ruhr, ex epicentro dell’industria pesante europea, si prepara un evento che promette di riscrivere il rapporto tra arte, spazio urbano e comunità. Manifesta 16, la prossima edizione della Biennale Nomade Europea, accenderà i riflettori dal 21 giugno al 4 ottobre 2026, trasformando antichi edifici ecclesiastici in nuovi epicentri culturali.
Dopo il successo travolgente di Manifesta 15 a Barcellona, che ha richiamato oltre 291.000 visitatori, la biennale si sposta in Germania con un obiettivo ambizioso: rinnovare lo spirito civico e immaginare nuovi futuri per spazi oggi dimenticati.
La Ruhr, crocevia di acciaierie e miniere, devastata dalla guerra e poi ricostruita con slancio moderno, diventa oggi terreno fertile per una riflessione radicale: cosa può diventare una chiesa che non è più una chiesa? È da questa provocazione che parte il progetto curatoriale guidato da Josep Bohigas, architetto e urbanista catalano celebre per i “superisolati” di Barcellona, che firma la Visione Urbana alla base di Manifesta 16 Ruhr.
In un contesto dove quasi la metà delle 40.000 chiese tedesche rischia la chiusura entro il prossimo decennio, la biennale si interroga sul futuro di questi luoghi simbolici, esplorando nuove funzioni culturali e sociali. L’obiettivo? Riaprire le porte delle chiese come spazi aperti al dialogo, alla creatività e all’inclusione.
Accanto alle installazioni e agli interventi artistici, il percorso verso Manifesta 16 sarà scandito da una serie di consultazioni pubbliche, che da maggio 2025 coinvolgeranno i cittadini della Ruhr nella co-creazione del programma. Le loro voci contribuiranno direttamente a costruire un evento su misura per il territorio e le sue sfide.
E non finisce qui: nell’estate 2025 sarà lanciata un’Open Call per realtà sociali e culturali locali, con la possibilità di proporre progetti che trasformino concretamente i quartieri in cui vivono e operano.
“Questa non è una chiesa. Ma cosa può diventare?” – si chiede Hedwig Fijen, direttrice della biennale. Una domanda che non riguarda solo la Germania, ma tutto il continente. Perché dietro ogni spazio che cambia c’è un’occasione per ridefinire il nostro vivere insieme.













