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La Scalinata di Trinità dei Monti ha 300 anni. La mostra

Elisabetta Benassi, 327 Steps, 2025, una scalinata rivisitata Elisabetta Benassi, 327 Steps, 2025, una scalinata rivisitata
Elisabetta Benassi, 327 Steps, 2025, una scalinata rivisitata
Elisabetta Benassi, 327 Steps, 2025, una scalinata rivisitata
Scontri e incontri, tra storia e immaginario artistico. La mostra The Spanish Steps, Revisited celebra i 3 secoli della celebre scalinata

In occasione dei 300 anni dalla realizzazione della Scalinata di Trinità dei Monti, la Keats-Shelly House ha inaugurato una mostra dedicata, The Spanish Steps, Revisited, che rimarrà aperta al pubblico fino al 1° novembre 2025. La mostra, curata da Luca Caddia e Fulvio Chimento, invita i visitatori ad esplorare la storia della scalinata “spagnola” – inaugurata tra il 1725-1726 – attraverso una serie di progetti storici in dialogo con le proposte contemporanee di artisti scelti per questa occasione. Tra i progetti storici, sono presenti in mostra i disegni di Giacomo Della Porta, Dominique Barrière, Alessandro Specchi e il progetto di Plautilla Bricci, l’unico architetto donna in Europa nel ‘600.

L’esposizione si sviluppa nelle eleganti stanze dell’edificio, in cui sono conservati manoscritti, ritratti e reliquie dei grandi scrittori che vi dimorarono. Tra cui, Percy B. Shelly, Lord Byron e John Keats, il quale trascorse nella casa gli ultimi giorni della sua vita (1821). La posizione privilegiata della casa offre una vista inedita sulla scalinata; affacciandosi dalla terrazza è possibile osservare l’“anfiteatrino” della scalinata, ovvero il punto di sosta nel percorso di salita o discesa simile a un’ellisse ibrida.

Da questo spazio “neutro”, è possibile ammirare la spinta architettonica che contraddistingue la scalinata in direzione della SS. Trinità dei Monti, e la scalinata che scende in direzione della barcaccia: visivamente, due forze “quasi uguali e contrarie”, che simbolicamente rimandano alla querelle tra la Francia e il Papato, in merito all’appartenenza della scalinata.

La storia della scalinata

Verso la metà del‘600 la Chiesa francese della SS. Trinità dei Monti, situata sulla sommità dei Pincio, era collegata con la sottostante Piazza di Spagna, attraverso una scalinata molto ripida. Tuttavia, già dal 1559 si era pensato ad una soluzione urbanistica più accessibile. Nel 1660 Etienne Guffier lasciò in eredità ai Frati Minimi una cospicua somma con il vincolo di utilizzarla per la realizzazione della scalinata; allora, il cardinale Mazzarino decise di raccogliere i progetti per la sua costruzione, tra cui quello della bottega di Gian Lorenzo Bernini, che prevedeva una scalinata formata da una serie di rampe di raccordo curvilinee intervallate da pause, al posto di un’unica scalinata monumentale.

 

Dominique Barrière, Apparato per la festa della nascita del Delfino di Francia, 1662
Dominique Barrière, Apparato per la festa della nascita del Delfino di Francia, 1662

Da quel momento iniziarono le controversie sul possesso dell’area interessata tra il Papato e la corona di Francia, che impedì l’avvio dei lavori. Nel 1717, Clemente XI bandì un concorso per un nuovo progetto, a cui presero parte gli architetti Alessandro Specchi, Francesco De Sanctis e Alessandro Gaulli. Tuttavia, le controversie continuarono, fino a quando, nel 1723, sotto il pontificato di Innocenzo XIII, iniziarono i lavori della scalinata. La scalinata venne inaugurata nell’anno giubilare 1725 da papa Benedetto XIII.

Re-immaginare la scalinata

Come ha messo in luce Fulvio Chimento, “ad artisti e architetti è stato chiesto di pensare dei progetti in grado di reimmaginare la sinuosa scalinata disegnata da Francesco De Sanctis. Nella piena libertà di ipotizzare un approccio concreto oppure squisitamente utopico”.

Gli artisti che hanno contribuito a questo progetto sono, Stefano Arienti (Nastro sulla scala), Elena Bellantoni (Le Balene non fanno la Guerra), Elisabetta Benassi (327, Steps), Michele Di Stefano (Cateratta), Jeffrey Dennis, (Endymion and/e Lamia), Margherita Morgantin (Punto Neutro), Cesare Pitroiusti (Senza Titiolo), Alfredo Pirri (PAX), il collettivo Spazio in Situ (INSITU4EVER), Patrick Tuttofuoco (TIME TRAVELLER), T-young Chung (Lui & Me), Italo Zuffi (Nuova Era) e gli architetti Roberto Einaudi (The Spanish Steps, Revisited), Manuel Aires Mateus, (Infrastruttura Opera d’arte), Gaia Maria Lombardo e Giorgio Pasqualini di Open House Roma, (Trasformative Space City).

Tra questi nomi, gli artisti Stefano Arienti, Elisabetta Benassi, T-yong Chung e Margherita Morganti sono stati invitati anche a soggiornare nell’appartamento della Keats-Sheely House. Per sviluppare un progetto di carattere installativo, ispirato ai temi della mostra e per poter interagire con gli spazi della casa-museo. Questa esperienza ha dato vita ad istallazioni, opere video e disegni esposti in mostra. Nelle quali, “la Keats-Shelly House ha rappresentato il luogo di osservazione privilegiata per sbirciare da angolazioni particolareggiate la scalinata e i processi relazionali che sottendono alle abitudini di chi la attraversa”.

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